Composti chimici nel frutto preverrebbero l’infiammazione delle cellule cerebrali
Le melagrane possono fermare l’Alzheimer?
Composti chimici nel frutto preverrebbero l’infiammazione delle cellule cerebrali
Le melagrane potrebbero contribuire a fermare la diffusione del morbo di Alzheimer.
A sostenerlo un’equipe di ricercatori dell’Università di Huddersfield in Gran Bretagna. Un
composto contenuto nel frutto chiamato punicalagina aiuta a prevenire l’infiammazione
che distrugge le cellule del cervello conosciuta come micrologia, secondo gli scienziati. Si
spera che dei risultati possano beneficiare potenzialmente chi soffre di artrite
reumatoide e del morbo di Parkinson, riducendo l’infiammazione dolorosa da queste
condizioni. L’Alzheimer La demenza di Alzheimer oggi colpisce circa il 5% delle
persone con più di 60 anni e in Italia si stimano circa 500mila ammalati con migliaia
di nuovi casi diagnosticati ogni anno. La svolta chiave negli esperimenti di laboratorio
sta dimostrando che la punicalagina – che è una forma di composto chimico noto come
polifenolo – scoperta nel frutto del melograno, è in grado di inibire l’infiammazione
nelle cellule cerebrali specializzate conosciute come micrologia. Questa infiammazione
porta alla distruzione di un numero crescente di cellule cerebrali, rendendo la condizione
dei malati di Alzheimer in progressivo peggioramento. Non vi è ancora alcuna cura
per la malattia, ma la punicalagina della melagrana potrebbe prevenire o rallentare
il suo sviluppo. Un nuovo studio è stato diretto dal dottor Olumayokun Olajide,
che ha lavorato con i co-ricercatori del Dipartimento di Farmacia dell’Università
di Huddersfield e alcuni scienziati dell’Università di Friburgo in Germania. Il
team ha utilizzato cellule cerebrali isolate da ratti per testare i loro risultati,
che sono stati pubblicati sulla rivista Molecular Nutrition & Food Research. Il
dottor Olajide sta ancora lavorando sulle quantità di melagrane che sono necessarie,
al fine di essere efficaci nella forma di un farmaco. Tuttavia, ha sottolineato
che i prodotti a base di succo che sono al 100 % di melagrana contengono circa il
3,4 % di punicalagina ed ha continuato “ma sappiamo che l’assunzione regolare e il
consumo regolare di melograno hanno un sacco di benefici per la salute – compresa
la prevenzione della neuro-infiammazione correlata alla demenza”. Il dottor Olajide
sostiene che la maggior parte dei composti antiossidanti si trovano nella pelle esterna
del melograno, non nella parte morbida del frutto. Anche se questo deve ancora essere
scientificamente provato, la melagrana può essere utile in qualsiasi condizione
per la quale l’infiammazione – non solo neuro-infiammazione del cervello – è un
fattore, come l’artrite reumatoide, il morbo di Parkinson e il cancro. In ogni caso,
evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti [1]”, il
frutto mediorientale usato per secoli nella medicina popolare è ritenuto da sempre
efficace contro le malattie cardiache, l’alta pressione sanguigna, le infiammazioni
e alcuni tipi di cancro, tra cui il cancro alla prostata.