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TAURIANOVA (RC), DOMENICA 05 MAGGIO 2024

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L’antimafia, gli antimafiosi ed i “vuoti a perdere” Scatole cinesi e tanti soldi

L’antimafia, gli antimafiosi ed i “vuoti a perdere” Scatole cinesi e tanti soldi
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Circa un anno fa dalle pagine di Repubblica, il bravo Attilio Bolzoni scriveva un pezzo dal titolo
“L’antimafia docile e oscurantista”, e descriveva questo fenomeno come in “decadenza”
perché stava diventando “ammaestrato”. Bolzoni scriveva dell’antimafia questo: «Da
quando esiste, una cinquantina d’anni ufficialmente, non è mai stata così
ubbidiente, cerimoniosa e attratta dal potere. Più attenta all’estetica che
all’etica, l’Antimafia sta attraversando la sua epoca più oscurantista.
Proclami, icone, pennacchi, commemorazioni solenni e tanti, tanti soldi».

Sì, tanti soldi, quelli che in questi ultimi anni sono stati scoperti e chi li
riceveva per comprare borse, gioielli ed altro ancora che non aveva a che fare
con la mission dell’antimafia cosiddetta sociale, ha subito un processo ed una
condanna. E da come si sono messe le cose, non per essere una “Cassandra”
avanguardista, ce ne saranno altri processi e si prevedono altre condanne e
sputtanamenti di rito.

Ricordando le parole di un grande Capo dello Stato e partigiano socialista (Sandro Pertini), secondo il quale: «Non esiste una moralità pubblica e una moralità privata. La moralità è una sola, perbacco, e vale per tutte le manifestazioni della vita. E chi approfitta della politica per
guadagnare poltrone o prebende non è un politico. È un affarista, un disonesto».
Ci sarebbero tante cose su cui riflettere, tra pennacchi, parate festaiole di
quell’antimafia beneficiata e piazzaiola.

Da quel maledetto 1992 sono trascorsi oltre venti anni, quando persero la vita i due giudici Falcone e
Borsellino e prima ancora quando fu ucciso il generale Carlo Alberto dalla
Chiesa che iniziarono i primi movimenti antimafia e da lì, un crescendo di
quello status di antimafia con tanto di «certificato o bollino», diventa un
collettore di svariati decine di milioni di euro, in finanziamenti
considerevoli a federazioni antiracket, in contributi per «vivere la neve»
(naturalmente con legalità), in uno spargimento di risorse economiche senza
precedenti e nel più assoluto arbitrio.

È un’Antimafia che approfitta
dell’altrui benevolenza che “approfitta della politica per guadagnare poltrone
o prebende”, da Osservatori, a fondazioni, musei e associazioni, tanti fiumi di
denaro. E se tra questi, quando poi ci sono delle elezioni, sempre in virtù di
quell’Antimafia che professano con i soldi pubblici, si incazzano se non
vengono considerati. Ed alcuni per poter raggiungere obiettivi si inventano “energumeni”
pericolosi che per la loro violenza possono “spiaccicare in una pozzanghera di
sangue” il povero antimafioso, quando poi tali energumeno non è altro che un
goliardico personaggio con corona di peperoncini calabresi stile hawaiano. Ed
il caso come il tentativo di una scorta per protagonismo acquisito, cessa sul
nascere. Occorre avere compassione per questa gente? Schopenhauer disse che “La
compassione è la base della moralità”, ma qual è moralità? Visto che ci
troviamo dinanzi ad un’Antimafia sottomessa e consociativa.

E purtroppo, oggi, i nodi sono arrivati al pettine e non possono essere più sfuggenti, perché è ai giorni nostri, materia di indagine, di processi e di condanne. I “paladini” sono stati
sgamati perché semplicemente dei faccendieri che si facevano i loro porci
comodi, mantenendo parenti, facendo acquisti di ogni genere per usi personali
con i soldi pubblici donati per altre finalità.

Ecco perché, fra tanti travestimenti e ambiguità o semplici equivoci, forse è arrivato il momento di
una riflessione su cos’è l’Antimafia e dove sta andando.