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TAURIANOVA (RC), LUNEDì 29 APRILE 2024

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Lettera aperta dipendenti Centro dell’Impiego Catanzaro Sulla situazione attuale del servizio fornito all'utenza

Lettera aperta dipendenti Centro dell’Impiego Catanzaro Sulla situazione attuale del servizio fornito all'utenza
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Siamo prima che lavoratori, cittadini alla pari di tutti quelli che quotidianamente
affrontano lunghe file davanti i nostri cancelli per ottenere un certificato o comunque
l’erogazione di un servizio. L’utenza che siamo tenuti a servire è particolare
quanto ad esigenze; chi si presenta ai nostri sportelli, nella maggior parte dei
casi, denuncia il proprio stato di disoccupazione e tale dichiarazione è necessaria
per una serie di adempimenti o ulteriori atti a cui il disoccupato è tenuto per
poter accedere ad indennità o comunque ottenere quello status che è condizione
fondamentale per trovare un nuovo lavoro. Siamo consapevoli dell’importanza del
nostro lavoro e altrettanto consapevoli del disservizio che la nostra utenza subisce
da ormai molti mesi, non per nostra disattenzione o incuria. La nostra è in questi
ultimi anni una storia di decadimento e caduta in termini di qualità di servizi,
ma anche di perdita di dignità professionale che è giusto e doveroso sottolineare.
Ancora oggi, all’indomani della riforma avviata con la c.d. legge Del Rio, viviamo
come lavoratori in un limbo, normativamente non riusciamo ad identificare con assoluta
certezza il nostro datore di lavoro e non apparteniamo a nessuno. Operiamo in avvalimento
alla Provincia senza essere inseriti nei ruoli organici della stessa e non apparteniamo
alla Regione che non ci ha, a distanza di tre anni, inseriti ancora nel proprio organico.
Non cresciamo economicamente e professionalmente, non abbiamo un interlocutore datoriale
al quale sollevare ed esporre le criticità sempre maggiori a cui il nostro Centro
è sottoposto nel proprio operare quotidiano. Ci rendiamo comunque conto di essere
dei privilegiati rispetto al pubblico che quotidianamente si reca ai nostri sportelli.
Percepiamo uno stipendio e di fronte abbiamo chi non ha più questa possibilità.
Ma a che prezzo? Il prezzo che paghiamo è quello di essere quotidianamente ricettori
di un malcontento del tutto giustificato per quello che è ormai un disservizio,
nonostante la nostra infinita disponibilità a servire, e ribadiamo a servire, il
pubblico per come vorremmo e per come sarebbe giusto.

Un malcontento di cui però non siamo causa, essendo solo il fronte terminale di
scelte e decisioni prese e poste in essere su sfere decisionali sulle quali non abbiamo
alcuna capacità di incidere, nonostante le nostre continue denunce a tutti gli interlocutori
istituzionali che avrebbero e potrebbero quantomeno dimostrare la volontà di affrontare
il problema. Così ogni mattina e ogni giorno i nostri cancelli si aprono per un
consistente numero di utenti che non è proporzionato al nostro ridotto organico
e pur rimanendo seduti di fronte al terminale oltre a quanto prescritto dalle norme
in materia, non riusciamo a servire tutti. Inevitabilmente ogni mattina, ogni giorno,
siamo apostrofati con aggettivi pesanti, il più dolce per rendere l’idea è quello
di fannullone, siamo addirittura sequestrati dal pubblico in ufficio oltre l’orario
ordinario, che con le proprie macchine ostruisce il passaggio carrabile e ci impedisce
di uscire. Siamo sottoposti a controllo continuo dalla stessa utenza che spesso apre
le porte dei nostri uffici per verificare se siamo seduti, se stiamo lavorando sul
presupposto che il male di tutto il mondo è dovuto solo ed esclusivamente ad un
organico composto da 8 lavoratori full time e 6 operatori part time al 50%. Ogni
mattina, ogni giorno alla chiusura degli sportelli, che avviene sempre ben oltre
il normale orario, assistiamo a pesanti sfuriate, subiamo minacce ed aggressioni
al momento solo verbali. In questo contesto reso già estremamente critico da un
organico numericamente inadeguato, ad agosto di questo anno il nostro vecchio sistema
di gestione ed elaborazione dati, che doveva essere adeguato alla nuova normativa
unicamente per quel che riguarda l’invio della SAP all’Anpal, ma per il resto
perfettamente funzionante, è stato sostituito con uno nuovo.

Tale passaggio non è stato indolore ed ha aggravato una situazione già critica.
La sostituzione è avvenuta in tre giorni, senza fornire a noi operatori una adeguata
formazione. Chi nei primi giorni del mese di agosto si è recato presso i nostri
sportelli e dopo una lunga fila all’esterno è riuscito ad accomodarsi all’interno,
ha sostato davanti gli operatori oltre un tempo ragionevole, perché la formazione
è stata erogata, in costanza di apertura degli sportelli al pubblico, da un’unica
addetta a fronte di 5 sportelli aperti e se per una iscrizione mediamente erano necessari
con il vecchio sistema dieci minuti, gli utenti in quei giorni hanno atteso per l’erogazione
di un certificato o di un colloquio anche più di un’ora. Come non essere d’accordo
con l’impazienza manifestata dagli utenti in quella occasione, ma d’altra parte
quale scelta o soluzione alternativa è stata data a noi operatori che abbiamo subito
il cambio di sistema. Ed ancora, ad oggi, in questa fase di passaggio infinita, •
il nuovo sistema è privo dei dati e delle informazioni che servono a ricostruire
in maniera adeguata la storia professionale dei lavoratori.

• E’ una scatola parzialmente piena o forse è bene dire quasi vuota, che ci
costringe a far riferimento per alcuni aspetti al vecchio sistema, nonostante le
rassicurazioni date in sede di formazione circa l’efficienza e autonomia del nuovo
sistema. • Ci costringe ad un’attenzione oltre quella ordinaria, per le difficoltà
operative che sono legate alla sua funzionalità che fino a pochi giorni fa addirittura
non considerava la più recente normativa nel settore. • Ci costringe ad adottare
soluzioni temporanee per affrontare tutti quei casi per i quali non siamo stati dovutamente
formati. • Ci costringe ad interruzioni costanti. • Ci costringe a verificare
quotidianamente quali novità funzionali sono state apportate, ovviamente a nostra
insaputa e senza alcuna preventiva informazioni, cosi da un giorno all’altro cambiano
le modalità operative ma nessuno pensa di comunicarlo a chi lavora con il sistema.
• Ci costringe a lunghe ed interminabili discussioni con l’utenza che altra alternativa
non ha, se non che quella di inveire con chi si trova in prima linea. • Ci costringe
a servire, a parità di sportelli operativi, un numero comunque inferiore di utenti
rispetto a quello servito con l’utilizzo del vecchio sistema. Ci scusiamo per il
disservizio, siamo tutti lavoratori qualificati, scrupolosi che lavorano con coscienza
e amor della propria professione, che ci tengono al proprio lavoro, ma ci tengono
anche e soprattutto a lavorare con dignità. Ci mortifica essere maltrattati, essere
apostrofati o aggettivati in maniera impropria e minacciati ogni giorno senza che
nessuno ci ascolti o comunque comprenda che non siamo artefici di questa situazione.

I dipendenti del CPI di Catanzaro