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TAURIANOVA (RC), GIOVEDì 02 MAGGIO 2024

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L’antimafia è una cosa seria Gratteri contro i "professionisti dell'antimafia"

L’antimafia è una cosa seria Gratteri contro i "professionisti dell'antimafia"
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Quando uno dei magistrati più amati d’Italia dichiara che «Non si può fare dell’antimafia un mestiere. Invito politici ed enti locali a non erogare più denaro pubblico ad associazioni che nascono dal nulla». La cosa è davvero arrivata al limite della gravosa condizione di fermarsi e riflettere un attimo per poi agire, non solo fattivamente, ma anche culturalmente sulla considerazione che molte associazioni antimafia (con partita iva e non), siano inutili ed anche dannosi, perché divulgano un modello sbagliato contro la criminalità organizzata, e lo fanno per trarre profitti economici ai danni dei cittadini stessi, visto che si parla di denaro pubblico.
Poi quando dice, dandone una conferma che «Le indagini sono in corso, non posso fare nomi (…) ma ci sono casi di soggetti che hanno ricevuto importi che sfiorano il milione di euro di contributi. Gente furba che si fa vedere vicino a magistrati e vittime di mafia ma che, in realtà, non ha mai prodotto nulla. Persone che ottengono la legittimazione tenendo incontri nelle scuole e magari relegano nell’ombra chi, davvero, i crimini di mafia li ha vissuti sulla propria pelle», la questione è davvero preoccupante!
Già in occasione della vicenda Rosy Canale sia Gratteri che il Procuratore di Reggio Calabria Cafiero de Raho, usarono toni molto duri sulla cosiddetta “antimafia sociale”, addirittura in una conferenza stampa lo stesso Gratteri fu durissimo utilizzando parole del tipo, « Qui c’è gente che è morta e poi troviamo gente che lucra con l’antimafia, che ha fatto dell’antimafia un mestiere. È terribile illudere decine di donne promettendo la luna e invece i soldi servivano per altro», addirittura incentivando la questione antimafia asserendo che “l’antimafia si fa senza contributi pubblici, facendo volontariato e aiutando i più deboli”. Quindi, basta con “l’antimafia delle parole”.
Da quando fu ucciso, nel 2005, ci fu una serie di associazioni antimafia che inizialmente erano nati con buoni intenti ed anche nobili dire, crearono movimenti di massa, ci fu una rivoluzione delle coscienze con importanti manifestazioni pubbliche. Sembrava una “primavera” della cultura contro l’omertà. Ed invece negli anni a seguire, ci fu un boom di antimafiosi, nascevano come funghi e tutti a definirsi contro la mafia e a fianco dello Stato. Si commemorava la qualunque pur di godere di uno scorcio di visibilità. Ricordo tempo fa, un componente dell’associazione antimafia che a seguito di un servizio che alcuni volevano fare nei suoi riguardi dopo un bigliettino di minacce trovato sul parabrezza, parlò di “energumeni pericolosi” che avevano intenzioni (forse) omicide nei confronti di un paladino dell’antimafia e richiedeva finanche la scorta dalla prefettura, altrimenti non poteva scendere in Calabria. Alla fine l’energumeno era un signore buffo e goliardico, coperto di peperoncini (sic!).
Per non parlare di chi spera in una poltrona istituzionale perché parla sempre di antimafia, e devo dire che la politica da questo punto di vista è maturata perché li ignora (e fa bene). Oltre alle richieste di soldi per le loro manifestazioni che spero, con questa uscita di Gratteri chiudono finalmente i rubinetti dei soldi pubblici, utilizzandoli per scopi ben più nobili. Perché, l’antimafia è una cosa seria ed i suoi “professionisti” non hanno nulla a che spartire.

(gl)