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TAURIANOVA (RC), DOMENICA 28 APRILE 2024

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La nostalgia sai cos’è? Riflessioni dell’editore Luigi Longo e del direttore editoriale Antonio Marziale

La nostalgia sai cos’è? Riflessioni dell’editore Luigi Longo e del direttore editoriale Antonio Marziale
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La tanto agognata Europa è un Parlamento, una moneta e… e?
Beh, non viene in mente altro.
Non è un esercito militare, non una polizia continentale e non è nemmeno una politica. Ecco, non è nemmeno una politica. Figuriamoci, non è nemmeno un inno. Quello “alla gioia” non fa emozionare nessuno. Il vetusto Fratelli d’Italia, invece, fa piangere, mette i brividi.
Se scorriamo la lista degli europeisti il risultato è incontenibile: da Schuman ad Adenauer, da Degasperi a Spinelli. Quanta tensione ideale hanno generato questi statisti all’idea del vecchio continente unito, come gli States, quanti vessilli issati.
Al contrario Bettino Craxi palesò sin dal primo momento le proprie perplessità, partendo dal fatto che gli Stati Uniti d’America sono nati con Stati Uniti, l’Europa no, perché figlia di tante, troppe culture antitetiche sul piano dei valori non negoziabili.
A rileggere i suoi interventi nel merito e le interviste rilasciate sembra che il leader del PSI avesse preconizzato, nella sua mente, i Prodi, i Monti, le Merkel, gli Schultz e tutte le altre figure e figurine che oggi imperversano sullo scenario politico dettando regole (Merkel) e facendo i chierici (tutti gli altri).
No, per amor del cielo, nessuna avversità nei confronti del tempo che naturalmente scorre. Bisogna guardare avanti. Ma si è pessimi preconizzatori se non si è intellettualmente onesti nei confronti della storia. E la storia ci dice che avevamo un leader capace di celebrare Messa e non servirla: immaginate la cancelliera davanti a Craxi, si sarebbe fatta molto piccola, come piccolo si fece Ronald Reagan quando il nostro presidente del Consiglio dei Ministri gli impedì di far partire dall’Italia i velivoli di guerra inviati a bombardare la Libia. Dal dopoguerra fu la prima volta che l’Italia tirò fuori la propria dignità di Paese libero.
Certo, nel 1992 gli industriali erano vessati dalle mazzette da pagare e Craxi faceva parte del sistema, ma lo disse, in un mirabile intervento in aula alla Camera dei Deputati e davanti ai giudici nel Tribunale di Milano. E gli altri segretari di partito, emuli in quanto a “raccolta fondi”? Tacquero.
E poi, l’epilogo: a Craxi si sostituì il “sistema Di Pietro” e a Di Pietro si sostituì l’attuale assetto politico, o per meglio dire finanziario. Risultato? Gli imprenditori continuano a pagare, la percentuale è aumentata, le pretese dei collettori sono lievitate a dismisura, e scusateci se abbiamo nostalgia, un grande vuoto dentro l’anima.
E scusateci ancora se questa nostalgia pervade anche la periferia dell’anima: perché – chiediamo – ai governi locali succedutisi nell’ultimo quasi trentennio a Taurianova a chi non viene da rimpiangere Ciccio Macrì?
Luigi Longo
Antonio Marziale