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TAURIANOVA (RC), MARTEDì 07 MAGGIO 2024

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Maxi sequestro al fratello del boss Grande Aracri. Sigilli a beni per 3 mln tra Emilia e Calabria

Maxi sequestro al fratello del boss Grande Aracri. Sigilli a beni per 3 mln tra Emilia e Calabria

Sarebbero tutti riconducibili a Francesco Grande Aracri, fratello del boss di Cutro Nicolino, i beni per un valore di 3 milioni di euro sequestrati dai carabinieri in Emilia Romagna. Tra i beni figurano diversi conti correnti, attività commerciali e imprese

Maxi sequestro al fratello del boss Grande Aracri. Sigilli a beni per 3 mln tra Emilia e Calabria

Sarebbero tutti riconducibili a Francesco Grande Aracri, fratello del boss di Cutro Nicolino, i beni per un valore di 3 milioni di euro sequestrati dai carabinieri in Emilia Romagna. Tra i beni figurano diversi conti correnti, attività commerciali e imprese

 

REGGIO EMILIA – Un maxi sequestro contro la cosca Grande Aracri messo a segno sull’asse Reggio Emilia-Catanzaro dai Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Emilia, con il supporto di un’unita Eliportata del 13° Nucleo Elicotteri di Forlì. Il provvedimento di sequestro preventivo riguarda beni per un valore di 3 milioni di euro emesso nei confronti di Francesco Grande Aracri 59enne residente a Brescello (RE) considerato elemento apicale del clan Grande Aracri di Cutro capeggiato da Nicolino Grande Aracri fratello ddi Francesco.
Si tratta del primo provvedimento, emesso in Emilia Romagna, nonché tra i primi nel Nord Italia nei confronti di una cosca calabrese, di sequestro patrimoniale preventivo, anticipato ai sensi del nuovo Codice delle leggi antimafia e delle misure di prevenzione, eseguito prima della fissazione dell’udienza di contraddittorio, sussistendo il concreto pericolo che i beni possano essere dispersi, sottratti o alienati. Il provvedimento – a firma del Presidente del Tribunale di Reggio Emilia è stato richiesto dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bologna che ha condiviso la richiesta dei Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Emilia avanzata a seguito delle risultanze emerse nel corso della complessa indagine patrimoniale eseguita nei confronti di Grande Aracri che tra l’altro risulta condannato in via definitiva per associazione di stampo mafioso a Reggio Emilia dal 2001 al 2003. Secondo gli inquirenti è da rimarcare come «il lasso temporale corrente tra l’intervento odierno e l’indagine convenzionalmente chiamata “Edilpiovra” avvalora ulteriormente la pervasività della ‘ndrangheta nel contesto reggiano».
In quell’occasione l’articolazione della ‘ndrangheta operante in Emilia venne duramente colpita riscontrando estorsioni nei confronti di gestori di commercianti, nonché una seriale attività di fatturazione per operazioni (totalmente o parzialmente) inesistenti nei confronti di imprenditori, prevalentemente edili, così da occultare, mediante una diversa apparenza documentale, il pagamento delle estorsioni che il sodalizio chiedeva agli imprenditori.
La forza di intimidazione del vincolo associativo, già contenuta nella richiesta di aderire al pagamento del denaro, nonché alla falsa fatturazione era inoltre rafforzata dalla prospettazione di ritorsioni e dal ricorso a danneggiamenti. Per gli inquirenti Francesco Grande Aracri sovraintendeva e dirigeva le attività. Il sequestro operato ogginei Comuni di Brescello e Reggio Emilia, e Botricello nel Catanzarese concerne 16 conti correnti e depositi bancari; 2 società del settore edile; 6 unità abitative; 9 unità commerciali; 2 veicoli e un terreno rurale.

A chiedere il provvedimento d’urgenza nei confronti di Francesco Grande Aracri è stato il sostituto procuratore della Dda di Bologna Marco Mescolini, che così ha applicato per la prima volta in regione questo tipo di misura di prevenzione prevista dal codice antimafia. Si tratta di una misura che ha come fondamento non l’esistenza di una indagine in atto (il soggetto colpito ha finito da tempo di scontare la pena cui era stato condannato), ma di un quadro indiziario composto – per gli inquirenti – dalla pericolosità del soggetto e dal modo in cui è stato accumulato il patrimonio, per l’accusa illecito poiché non commisurato al reddito. La misura è stata disposta dal presidente del tribunale, ma poi la proposta della Dda dovrà essere vagliata in contradditorio tra le parti dal tribunale, in composizione collegiale. L’udienza è già stata fissata per il 20 novembre. La misura di oggi, filtra da ambienti investigativi, si inserisce in un quadro generale di attenzione mai cessato dalla Dda bolognese nei confronti del fenomeno della infiltrazione ‘ndranghetista in territori come quello reggiano.