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TAURIANOVA (RC), DOMENICA 28 APRILE 2024

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La protesta dei migranti. Corteo a Lampedusa

La protesta dei migranti. Corteo a Lampedusa

Maroni: ‘Inaccettabile rifiuto all’accoglienza’

La protesta dei migranti. Corteo a Lampedusa

Maroni: ‘Inaccettabile rifiuto all’accoglienza’

 

(ANSA) LAMPEDUSA (AGRIGENTO) – Un centinaio di migranti ha organizzato una protesta nella centrale via Roma di Lampedusa. Gli extracomunitari, che sfilano in corteo, gridano “Sicilia, Sicilia”, e chiedono di essere subito trasferiti da Lampedusa. “Dormiamo in posti che non sarebbero adatti neanche ai cani” dice Jahshen, tunisino, uno dei manifestanti. “Siamo troppi. Io aspetto da 11 giorni e da 5 dormo su quella che voi chiamate la ‘collina della vergogna'”, dice Haithem, 23 anni, arrivato da Djerba. “Tutti abbiamo paura – aggiunge – di essere portati in Tunisia e dopo tre giorni di mare io non posso tornare nel Paese da cui sono fuggito. Ieri Berlusconi è venuto qui, ha detto che provvederà per noi, ma le sue sono solo parole e se stasera pioverà, come promette il tempo, noi non abbiamo come ripararci”. Un gruppo di migranti, dopo il corteo di via Roma, ha inscenato un’altra protesta sulla banchina del porto vecchio a Lampedusa. Alcune centinaia di persone sono radunate in cerchio e stanno pacificamente discutendo davanti alle tende della Croce Rossa, sistemate a ridosso di quella che è stata definita “la collina del disonore”. Gli extracomunitari si sono allarmati quando tra loro è girata la voce di un possibile rimpatrio in Tunisia. Un incontro con gli operatori umanitari li ha però rassicurati: tutti saranno condotti fuori dall’Isola, ma sempre in Italia. MARONI, FINORA 2.000 PROFUGHI DALLA LIBIA – ”Sono duemila circa i profughi arrivati dalla Libia, soprattutto eritreri e somali: abbiamo concordato un piano di emergenza con le Regioni, che si impegnano a trovare siti per ospitarli”. Lo ha detto il ministro dell’Interno, Roberto Maroni, la termine del Consiglio dei ministri. ”Atteggiamenti di rifiuto nell’accoglienza di profughi e immigrati – ha detto- non possono essere giustificati”. Il piano messo a punto per accogliere i migranti sbarcati a Lampedusa prevede una ”disponibilita’ di diecimila posti, in tutte le regioni italiane ad eccezione dell’Abruzzo”. Lo ha detto il ministro dell’Interno Roberto Maroni in una conferenza stampa a palazzo Chigi ribadendo che ”l’emergenza si risolve se e quando la Tunisia blocca i flussi e si riprende i clandestini, che devono essere rimpatriati”. Il piano sara’ illustrato domani alle regioni e agli enti locali in una riunione al Viminale. ”Atteggiamenti di rifiuto – ha aggiunto il ministro – non possono essere giustificati, e’ un’emergenza grave che richiede il concorso di tutte le regioni”. ”E’ chiaro che nessuno vuole situazioni di questo tipo – ha concluso – ma dove ci saranno i Cie verranno garantite misure di sicurezza affinche’ non si creino problemi particolari”.

BERLUSCONI IN CDM RIFERISCE SU LAMPEDUSA – “Il Consiglio dei Ministri, appositamente convocato in via straordinaria, ha ampiamente discusso la questione dell’emergenza immigrazione dalla Tunisia. Il Presidente Berlusconi ha riferito al Consiglio sugli esiti del sopralluogo effettuato nella giornata di ieri sull’isola di Lampedusa ed insieme ai Ministri Maroni e Fitto ha informato il Consiglio sugli esiti della Conferenza unificata che si è svolta ieri, 30 marzo”. E’ quanto si legge nel comunicato ufficiale di palazzo Chigi.

ERRANI, DA GOVERNO SCELTA UNILATERALE – ”L’accordo con il Governo raggiunto ieri riguarda i profughi. Le Regioni non hanno condiviso invece le questioni relative alle tendopoli per gli immigrati irregolari: quella e’ una scelta unilaterale del Governo”: lo ha detto il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani, al termine della seduta odierna della Conferenza. LA RUSSA, FORNITI A MARONI 7 SITI AL NORD – Per l’emergenza Lampedusa ”ho fornito a Maroni un elenco di sette siti della Difesa, tutti al Nord” per ospitare i migranti. Lo ha detto il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, al termine del Consiglio dei ministri.

SCESI A 3731 GLI IMMIGRATI A LAMPEDUSA – Sono 3.731 gli immigrati presenti attualmente a Lampedusa, dopo i trasferimenti avvenuti con le prime navi e con due ponti aerei. Il dato è stato fornito dal sindaco dell’isola, Bernardino de Rubeis. All’alba sono partiti 1.716 migranti con la nave Excelsior, circa un’ora fa è salpata la “Catania” con 600 migranti, entrambe dirette a Taranto, mentre 200 sono stati portati via con due ponti aerei.

FRATTINI, CLAMOROSA ASSENZA SOLIDARIETA’ EUROPA – Il ministro degli Esteri Franco Frattini, intervistato da Maurizio Belpietro durante ‘La telefonata’ di Mattino Cinque, ha sottolineato come sia “clamorosa” l’assenza di solidarietà da parte di tutti i paesi europei compresi quelli verso i quali molti tunisini vorrebbero andare. La mancanza di solidarietà dimostrata “a cominciare dalla Francia”, è stata sottolineata da Frattini che già ieri aveva puntato il dito contro Parigi ritenuta colpevole di respingere verso l’ìItalia i tunisini alla frontiera di Ventimiglia.

‘RIMPATRIARE TUNISINI ARRIVATI’ – I migranti già arrivati in Italia “devono essere rimpatriati verso la Tunisia o distribuiti in altri paesi europei”, ha spiegato Frattini. Le autorità tunisine hanno bloccato nelle ultime 48 ore 1200 persone, per un totale di una ventina di barconi, intenzionate a salpare verso l’Italia. Lo ha annunciato il ministro degli esteri, Franco Frattini, nel corso della ‘La telefonata’ di Maurizio Belpietro. Dopo aver ricordato che il primo ministro tunisino ha assunto un “impegno formale” con l’Italia, Frattini ha espresso l’auspicio che “nelle prossime ore si vedano risultati concreti”. Il titolare della Farnesina ha poi fatto un distinguo tra i “migranti economici” che provengono dalla Tunisia e che quindi “vanno rimpatriati” e quanti vengono dalla Libia bisognosi di una “protezione internazionale” cioé “veri e propri rifugiati”.

12 MORTI IN MARE, ERA SOGNO ITALIA Una ventina di ragazzi, tutti giovanissimi, che avevano tentato, come altri, di coronare il sogno di arrivare in Italia, affidando le loro speranze ad un guscio di legno, che non ha retto al mare grosso e che è colato a picco, a largo delle isola Kerkennah, nel golfo di Gabes. Sono loro i protagonisti e vittime dell’ennesima strage di clandestini. Dodici di loro sono morti, due sono stati soccorsi, quando oramai erano allo stremo, da una motovedetta della Guardia costiera tunisina. E, ancora oggi, non si sa se il mare custodisca altri cadaveri. Il naufragio risale a lunedì scorso, ma solo oggi il Ministero dell’Interno tunisino ne ha dato notizia. Come al solito poche scarne informazioni affidate ad un comunicato, ma questa volta accompagnate da qualche considerazione, che sembra volere essere anche d’aiuto a chi, come i ragazzi di Kerkennah, cercassero di scappare per raggiungere l’Italia. Il naufragio ha, purtroppo, seguito un copione troppo noto. I ragazzi, che avevano contattato i ‘passeur’ che ormai hanno messo in piedi una industria dai profitti altissimi, sono saliti da soli sulla barca, puntando la prua verso il mare aperto. Ma, negli ultimi giorni, le condizioni atmosferiche sono diventate difficili, soprattutto se si affidano le proprie speranze ad una barchetta di legno e soprattutto non si ha alcuna esperienza, senza essere accompagnati da qualche consiglio. Così, dopo essere partiti probabilmente dalla costa di Sfax, dopo qualche ora hanno capito che la barca non ce l’avrebbe fatta. Il piccolo natante ha cominciato ad imbarcare acqua, ma per ore i ragazzi non hanno nemmeno pensato di chiedere aiuto. Hanno forse pregato, hanno implorato che il mare si calmasse e desse loro una tregua, ma la barca lentamente si è riempita d’acqua e poi si è capovolta, inabissandosi. In dodici non ce l’hanno fatta. Due si sono salvati e, quando sono stati soccorsi, erano ad un passo dal raggiungere i loro compagni in fondo al mare.

INDAGINI SU RACCONTO NAUFRAGIO, 7 MORTI Si fa sempre più credibile l’ipotesi di un naufragio nel Canale di Sicilia, nonostante gli investigatori non abbiano ancora elementi certi per poterlo confermare. Quanto riferito ieri sera da alcuni degli 11 sopravvissuti, arrivati stremati nell’isola e condotti nel poliambulatorio, oggi viene raccontato dai medici e dagli operatori umanitari, e le circostanze questa volta sembrano coincidere. La tragedia avrebbe coinvolto 7 persone, tra le quali una donna incinta e un bambino, figlio della migrante. Tutto questo mentre cresce la preoccupazione per 400 migranti, partiti dalla Libia su due imbarcazioni, di cui non si hanno più notizie da diversi giorni. La ricostruzione del naufragio fatta dalla Capitaneria di porto comincia dall’avvistamento, intorno alle 16 di martedì, di un peschereccio egiziano, intercettato da un aereo olandese della missione Frontex, a 35 miglia da Lampedusa, in acque internazionali. L’aereo comunica agli uomini della Guardia costiera la presenza del natante, subito contattato via radio da Lampedusa. “In un inglese stentato – dice il comandante Alessandro Nicastro – l’equipaggio del peschereccio ci ha detto che aveva a bordo cinque migranti che stavano male. La nostra area di competenza Sar (l’area di intervento e soccorso ndr) non va oltre le 17 miglia dalla costa dell’isola, ma visto che c’era gente in precarie condizioni di salute, abbiamo mandato la nostra motovedetta Cp 301 nella zona, con a bordo un medico. Alle 20.45 di martedì i cinque sono arrivati in porto e trasferiti al poliambulatorio, da dove sono stati dimessi”. Il giorno successivo, ieri, più o meno alla stessa ora, la nave Borsini della Marina militare incrocia un altro peschereccio egiziano, sempre a circa 35 miglia da Lampedusa. Pare che la barca sia rimasta ferma più a lungo nelle acque del Canale di Sicilia, perché impiegata nelle operazioni di recupero delle reti da pesca. Ma da quanto che si apprende da alcune fonti che hanno parlato con i migranti, il soccorso da parte dei due pescherecci sarebbe avvenuto contestualmente. Si spiegherebbe così il ritardo di 24 ore per il secondo arrivo, che aveva creato un piccolo giallo lasciando pensare a una versione di comodo concordata per mascherare eventuali responsabilità da parte dei due motopesca egiziani.

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