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TAURIANOVA (RC), LUNEDì 29 APRILE 2024

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Magarò: “Idea della ‘white list’, inserita nel decreto anticorruzione”

Magarò: “Idea della ‘white list’, inserita nel decreto anticorruzione”

Continua il presidente della commissione antimafia calabrese: “In Calabria è stata introdotta con una legge approvata all’unanimità dal Consiglio regionale dopo che la Commissione da me presieduta, su proposta del presidente Scopelliti, l’ha esaminata favorevolmente”

Magarò: “Idea della ‘white list’, inserita nel decreto anticorruzione”

Continua il presidente della commissione antimafia calabrese: “In Calabria è stata introdotta con una legge approvata all’unanimità dal Consiglio regionale dopo che la Commissione da me presieduta, su proposta del presidente Scopelliti, l’ha esaminata favorevolmente”

 

 

“Noto con soddisfazione che nel decreto anticorruzione in corso di approvazione in Parlamento, è stata inserita l’idea della ‘white list’ che in Calabria è stata introdotta con una legge approvata all’unanimità dal Consiglio regionale dopo che la Commissione da me presieduta, su proposta del presidente Scopelliti, l’ha esaminata favorevolmente”.

Lo afferma il presidente della Commissione regionale contro la ‘ndrangheta Salvatore Magarò, che aggiunge: “Segnalo, inoltre, con altrettanta soddisfazione, l’inserimento, nello stesso decreto, di un codice etico di comportamento dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni, identico nella ratio a quello da noi voluto, secondo cui coloro che sono stati condannati, anche con sentenza non passata in giudicato, per reati contro la pubblica amministrazione non possono fare parte di commissioni giudicatrici, non possono essere assegnati agli uffici che gestiscono risorse finanziarie e non possono fare parte delle commissioni per la scelta del contraente negli appalti pubblici”.

Ad avviso di Magarò, si tratta di “strumenti formidabili per affermare la legalità. Personalmente, mi compiaccio per la scelta del Governo, anche perché sono idee su cui in Calabria la Commissione insiste da tempo. Fin da quando ci recammo a Milano, ricevuti dal Consiglio regionale Lombardo, con cui s’era avviata un’azione volta a creare sinergie per tutelare la pubblica amministrazione da inquinamenti d’ogni tipo, anzitutto attraverso il varo di una legislazione ad hoc. Circa la prima norma – argomenta Magarò – l’idea è semplice, ma cruciale: si tratta della creazione di un codice etico per tutte le imprese che offrono servizi o fornitura di beni e di cose nei confronti della Regione. All’interno di questo codice, occorre prevedere la possibilità di identificare un comportamento eticamente corretto da parte degli amministratori e degli organi dirigenti delle imprese che svolgono servizi per la Regione. Ricordo che abbiamo insistito sulla creazione di ‘white list’ all’interno delle Prefetture, così da avere delle imprese in qualche modo ‘verificate’ nella loro limpidezza, per poter i svolgere attività con la Pubblica amministrazione. Il tema è stato, ancora, riproposto in Commissione durante l’audizione del presidente dell’Ance Francesco Cava, quando l’idea è stata rilanciata, trovando il consenso del rappresentante delle imprese edili, a garanzia della legalità e della trasparenza e contro le infiltrazioni mafiose in un comparto fortemente a rischio”.

Circa la seconda fattispecie, “voglio ricordare – spiega il presidente Magarò – che a maggio del 2009 riuscii a fare approvare una norma analoga, inserendola come emendamento nella legge finanziaria regionale. Di questo tenore: coloro che, nominati o incaricati dalla Regione Calabria per l’esercizio di funzioni dirigenziali presso aziende, enti, istituzioni o altri organismi attraverso i quali si esplicano, a livello regionale o sub regionale, le funzioni di competenza, abbiano determinato o contribuito a determinare stati di accertato disavanzo finanziario o gestionale, per legge non potranno più ricoprire incarichi, a qualsiasi titolo, per conto della Regione stessa. Una norma che, vietando l’assegnazione di incarichi, da parte della Regione Calabria, a quei consulenti esterni che, per incompetenza o cattiva condotta, abbiano causato guasti, inefficienze, perdite economiche alla pubblica amministrazione, intende favorire i dirigenti più capaci e meritevoli, mettendo alla porta coloro che si ritrovano ad occupare postazioni di potere non per capacità ma solo perché espressione di un partito”.

Ancora Magarò: “Né la Commissione ha mai sottaciuto la gravità dell’inquinamento delle candidature. Tant’è che nel sottoscrivere il Codice etico di autoregolamentazione, proposto dalla Commissione e votato dal Consiglio regionale, abbiamo investito direttamente partiti, politica e politici con l’obiettivo di rendere più rigorosa la scelta dei soggetti da inserire nelle liste elettorali, nel quadro di un processo volto alla formazione e alla selezione di classi dirigenti a livello regionale e locale e scongiurare il pericolo sociale di veicolare all’interno della competizione elettorale prima, e dell’area di amministrazione pubblica poi, interessi connessi alla ‘ndrangheta. In tal senso, magistratura e forze di polizia rimangono sempre centrali nella lotta alla criminalità mafiosa, ma noi, per parte nostra, vogliamo contribuire ad impedire alle mele marce di inquinare la buona politica. La ndrangheta ha appiccicato addosso alla Calabria la nomea di terra di appestati, senza diritti e doveri. Ma noi abbiamo codificato comportamenti atti a scongiurare che una classe dirigente possa favorire interessi connessi alla ‘ndrangheta ed in questa direzione sono stati chiamati, tutti gli attori della politica e della società civile, a rispettare regole certe nella selezione dei gruppi dirigenti, contro il clientelismo, per affermare verità, giustizia e moralità, che sono il vero fondamento della democrazia. Qualcuno potrà sempre dire: troppo poco, rispetto alla gravità del contesto calabrese, sia pure: ma nessuno può minimamente mettere in discussione la passione che sui temi della legalità ha animato ed anima sia il sottoscritto che tutti i membri della Commissione. C’è tanto da fare, è vero, ma occorre anche evitare di vedere tutto buio; e sarebbe tempo d’interrogarsi su cosa, ciascuno di noi, deve e può fare per evitare che la Calabria diventi il capro espiatorio di un Paese in grande affanno”.

redazione@approdonews.it