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TAURIANOVA (RC), LUNEDì 06 MAGGIO 2024

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L’obesità è una delle piaghe del nuovo millennio

L’obesità è una delle piaghe del nuovo millennio

Nel mondo ci sono due miliardi di persone obese o in sovrappeso

L’obesità è una delle piaghe del nuovo millennio

Nel mondo ci sono due miliardi di persone obese o in sovrappeso

 

L’obesità è una delle piaghe del nuovo millennio con incidenze pesantissime sul
welfare di ogni stato per gli effetti sulla salute dei cittadini poiché già il
semplice sovrappeso aumenta i fattori di rischio riguardanti le malattie cardiovascolari,
il diabete e il cancro ed è all’origine di circa 3 milioni di morti premature
ogni anno. Insomma un mondo con troppi chili di cui un terzo della popolazione ha
problemi con la bilancia. La conferma viene da uno studio statunitense pubblicato
sulla rivista scientifica Lancet. Dal 1980 al 2013, periodo preso in esame, le persone
in sovrappeso o obese sono passate da 57 milioni a 2,1 miliardi, dal 29 al 37% per
gli uomini e dal 30 al 38% per le donne.A livello regionale viene sottolineato che
il problema è particolarmente serio in Medio Oriente e in Nord Africa. Stati Uniti,
Gran Bretagna e Australia rappresentano i paesi ricchi dove il fenomeno è cresciuto
di più sia per i maschi sia per le femmine.Per quanto riguarda le nuove generazioni,
anche in questo caso sono stati registrati dati preoccupanti: lo scorso anno, oltre
il 22% delle ragazze e quasi il 24% dei ragazzi nei paesi sviluppati avevano chili
di troppo.Il primato mondiale di obesità spetta alle popolazioni delle isole di
Pacifico e Oceania (Nauru, isole Cook e Samoa, Tonga, Polinesia francese), dove il
BMI medio raggiunge i 34-35kg/m2. Tra gli stati industrializzati, la crescita più
impressionante di sovrappeso e obesità è stata riscontrata in USA. Nella corsa
all’obesità dei Paesi ricchi, seguono Nuova Zelanda e Australia (donne), Regno
Unito e ancora Australia (uomini). All’ultimo posto il Giappone, con un BMI medio
pari a 22 per le donne e 24 per gli uomini.In Europa ed in particolare Belgio, la
Finlandia, la Francia, l’Italia (IMC 28 per le donne adulte) e la Svizzera non
risulta esservi stato un incremento significativo dell’Indice, ma ciò non deve
fare abbassare la guardia agli organismi deputati al controllo della salute pubblica.Alla
luce di tale importante studio che Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento
Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore
dello “Sportello dei Diritti [1]” teneva a diffondere, affinché anche in Italia
si approntino delle strategie pubbliche di prevenzione e cura per combattere il fenomeno,
non possiamo non concordare nelle proposte autorevoli che vengono dalla Scienza dell’alimentazione
secondo cui bisognerebbe realizzare in ogni regione centri di coordinamento di reti
assistenziali che attraverso approcci multidisciplinari integrati di tipo riabilitativo,
siano adeguate alla diagnosi e cura dell’obesità e dei disturbi dell’alimentazione
ed articolate in unità ambulatoriali, semiresidenziali e di ricovero di riabilitazione
intensiva.In alcune regioni sta avendo successo il modello definito “/hub and spoke/”
che prevede la concentrazione dell’assistenza di maggiore complessità in centri
di eccellenza (/hub/) e l’invio dei pazienti ai centri periferici (/spoke/) in relazione
alla prosecuzione del percorso terapeutico e riabilitativo.