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TAURIANOVA (RC), SABATO 04 MAGGIO 2024

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Lettera aperta (e mai spedita) ai Vescovi italiani

I perchè di Demofilo

Lettera aperta (e mai spedita) ai Vescovi italiani

I perchè di Demofilo

 

 

Cento anni fa l’Europa era ancora al centro del mondo. Se un conflitto, una crisi,
un attentato turbava l’equilibrio sempre instabile del continente europeo, la pace
dei paesi più lontani veniva scossa e turbata. Poi, una lunga guerra civile europea,
dal 1914 al 1945, distrusse l’Europa. Nazioni come la Germania e l’Italia furono
annichilite; metà dei Paesi dell’Est europeo furono assoggettati ad una potenza intercontinentale:
la Russia; la Francia credette di aver vinto, ma aveva ugualmente perduto tutto;
il Regno Unito, che solo poteva dichiarare di aver vinto, aveva già bruciato il più
grande Impero di tutti i tempi assieme al suo splendore ed al suo orgoglio. L’Europa
nel 1945, era fuori della storia, per la prima volta dopo 2000 anni e sopravvisse
solo come potenziale campo di battaglia per l’Armageddon, lo scontro che avrebbe
posto fine alla civiltà umana. Fu in quegli anni che tre statisti, non a caso cattolici
fondarono l’Europa.
Perché tre cattolici?

Perché nel mezzo della bufera tornò a gridare una voce, che era stata messa a tacere
dalla Rivoluzione Francese e dai nazionalismi brutali, una voce che gridava: “Basta
con l’inutile strage, tutto è perduto con la guerra, tutto si può risolvere con la
pace”. Quattro vescovi di Roma, di quella Roma che aveva convertito, civilizzato,
guidato e corretto l’Europa, tornarono a ricordare che l’Europa era una, era santa,
ed era necessaria alla pace del mondo. L’Europa Unita è stata una invenzione dei
cattolici, o meglio, del cattolicesimo politico. La sua mole è stata per tutta la
seconda parte del secolo XX una cattedrale incompiuta, un cantiere di lavori in corso,
come la Cattedrale della Sagrada Familia a Barcellona.

Questa cattedrale ancora non consacrata, si erge come una rovina nella grande crisi
mondiale di oggi che ha messo in pericolo tutti gli equilibri politici, ormai già
superata nei grandi Stati continentali, ma persistente insidiosa, nel grande corpo
incompiuto dell’Europa, assediato dai virus del populismo, dalla lebbra del ritornante
nazionalismo, dalla febbre ottundente del separatismo. L’Italia, anello più debole,
fra i grandi paesi dell’Europa, in cui più aspro è il pericolo del collasso è il
segnacolo allarmante della crisi europea.

L’europeismo sembra morto in Italia. A sinistra non c’è mai stato vero europeismo
ed il mito (talvolta antisemita) dell’Europa dei banchieri, trova proseliti. A destra
si è levato un vento antieuropeo, che ricorda il vittimismo fascista, del tempo delle
Sanzioni. Dovunque avanza la faciloneria di un populismo che urla contro le catene
che Bruxelles impone all’Italia. L’unico gruppo culturale e sociale che crede nell’Europa,
per vocazione, per fede e per forte insegnamento degli ultimi tre Papi, è il mondo
cattolico. L’unico che possa indicare la vera strada della salvezza.

Ci sono, in Aprile, le elezioni europee per un Parlamento che o deciderà la Federazione
Europea o si suiciderà. Come voteranno i cattolici? Se le cose restassero come sono
ora, i cattolici voterebbero così: una parte voterebbe Berlusconi, per impedire la
vittoria dei “comunisti”, altrettanti voterebbero Grillo, perché infuriati dal basso
livello della classe dirigente, una piccola parte voterebbe il centro per nostalgia
e la maggioranza si asterrebbe.

Sarebbe una tragedia! L’Europa scomparirebbe dall’orizzonte degli italiani che furono
i primi protagonisti della unità europea. Eppure le elezioni europee potrebbero essere
un libero emozionante, profetico pronunciamento dei cattolici.

Le elezioni europee, infatti dovrebbero essere del tutto avulse dai tristi e difficili
problemi nazionali. Da esse non dipende la vita del Governo, né la sorte di queste
o di future alleanze di governo, perché o parlamentari europei eletti non incidono
sugli equilibri politici in Italia.

Per questo non si può permettere, per semplice serietà, che le elezioni europee vengano
degradate a referendum per condannare o assolvere Berlusconi. Non devono essere usate
come un sondaggio sui malesseri nazionali. Tutti questi errori pericolosissimi si
possono impedire se tutti i cattolici andassero a votare per confermare la loro decisa
volontà di contribuire a fare l’Europa federale.

Come fare questa testimonianza senza un partito, senza un’organizzazione, senza una
rete politica?

Tanto meglio: partito, movimento, federazione di associazioni non concluderebbero
nulla, come si è visto negli ultimi mesi. Invece basterebbe che i Vescovi italiani
autorizzassero tutte le associazioni cattoliche (ed anche altre, se lo chiedessero)
ad organizzare una elezione per scegliere i candidati migliori, proposti dalle Associazioni
per una lista europeista che sostenga nel Parlamento europeo, la nascita della Federazione.

Sento già le obiezioni. Non si viene meno così al principio della libertà dei laici
cattolici e del non intervento dei Vescovi nella politica? Risposta: è un paletto
che ci siamo messi da soli e lo leviamo per necessità. Forse il Papa si è astenuto,
per non fare politica, quando si è trattato di scongiurare l’intervento in Siria?

Le primarie potrebbero essere un gesto di autonomia dei laici: non sarebbero i vescovi
a scegliere i candidati e la loro fede europeista, ma il popolo cristiano. Le primarie
si terrebbero non in chiesa, ma nel sagrato, dove una volta i cattolici parlavano
fra di loro, quando erano usciti dalla Messa. Ed infine, omnia munda mundis, lo dice
anche Pannella, che oggi si fida più di Pietro che di Cesare. E non è detto che al
popolo cristiano non piaccia candidare anche qualche europeista vero che abbia bazzicato
poco la Chiesa e pochissimo la sagrestia. Obiettivo da porsi: più di tre milioni
di cattolici alle primarie. Non è difficile. Ma qualunque fosse il risultato elettorale,
il panorama politico sarebbe sconvolto ed il grido europeo degli italiani sarebbe
ascoltato in tutto il mondo.

Signori Vescovi d’Italia, dopo il discernimento, ora la saggia decisione.

Ma perché proprio i Vescovi? Perché, quando calarono i barbari sulle nostre belle,
antiche città, i Vescovi non si tirarono indietro e l’arte dei fioriti secoli successivi
li dipinse che tenevano teneramente nelle loro mani le loro città, con le fiere torri,
gli ornati campanili ed il democratico palazzo della Comune.

Demofilo