Ho ascoltato molte ricostruzioni sul voto che ha chiamato i Calabresi a presentarsi alle urne per eleggere i componenti del Consiglio Regionale.
Tutte analisi che non hanno tenuto conto di alcune informazioni che alcuni istituti di ricerca ci hanno fornito a due giorni dalle votazioni.
L’analisi dei dati ci comunicano fondamentalmente due fatti. La Calabria è spopolata e i giovani che, pur essendo residenti e dimoranti, hanno deciso di non andare a votare.
Esattamente, il 60% dell’elettorato compreso tra i 18e 35 anni si sente distante dai palazzi e linguaggi che non capiscono e non seguono. I ragazzi ( in condizione di neet e non ) ed altre fasce della popolazione si sentono abbandonati, delusi, frustrati, non capiti nella situazione in cui si trovano. Molti sono costretti a vivere con i genitori in situazioni monoreddito. Galleggiano senza possibilità di formarsi, di lavorare, di eccellere, insomma di essere normali. Si sentono dei senza futuro e quindi non partecipano, non sognano e se non sogni non ti impegni per migliorare il luogo in cui vivi.
Vi è poi una componente non minoritaria che non si è recata alle urne perché non può essere presente sul territorio calabrese nonostante ne risulti formalmente residente. Ci si sposta per studiare o per cercare un lavoro, una gratificazione.
Non nascondo che ho vacillato anche io nell’astenermi al voto. Poi mi sono ricordato quando presi un volo da Londra per rientrare ed esercitare il mio diritto. Allora mi sono imposto di partecipare anche questa volta, ma controvoglia, perché l’offerta non è stata all’altezza dei sogni che un cittadino sognante deve avere in luoghi di trincea come i nostri.
Io mi riconosco molto in questa ribellione silente del non voto calabrese e mi trovo al bivio come centinaia di cittadini.
Salvatore Salvaguardia
Cittadino calabrese