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TAURIANOVA (RC), GIOVEDì 25 APRILE 2024

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‘Lavoro è sempre più per anziani, giovani in calo’ E' la fotografia dell'Istituto di statistica sulla situazione del Paese. Irregolare più di un occupato su dieci. In 2,4 milioni di famiglie lavora solo la donna. La crisi ha trasformato la disoccupazione in una 'trappola' da cui è difficile uscire

‘Lavoro è sempre più per anziani, giovani in calo’ E' la fotografia dell'Istituto di statistica sulla situazione del Paese. Irregolare più di un occupato su dieci. In 2,4 milioni di famiglie lavora solo la donna. La crisi ha trasformato la disoccupazione in una 'trappola' da cui è difficile uscire
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(ANSA) L’occupazione è tornata a crescere nel 2014 per i lavoratori ”più anziani”, con 320 mila occupati in più over55 (in aumento dell’8,9%) mentre continua a calare per i più giovani che vedono una contrazione di 46 mila posti (-4,7%) per gli under25 e di 148 mila posti per gli under35 (-2,9%). Lo rileva l’Istat nel rapporto annuale.

In Italia risulta irregolare più di un occupato su dieci. L’Istat spiega come il tasso, frutto di una nuova metodologia, si aggiri intorno al 12,6% per il 2012. Guardando alla media relativa al triennio 2010-2012, l’Istituto stima 2,3 milioni di irregolari.

La quota di famiglie in cui la donna è l’unica ad essere occupata “continua ad aumentare”. Lo rileva l’Istat nel rapporto annuale. Nel 2014 la percentuale ha raggiunto il 12,9%, pari a 2 milioni 428 mila nuclei. Ci si fermava al 12,5% nel 2013 (2 milioni 358 mila). Nel 2008 erano invece solo il 9,6% (1 milione 731 mila).

La crisi ha trasformato la disoccupazione in una ‘trappola’ da cui è difficile uscire: in Italia, dati aggiornati al 2014, chi è “alla ricerca di un’occupazione lo è in media da 24,6 mesi”, cioè da oltre due anni, e “da 34 mesi se ricerca il primo impiego”. L”Istat sottolinea come i tempi diventino sempre più lunghi.

Alleva, 2015 si è aperto con segnali positivi – “Per il 2015, gli indicatori delineano prospettive positive in Italia e nel complesso dell’Unione economica e monetaria”. Così il presidente dell’Istat, Giorgio Alleva, nella sintesi del Rapporto annuale 2015. “In Italia – continua – il 2015 si è aperto con una serie di indicazioni positive”, dalla produzione all’export. “Il Mezzogiorno è da molti anni assente dalle priorità di policy. La dimensione del problema è tale che, se non si recupera il Mezzogiorno alla dimensioni di crescita e di sviluppo su cui si sta avviando il resto del Paese, sviluppo e crescita non potranno che essere penalizzati rispetto agli altri Paesi”. In Italia sono residenti 4,8 milioni di stranieri che “rappresentano sicuramente una risorsa per un Paese come il nostro, caratterizzato da invecchiamento e bassa fecondità”. Il presidente dell’Istat sottolinea che i migranti sono “disposti a svolgere lavori per i quali l’offerta dei cittadini italiani è scarsa”.

Oltre mezzo milione di precari, l’Istat li definisce “atipici”, svolge lo stesso lavoro da almeno cinque anni. E’ quanto emerge dal rapporto dell’Istituto di statistica che conta nel 2014 circa 524 mila persone in questa condizione di ‘stallo’, tra contratti a tempo determinato e collaborazioni.

Senza la manovra espansiva della Bce, il Quantitative Easing, il Pil per l’Unione monetaria e per l’Italia risulterebbe inferiore, rispetto a uno scenario base (relativo al quadro di previsioni fatto a marzo 2015), di un decimo di punto nel 2015 (-0,1) e di sette decimi nel 2016 (-0,7).

In Italia il tasso di occupazione si ferma al 55,7%, “valore molto lontano dalla media del continente”, tanto che raggiungere un tasso “pari a quello medio degli altri paesi dell’Ue significherebbe per il nostro Paese un incremento di circa tre milioni e mezzo di occupati”.

L’eccessivo costo del lavoro è tra le motivazioni alla base della decisione di licenziare per oltre un’impresa su cinque e in particolare per il 26,6% delle aziende manifatturiere e il 19% di quelle dei servizi. Gli altri motivi sono i giudizi attesi sugli ordini (che risulta la prima ragione in assoluto), i progetti di sviluppo aziendale, i profitti attesi e il ricambio delle competenze.

”L’unica forma di lavoro che continua a crescere quasi ininterrottamente dall’inizio della crisi è il part time” che raggiunge 4 milioni di lavoratori nel 2014 (il 18% del totale e 784 mila in più che nel 2008). Lo rileva l’Istat. Nel 63,3% dei casi è part time involontario, un livello molto superiore alla media Ue (24,4%).

Sempre più alto livello istruzione degli italiani  – Continua a innalzarsi il livello di istruzione della popolazione italiana. Nel 2014, i residenti di 15 anni e più con qualifica o diploma di istruzione secondaria superiore sono il 35,6%, quelli con un titolo universitario sono il 12,7% (tra le donne il 13,5%). Lo rileva l’Istat nel Rapporto annuale 2015. L’incidenza degli individui che hanno al massimo la licenza elementare – pari a un quinto della popolazione – è del 59,5% tra gli over64 ma solo dell’1,6% tra i giovani di 15-19 anni. E nelle generazioni più giovani le differenze di genere nei livelli di istruzione sono a favore delle donne, mentre tra gli anziani è il contrario. Gli alunni stranieri sono oltre 800 mila, pari al 9% della popolazione scolastica. Aumenta di circa il 12% la presenza di alunni stranieri nati in Italia, che ormai sopravanzano i figli dei migranti arrivati in Italia dopo la nascita. La metà degli studenti stranieri tra i 10 e i 24 anni iscritti alle scuole italiane secondarie di primo e secondo grado vorrebbe proseguire gli studi e iscriversi all’Università.