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Moda e salute. Tattoo e piercing addio: adesso crescono i pentiti

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Non è sempre possibile toglierli, ma esistono delle tecniche di chirurgia che in molti casi lo consentono. Anche se ci vuole tempo e soprattutto denaro

Moda e salute. Tattoo e piercing addio: adesso crescono i pentiti

Non è sempre possibile toglierli, ma esistono delle tecniche di chirurgia che in molti casi lo consentono. Anche se ci vuole tempo e soprattutto denaro

 

 

Dall’esplosione della moda che imperversa da anni per tattoo e piercing al fenomeno
contrario di una sorta di pentitismo di coloro che non riescono più a sopportarli
per ragioni strettamente personali o di salute o che per esigenze professionali pensano
di fare un passo indietro. Sono infatti sempre più coloro che fanno dietrofront
– come sostengono gli specialisti dermatologi del settore – in controtendenza all’euforia
dei tatuaggi e dei piercing che tuttora coinvolge giovani anche se l’età non è
mai apparsa come un limite. Il rovescio della medaglia è invece quasi impercettibile,
pur diventando una realtà sempre più consistente. È costituito da coloro che ricorrono
alla chirurgia per ottenere quello che fino a dieci anni fa era ancora ritenuto una
sorta di miracolo, ossia la cancellazione totale del tatuaggio, senza che ne rimanga
traccia alcuna e senza effetti collaterali sulla salute. Non sempre è possibile,
ma esistono tecniche chirurgiche che lo consentono, anche se bisogna mettere mano
al portafoglio e perdere un pò del proprio tempo. I soggetti che si rivolgono al
medico, come sostengono molti specialisti, lo fanno il più delle volte perchè il
tatuaggio rappresenta per molti di essi il segno lasciato da un determinato periodo
adolescenziale o da una certa relazione sentimentale che ora la persona in questione
(generalmente tra i 20 e i 35 anni) vuole cancellare. Ciò perché non si identifica
più con il segno che ci si è fatto incidere nella propria pelle, seguendo una moda
o compiendo un viaggio in una località dove l’occasione di farsi tatuare è a
portata di mano, se non addirittura offerta con insistenza. Al di là di questa
ragione di fondo, in taluni casi la richiesta è suscitata da altri motivi come il
disegno troppo banale o il suo posizionamento non ideale. Ma possono esistere anche
ragioni socioeconomiche che inducono alla cancellazione del tatuaggio. Per esempio,
ci sono posti di lavoro in cui si esige più o meno formalmente che non si portino
tatuaggi visibili: sul dorso delle mani o sui polsi per chi lavora in un negozio
di un certo livello come le gioiellerie; oppure sulle braccia o sugli avambracci
per chi fa il poliziotto. Non mancano, infine, le richieste di togliere il tatuaggio
per ragioni strettamente mediche, in particolare per le allergie che può aver sviluppato.
Qui la situazione si complica perché non è così automatico, così facile eliminare
un tatuaggio che è causa di reazioni fisiche. Siamo anni che mettiamo in guardia
i giovani dai rischi di queste mode, rileva Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello
dei Diritti”, e la nuova tendenza alla rimozione di questi segni sul proprio
corpo ci conferma che pensarci più di una volta prima di farsi incidere è una buona
prassi per evitare di subire conseguenze dannose per il proprio benessere psicofisico
o più semplicemente di pentirsi.