Lettera aperta ai Vescovi delle diocesi attraversate dalla “Strada della morte”
Ago 29, 2013 - redazione
Ecco la missiva di Fabio Pugliese, autore di “Chi è Stato?”, un racconto-inchiesta sulla strada statale 106 Ionica calabrese
Lettera aperta ai Vescovi delle diocesi attraversate dalla “Strada della morte”
Ecco la missiva di Fabio Pugliese, autore di “Chi è Stato?”, un racconto-inchiesta sulla strada statale 106 Ionica calabrese
Riceviamo e pubblichiamo:
Alla
cortese attenzione di
S.E.
Rev.ma Mons. Nunzio GALANTINO
Vescovo della diocesi di Cassano allo Jonio
S.E. Rev.ma Mons. Santo MARCIANÒ
Vescovo della diocesi di Rossano – Cariati
S.E. Rev.ma Mons. Domenico GRAZIANI
Vescovo della diocesi di Crotone – Santa
Serverina
S.E. Rev.ma Mons. Vincenzo BERTOLONE
Vescovo della diocesi di Catanzaro –
Squillace
S.E. Rev.ma Mons. Giuseppe FIORINI MOROSINI
Vescovo della diocesi di Locri e di Rggio
Calabria – Bova
Lettera aperta ai Vescovi delle diocesi attraversate dalla “Strada della morte”.
Eccellenze
Reverendissime,
Ho deciso di
scrivere questa lettera aperta incoraggiato da una riflessione di Papa
Francesco Primo letta nell’omelia alla solennità di San Raimondo Nonnato
(Buenos Aires, 31 agosto 2005): << Chi sono io per prendermi cura
degli altri? Questa affermazione, vi
ricordate, chi l’ha fatta per primo? Caino. «Sono forse io colui che deve nutrire
suo fratello?» Questa
affermazione criminale, questa frase di morte è un peccato che viene
dall’infanzia delle persone che crescono in un modo di pensare egoistico
inculcato in loro, sono uomini e donne educati in questo modo>>.
In questa
riflessione, infatti, credo ci sia la denuncia viva e chiara all’elemento che
determina moltissimi dei mali che oggi viviamo: l’egoismo.
È trascorso
qualche giorno dall’ingiusta e dolorosa perdita di Matteo Battaglia, un bambino
di 12 anni che ha smesso di vivere sulla strada Statale 106 Ionica calabrese ed
ho ritenuto che i tempi fossero opportuni per scrivervi questa mia lettera.
Matteo si è unito a Leonardo, un altro bambino di 12 anni vittima della “strada
della morte” il 19 luglio scorso a Villapiana. Entrambi, seppur giovanissimi
erano tutt’altro che egoisti: Leonardo era noto nella chiesa di San Pietro, a
Marchirolo, in provincia di Varese, per il suo servizio da chierichetto mentre
Matteo, a Sellia Marina, nella tragica mattina in cui è venuto a mancare era
nel negozio di famiglia. Aveva deciso di rinunciare ad un giorno di mare per
fare qualche sacrificio in più e regalare un sorriso ai suoi familiari offrendo
il suo aiuto alla mamma ed ai nonni nel loro negozio.
Sempre
nell’omelia alla solennità di San Raimondo Nonnato, il Pontefice ebbe a dire
che: <interessata alla vita, ma all’egoismo>>.
Per questa
ragione sono fortemente convinto che noi cattolici e, soprattutto, le donne
egli uomini di Chiesa, dobbiamo essere legati da una storia d’amore. Ognuno di
noi può e deve sentirsi un anello di una catena d’amore, d’altruismo e di
impegno per il prossimo che può renderci parte integrante di un camminino verso
Dio che è fatto da noi, da chi siamo, da come siamo e da ciò che per noi è
necessario.
È necessario
difendere la vita. La nostra vita a tutti i costi. Nel dire ciò intendo
riportare un’altra riflessione di Papa Francesco Primo nell’omelia alla
solennità di San Raimondo Nonnato: <<non
possiamo annunciare altro che la vita, dal principio alla fine. Tutti noi
dobbiamo curare la vita, amare la vita, con tenerezza e calore>>.
Occorre, quindi,
difendere, amare e curare la vita anche da una strada che dal 2001 al 2010 ha registrato
283
vittime, nel 2011 ne ha provocate 28 e nel corrente anno, ad oggi, già se ne
contano ben 20. Credo sia giunto il momento che l’impegno cattolico in favore
di un ammodernamento della strada Statale 106 Ionica calabrese torni ad essere
centrale nella vita di ogni cattolico, di ogni donna e di ogni uomo di Chiesa
in Calabria. È importante che ciò accada: tra la gente, nelle strade e,
soprattutto, nelle chiese.
Perché se è vero
che l’egoismo appartiene alla cultura della morte allora è altrettanto vero che
non si possono vivere legami veri con Dio, ignorando gli altri. Non possiamo
ignorare il dolore di una madre e di un padre che perdono un figlio sulla
“strada della morte”. Non possiamo ignorare le lacrime di una figlia o di un
figlio che perde il proprio genitore sulla S.S. 106. Non possiamo ignorare il
profondo sconforto degli amici ed i parenti delle tante vittime della “strada
della morte”. Non possiamo ignorare gli altri quando gli altri sono loro.
Sono certo che
tra le righe di questa mia lettera, avrete modo di percepire il cuore gonfio di
dolore di un giovane ragazzo calabrese che vi chiede con forza di esercitare un
ruolo che non è politico ma è straordinariamente fondamentale e, mai come oggi,
dovuto in una terra, la
Calabria, dove le difficoltà, ne sono consapevole, non
mancano. Non sono pochi gli uomini che hanno isolato la loro coscienza dal
cammino di Dio e che ormai non conoscono l’allegria dello Spirito Santo che
sostiene la speranza. Non sono pochi gli uomini e le donne, nella nostra
Calabria, che vivono con egoismo la loro vita, il loro lavoro, la loro
missione. Alcuni di loro sono gli stessi che possono e debbono ricercare nel
proprio ruolo la forza, il coraggio e le soluzioni necessarie affinché la
“strada della morte” possa diventare la strada della vita.
Serve, tuttavia,
un popolo non più cieco, rassegnato, affranto e sempre più “abituato” alla
cultura dell’egoismo. Serve un popolo che, invece, deve rinascere – c’è ancora
il tempo – nella cultura dell’amore per il creato, che possa guardare a questa
nostra terra con occhi teneri ed amorevoli, che possa aprire l’orizzonte alla
speranza rendendosi parte di un percorso che deve aprire uno squarcio di luce
in mezzo ai tanti cuori freddi dall’indifferenza.
Confido
nell’amore. Nell’amore verso il prossimo. Nell’amore di Dio che certamente
illuminerà il Vostro Ministero affinché la vita e l’amore possa prevalere
sull’egoismo e la morte. Sono certo che non Vi sottrarrete al Vostro ruolo e
con l’aiuto dello Spirito Santo riuscirete a portare calore e speranza alle
donne ed agli uomini di questa nostra terra.
Ringrazio per l’attenzione
che vorrete riservare a questa mia e porgo sinceri e deferenti saluti
Ing. Fabio Pugliese, autore di “Chi è Stato?”, un racconto-inchiesta sulla strada statale 106 Ionica calabrese