Image Image Image Image Image Image Image Image Image Image

TAURIANOVA (RC), VENERDì 03 MAGGIO 2024

Torna su

Torna su

 
 

L’Orlando silenzioso Emanuele Pecheux interviene in merito alla vicenda Incalza-Lupi

L’Orlando silenzioso Emanuele Pecheux interviene in merito alla vicenda Incalza-Lupi
Testo-
Testo+
Commenta
Stampa

La vicenda Incalza – Lupi (ed altri), che da qualche giorno, mercé il solito profluvio mediatico di intercettazioni telefoniche (il nuovo sistema per sputtanare i personaggi pubblici, pubblicando conversazioni di nessuna rilevanza penale, poiché l’avviso di garanzia fa ormai meno effetto presso l’opinione pubblica), appassiona stampa, blogger, retroscenisti, professionisti del tweet, allo stato dell’arte suggerisce qualche breve riflessione:

1) Ad oggi il Ministro alle infrastrutture, finito nell’occhio del ciclone non è neppure indagato per il semplice fatto che non si è ancora capito perché e per cosa dovrebbe esserlo.

Sel è tra le forze politiche che intende porre la questione di sfiducia individuale. Il leader di quel partito, Nichi Vendola, indagato l’anno scorso per concussione dalla procura di Taranto, non pensò minimamente di dimettersi dalla carica di governatore della Puglia.

Il solito doppiopesismo e la solita doppia morale di matrice terzinternaziolista di cui i nipotini di Togliatti sono i migliori interpreti.

2) Ercole Incalza, indagato per una serie di reati di una certa gravità, nonostante abbia più di 70 anni da qualche giorno è in carcere a Regina Coeli a Roma e solo ieri ha risposto alle domande del Gip nel corso dell’interrogatorio di garanzia. Era necessario, vista l’età, restringerlo in carcere? C’è da dubitarne. Certo il riemergere sui media del faccione e della zoppicante sintassi di Tonino Di Pietro, l’inventore del rito ambrosiano (rinchiudere la gente in carcere fino a che non confessa il reato) fa correre i brividi lungo la schiena.

3) Da pochi giorni è stata esitata dal parlamento la nuova legge sulla responsabilità civile dei magistrati e già non si contano gli obliqui (e minacciosi) messaggi dei vertici della corporazione (pardon del sindacato) dei magistrati indirizzati alla politica. Ecco di seguito due esempi che risalgono a ieri.

a) “Le riforme sbagliate in tema di corruzione unite alla delegittimazione della magistratura costituiscono un cocktail che produce frutti avvelenati, di cui oggi vediamo gli effetti”.

Rodolfo Sabelli, presidente dell’Anm.

b) “Anche con il governo Renzi non è finita la delegittimazione dei magistrati cominciata da più di 20 anni. Le riforme che hanno riguardato i magistrati, sulla responsabilità civile e sulle ferie, sono state accompagnate da slogan delegittimanti”.

Maurizio Carbone segretario dell’Anm.

Parole di piombo sul cui senso la cloroformizzata e pigra opinione pubblica italiana, alla luce delle cronache di queste ore, dovrebbe finalmente interrogarsi.

4) Fa davvero specie non tanto il riserbo e la prudenza del Premier, che pure a Sabelli ha risposto a muso duro, quanto l’assordante silenzio del Ministro della giustizia Andrea Orlando che non risulta che a codeste affermazioni abbia ancora risposto.

Se riterrà di farlo, è auspicabile che usi adeguate parole e cominci a valutare se con siffatti interlocutori, la cui arroganza non sembra conoscere limiti, non sia  giunto il momento di cambiare metodo e registro.

Emanuele Pecheux