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TAURIANOVA (RC), VENERDì 03 MAGGIO 2024

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L’Italia non merita questa classe dirigente

L’Italia non merita questa classe dirigente

Manovra finanziaria, più pro o contro?

di BRUNO MORGANTE

L’Italia non merita questa classe dirigente

Manovra finanziaria, più pro o contro?

 

Come era da aspettarsi l’Italia è stata declassata dalle agenzie internazionali di valutazione sulla capacità di un paese a fare fronte ai propri debiti.

Non è una bella cosa.

Senza fasciarci la testa possiamo ancora uscire dal tunnel che da anni abbiamo imboccato per colpa di una classe dirigente che rincorre il consenso e vive di sondaggi e che ha ritenuto che il modo più semplice per garantirsi consenso è aumentare la spesa pubblica da finanziare aumentando il debito.

Con un’interpretazione primitiva del maggioritario, la nostra classe dirigente ha ritenuto che la vittoria alle elezioni li legittima a comandare, non a governare nel rispetto delle leggi e delle norme e nel nome e nell’interesse di tutti i cittadini, così come hanno ritenuto che li legittima a perseguire i propri interessi e quelli dei loro amici, utilizzando la spesa pubblica, ponendoli anche al di sopra delle leggi.

La crisi finanziaria internazionale, non dovuta a fattori inerenti la produzione di beni e servizi, ma che ha ripercussioni pesantissimi sulla produzione, sul mondo del lavoro, ha rotto il giocattolo e questa classe dirigente politica si trova nel panico.

Sta cambiando il mondo, cade la vecchia contrapposizione tra capitale e lavoro e ne prende il posto una nuova tra finanza e produzione, con la prima che sta mettendo in ginocchio la seconda, contrapposizione che rimette in discussione schemi e convinzioni e i nostri governanti danno la colpa ai media, alle opposizioni.

Paurosi di perdere consenso, affrontano la crisi senza il coraggio di affrontare nessuno dei nodi che frenano lo sviluppo del paese, liberando così energie e puntando sulla crescita e sullo sviluppo, ma aumentano le entrate con aggravio del peso fiscale soprattutto sulle famiglie e sulle imprese, con conseguente contrazione dei consumi, aumento di crisi aziendali e della disoccupazione e recessione economica, di fatto succubi e preda della finanza internazionale.

Abbiamo il terzo peso fiscale nel mondo, prima di noi ci sono soltanto Svezia e Danimarca, ma siamo molto indietro, spesso dietro paesi africani, per qualità dei servizi, per qualità ambientale, per sicurezza sociale, per funzionamento della giustizia e per godimento di diritti civili.

Eppure l’Italia è un grande paese e troverà le energie necessarie per uscire fuori dal tunnel e realizzare i cambiamenti necessari per riprendere il ruolo che gli spetta in Europa e nel mondo, per la sua capacità manifatturiera, per la sua storia e per l’innato gusto del bello, per la sua capacità di offrire la mondo la fruizione del suo immenso patrimonio culturale, del suo clima, del suo paesaggio, della sua arte enogastronomica.

C’è un mondo in fermento dalle rive del Nord Africa al Medio Oriente e l’Italia, specialmente l’Italia meridionale, deve essere il ponte naturale per un rapporto con i paesi europei, che possa significare crescita socio economica per entrambi i popoli, valorizzazione delle risorse umane e materiali di questi territori, fratellanza e pace nella libertà.

Di fronte a questo possibile futuro la nostra classe dirigente è divisa, paurosa di perdere il potere se solo scontenta qualche corporazione, che potrebbe passare con l’opposizione.

A breve ci diranno che c’è bisogno di un’altra manovra e ci stanno abituando al fatto che si interverrà sulle pensioni e sul patrimonio.

Probabilmente è giusto intervenire anche in questi due settori, tassando i patrimoni immobiliari che sono tassati in tutti i paesi occidentali, compresa l’America, e che ha il grande vantaggio di tassare anche gli evasori proprietari di grandi patrimoni immobiliari, così come è giusto eliminare le pensioni di anzianità, allineandoci a tutti i paesi europei dove esiste solo la pensione di vecchiaia.

Solo che, in assenza di interventi dal lato della spesa, si continuerà ad intervenire sul lato delle entrate, mentre la spesa è lasciata libera di crescere, per cui aumenterà sempre il fabbisogno.

E’ come se in una famiglia che incomincia a non riuscire a pagare i debiti accumulati, invece di verificare quali spese meno essenziali tagliare per diminuire i costi e per utilizzare i risparmi per ammortizzare i debiti e per investire in mezzi essenziali per lavorare meglio e per guadagnare di più, garantendo il benessere e il futuro della famiglia, si continua a spendere più di quanto si guadagna e si pensa di risolvere il problema facendo altri debiti per pagare i vecchi.

Prima o poi, non avendo fiducia che questa famiglia possa rimborsare il debito, nessuno gli farà credito e andrà in fallimento.

Speriamo che vinca il senso di responsabilità verso il paese e si approntino le misure necessarie per diminuire la spesa, approntando le necessarie riforme per modernizzare e rendere efficiente l’organizzazione dello stato, per investire nella cultura e nella ricerca, per affrontare con grinta e con convinzione l’evasione fiscale, che in Italia raggiunge vette intollerabili, sia dal punto di vista della parità fra cittadini, tra chi paga e chi non paga, anche perché poi usufruiscono tutti degli stessi servizi, sia dal punto di vista della moralità civile, essendo gli evasori dei ladri di diritti di tutti gli altri cittadini.

redazione@approdonews.it