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TAURIANOVA (RC), LUNEDì 29 APRILE 2024

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L’epoca delle grandi comunicazioni ma anche delle grandi incomunicabilità

L’epoca delle grandi comunicazioni ma anche delle grandi incomunicabilità

La nostra scrittrice alle prese con i nuovi mezzi di comunicazione

di MIRELLA MARIA MICHIENZI

L’epoca delle grandi comunicazioni ma anche delle grandi incomunicabilità

La nostra scrittrice alle prese con i nuovi mezzi di comunicazione

Gentile Direttore,

la nostra è un’epoca basata su molti mezzi di comunicazione ma, tuttavia, l’incomunicabilità fra le persone aumenta ogni giorno sempre di più.

L’uomo si sente sempre più solo. Per via virtuale cerca e concede amicizia…ma di fatto la solitudine permane come anche il sentirsi incompreso.

In seno alle famiglie, tra gli amici, in un rapporto a due…non abbiamo più tempo né di esprimere le nostre idee ed i nostri sentimenti, né di cercare di capire quelli degli altri.

Abbiamo sempre più fretta e angosciosamente corriamo  –  come se qualcuno minacciosamente ci inseguisse –  purtroppo, quasi sempre, senza conoscerne la motivazione né la meta.

Grandi i mezzi di comunicazione e di collegamento, ci fanno fisicamente raggiungere, e con velocità,  mete lontane…

Grandi i mezzi di comunicazione ci permettono di entrare in un circuito mediatico che diffonde notizie in tempo reale…ed in tempo reale ci permettono anche di dare nostre personali  notizie.

Evviva la globalizzazione !?

Mail o sms… parlano con un linguaggio “ scheletrico “, che  esprime appunto la morte di quella che un tempo  era l’arte (o la passione ) dello scrivere; essa, nata per amore…, riusciva a parlare di amore.  Si scriveva, ma anche si parlava, perché si sentiva il bisogno di comunicare con gli altri, per scambiarsi idee e sentimenti e… non per rassicurarsi di essere vivo in quanto in grado soltanto di pigiare qualche tasto.

Oggi, frasi a metà…spezzate come le nostre anime, parole puntate, linguaggi abbreviati,  denotano aridità e la fretta a cui prima ho accennato; insomma una voglia di far presto, di non perdere tempo, di correre, di andare…e non si sa bene dove.

E ci si adegua tutti, a volte malvolentieri, per non sembrare agli altri noiosi e prolissi o per sembrare di essere “ à la page “.

Anche il linguaggio verbale è contagiato da questa  “chiusura di sentimenti” e via via la mancanza di attenzione e sensibilità – verso chi ci sta vicino o ci legge – dilaga sempre di più divenendo  una catena, o per ripicca o per non voler disturbare chi si vuole bene,  adeguandosi alle di lei o di lui o di loro maniere.

Si ha anche la pretesa  di essere bene interpretati e ci si dimentica, e questo è il punto dolente, che l’interpretazione è molto difficile. Spesso il lettore capisce tutt’altra cosa di quella che voleva dire lo scrivente o il parlante.

Nascono disguidi ed incomprensioni a causa di parole non dette o di pensieri non espressi nella loro interezza.

Nasce, così, l’incomunicabilità tra i giovani, tra genitori e figli, tra gli anziani, tra gli amici, tra i colleghi di lavoro…e tutto viene avvolto da un velo – questa volta impietoso –  di pudore, perché non agevola anzi cronicizza il tutto.

Negli anni ’60, Michelangelo Antonioni divenne noto come il regista dell’incomunicabilità.  I suoi film presentavano scene con lunghi silenzi.

A ben pensarci Antonioni ha lasciato un gran messaggio che , forse, solo oggi si può capire.

Quei silenzi altro non sono che un richiamo all’uomo affinché  nel silenzio osservi e mediti per capire, per imparare, per poi esprimersi adeguatamente e per comunicare, ritrovando se stesso e l’essenza della vita.

Non è il silenzio la fonte dell’incomprensione, bensì il linguaggio a metà – sia esso parlato che scritto – perché non riesce a trasmettere e a comunicare.  Il silenzio porta alla meditazione e all’osservazione, da cui si impara veramente, perché  grandi maestre di vita…e ci insegnano che le “ parole a se stanti “ non hanno senso, non hanno alcun senso…,ma è “ l’insieme delle parole “ a costituire espressioni chiare che trasmettono chiaramente i nostri pensieri…e ci aprono agli altri e ci fanno capire  che anche l’uomo non deve vivere isolato ma insieme agli altri per aiutarsi, per aiutare, per riuscire ogni tanto a “ staccare la spina” dal lavoro, dalla fretta che lo assilla…e guardare e osservare e…sorridere insieme agli altri verso….. 

Mirella Maria Michienzi

redazione@approdonews.it