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TAURIANOVA (RC), DOMENICA 05 MAGGIO 2024

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Migranti, cittadinanza e accessibilità alla nostra società

Migranti, cittadinanza e accessibilità alla nostra società

Tullio De Mauro ed il giovane Josef Yemane Tewelde a colloquio su semplicità dei codici e dei linguaggi, ma anche paradossi legislativi e difficoltà di interazione

Migranti, cittadinanza e accessibilità alla nostra società

Tullio De Mauro ed il giovane Josef Yemane Tewelde a colloquio su semplicità dei codici e dei linguaggi, ma anche paradossi legislativi e difficoltà di interazione



Come si pone la società italiana nell’incontro con l’Altro? Siamo davvero così accoglienti come pensiamo, o molto di più si deve e può fare? A queste domande ci risponderanno l’emerito professore e linguista Tullio De Mauro e il giovane Jojo, trentenne romano di origine eritrea.

Fondazione IntegrA/Azione mette a colloquio i due per esplorare l’accessibilità e la comprensibilità degli universi simbolici di identificazione. E cioè la lingua, i costumi, l’ambiente, la gestualità quotidiana, la ritualità che costituiscono le basi dell’identità culturale di ognuno.

Tullio De Mauro e Josef Yemane Tewelde, questo il vero nome di Jojo, si sono incontrati a Roma sul palco del Teatro stabile d’Essai Due Roma.

Il singolare appuntamento, dal titolo “Abitare i luoghi, abitare i linguaggi” vuole far emergere con forza tutte le contraddizioni che si annidano nel complesso processo di incontro e dialogo tra culture differenti.

L’idea nasce in seguito alla pubblicazione della Guida Cittadinanza, un piccolo manuale (pagg. 156) tradotto nelle lingue straniere più diffuse (inglese, francese, arabo) e arricchito con molte immagini. Il testo, scritto in modo agevole e chiaro, vuole rappresentare, per chi è appena arrivato, un aiuto nella gestione autonoma della quotidianità e nel reperire facilmente le prime informazioni sul territorio, sull’ingresso e il soggiorno in Italia, sui documenti, sui servizi sanitari e sul sistema di protezione e tutele.

“La presenza di cittadini di origine straniera in Italia– dichiara Rossana Calistri, direttore di Fondazione IntegrA/Azione – è in costante crescita, sono 5 milioni, molti di più se si considera quelli non censiti. Numeri importanti se si pensa a quante centinaia di persone si riversano sul nostro territorio in cerca di risposte, uomini e donne costrette a ricollocarsi socialmente in un ambiente estraneo e spesso criptico. Il compito di una società che sia davvero capace di accogliere sarebbe quello di intraprendere un primo passo verso l’altro, portando i cittadini stranieri a conoscenza dei loro diritti. Un primo passo necessario per garantire a tutti eguaglianza e libertà”.

Perché questo accada – secondo Fondazione IntegrA/Azione – è importante pensare la mediazione come processo portato avanti dalle persone che elaborano, di volta in volta, diversi strumenti e strategie per entrare in relazione con gli altri, ognuno dei quali diverso da sé perché portatore di un mondo particolare. Come ha detto Tullio De Mauro: “Il genere umano è fatto per portare più lingue. Una società che riconosca e promuova gli stessi diritti anche per gli stranieri è possibile perché l’uomo è capace. È strano che sia così complicato per questo Paese che ha costruito la sua storia grazie a persone con diversa provenienza. Qualche paese è andato più avanti sulla costruzione di un’identità comune nel rispetto della diversità. Bisogna individuare la giusta via per l’interazione con l’Altro”.

Quello che lo straniero sconta arrivando in Italia va in tutt’altra direzione. Lo sa bene Josef Yemane Tewelde che nonostante sia nato a Roma, ha denunciato come l’impossibilità di diventare italiano – gli è stato detto in Questura – dipenda dal fatto che nei suoi primi 11 mesi di vita non aveva la residenza: “ma io la cittadinanza – incalza Josef – la intendo come partecipazione alla vita sociale del Paese. Io non posso votare ma posso manifestare, posso essere qui, posso condurre una trasmissione su una radio libera (www.radiosonar.it)”.

Josef è stato costretto a vivere un periodo in clandestinità: “per fortuna oggi – continua Josef – non ho grossi problemi per il rinnovo del permesso di soggiorno perché me lo garantisce mia figlia di otto anni. Per fortuna lei è italiana. La condizione è infame, mi etichettano come “seconda generazione”, ma io appartengo a una generazione nata qui e basta. Il permesso di soggiorno propone un meccanismo basatto sulla capacità di portare denaro. I parametri richiesti per ottenerlo sono difficilmente raggiungibili anche da un autoctono. Questo percorso le istituzioni non lo vedono, la cittadinanza non è una priorità per nessuno”.

Secondo De Mauro però i primi semi sono già stati piantati, poiché quando ci si pone la questione della lingua la società si appresta a un cambiamento profondo. “Bisogna sudare le sette camice – conclude il professore – per rendere chiaro quello che non lo è. Ci vuole moltissima fatica per rendere meno oscuro quello che è maledettamente oscuro come la legislazione italiana”.