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La morte della Patria. “Sicut leo rugens quaerens quem devoret”

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Editoriale di Bartolo Ciccardini

La morte della Patria. “Sicut leo rugens quaerens quem devoret”

Editoriale di Bartolo Ciccardini

 

 

La politica sta bruciando i giorni, il suo moto si è accelerato e quello che
dicevamo la settimana scorsa oggi è già “il passato”. La settimana scorsa
eravamo preoccupati per la forte opposizione che Renzi aveva trovato al suo
tentativo di sfuggire all’inerzia. Le critiche che sentivamo, molto forti
anche nel suo partito, erano pesanti ed avrebbero potuto sfociare persino
in un voto contrario di più o meno “franchi” tiratori.

Le critiche, di per sé, erano condivisibili. Le liste bloccate, la
trattativa con un “pregiudicato”, la mancanza delle preferenze, non erano il
meglio, ma nella situazione attuale, un fallimento di una pur imperfetta
legge elettorale, ci spaventava.

(Avevamo persino l’intenzione di replicare a queste critiche con argomenti,
anche questi condivisibili: non era colpa di Renzi se la magistratura faceva
circolare in continua campagna elettorale un “pregiudicato” che è a capo di
180 deputati, perché doveva ancora decidere, dopo quasi un anno dalla
sentenza, quando e dove il condannato sconterà la sua pena, che prevede,
appunto, la interdizione alle funzioni pubbliche. Volevamo osservare anche
che la mancanza delle preferenze poteva essere rimediata e ricordata, con
l’uso virtuoso delle primarie e volevamo avvertire che la mancanza della
legge elettorale teneva il Paese nelle condizioni di un pilota di un aereo
in fiamme, che aveva lasciato a casa il paracadute. Ma questi sono argomenti
ormai bruciati dagli avvenimenti successivi).

Il primo e più grave è la scoperta del disegno non più nascosto di Grillo.
Noi avevamo già scritto, molto tempo fa, che Grillo aveva un progetto
rivoluzionario ed eversivo. Sia che fosse un progetto cosciente ed
intelligente, sia che fosse incosciente ed irresponsabile, c’era in lui una
coerenza pericolosa. Abbiamo scritto che Grillo, nel suo autismo nichilista,
puntava ai morti in piazza. Nella sua patologia non c’è né riposo né
alternativa.

Ora questo appare chiaro a tutti. Grillo vuole impedire al Parlamento di
decidere su qualsiasi cosa, a cominciare dalla legge elettorale, cambiando
continuamente opinione su tutto, per immobilizzare il funzionamento dello
Stato, demonizzando tutti, a cominciare da Napolitano, che lui sente essere
il cardine del sistema.

E Grillo conta molto sull’alleanza dei “media” che giocano a
spettacolizzare una rabbia continua, a cui non danno soluzioni. La violenza
di Grillo è pericolosa. Non è fondata sull’odio ma è fondata sul disprezzo.
Non è la violenza del manganello e dell’azione armata, ma è la violenza
dell’ annichilimento morale dell’avversario, la violenza dell’olio di
ricino. Nel personaggio, quel modo livido di considerare gli altri, compresi
gli stessi suoi adepti, è patologico ed inguaribile. Farà molti danni.

Un altro personaggio, Pierferdinando Casini, che solo un mese fa dichiarava
“Mai più con Berlusconi” annuncia il suo ritorno al centrodestra sia con il
NCD (Nuovo Centro Destra) di Alfano e Formigoni, sia con la stessa Forza
Italia. La novità dirompente di questo passaggio è il ricompattamento, già
dato per necessario, del Nuovo Centro Destra con i lealisti di Forza Italia.

Casini non è uno stupido: c’è una ragione straordinaria per una conversione
così radicale. Ed è questa: nello scontro finale fra centro-destra e
centro-sinistra, previsto dal ballottaggio, nella nuova legge elettorale,
Berlusconi, già di per sé non candidabile, non ha un suo candidato alla
Presidenza del Consiglio, da contrapporre a Matteo Renzi e quindi prende in
affitto Pierferdinando Casini. con una sottile e perfida punizione per
Alfano. Giustifichiamo Casini: una occasione così non si può rifiutare! Ed
il centro è già troppo affollato da Presidenti del Consiglio. Ma il dramma è
un altro. Casini non avrebbe mai fatto questa scelta così singolare senza un
preciso assenso della destra clericale che ha sabotato tutti i tentativi di
rinascita di un soggetto politico democratico, rappresentativo del pensiero
cattolico.

Un altro avvenimento della settimana ha contribuito fortemente a cambiare
l’orizzonte politico: la contestazione di Strasburgo a Napolitano da parte
dei deputati europei della Lega. Salvini e Borghezio hanno commesso un atto
grave: hanno messo a nudo di fronte all’Europa la “morte della patria”
italiana. È l’Otto Settembre della politica, evocato dalla Lega in
concorrenza spericolata con i grillotti.

Casini non ha nominato la Lega, nella alleanza che ha scelto. Non riesco a
vederlo insieme a loro. Mi sembrerebbe di vedere la colomba di Papa
Francesco sbranata dal corvo aborigeno del Vaticano. I volti accaniti di
Salvini e di Borghezio nell’aula costernata e scandalizzata di Strasburgo,
denunciano i tratti lombrosiani della tragedia.

Questi tre avvenimenti hanno cancellato tutte le critiche a Renzi che erano
sorte durante la settimana passata.

In fondo Renzi ha tentato di ricostruire una sorta di “arco
costituzionale”, di “conventio ad escludendum”, per isolare con le riforme
il colpo al “cuore dello stato” di Grillo, chiamando alla responsabilità una
opposizione, berlusconiana pericolante tra Grillo e Salvini.

Se ci riuscirà, se farà durante quest’anno la legge elettorale e, ancora più
difficile, ma necessariamente conseguente, la riforma del Senato, avremo una
via d’uscita dalla crisi. Se non ci riuscirà, con il Parlamento paralizzato,
senza legge elettorale a cui ricorrere, giudicati matti dall’Europa e dal
mondo civile, cadremo nell’abisso dell’8 settembre, settanta anni dopo.

Bartolo Ciccardini

P.S.1: Avevo finito di scrivere questo articolo quando sono incappato, sulla
rete 7, nella trasmissione grillotta “La Gabbia” e ho visto con orrore che
le mie più fosche previsioni sono già superate dalla realtà. In questa
trasmissione la Boldrini e Grillo vengono messi ai voti. Fioccano i 10 per
Grillo (compreso quello della Santanchè) e gli zero, sotto zero, per la
Boldrini (compreso ancora quello della Santanchè). La Boldrini viene
oltraggiata, additata al disprezzo e messa alla gogna. Si celebra una palese
falsificazione: dal film trasmesso si vede chiaramente che il questore della
Camera accorre per impedire che la Lupo già salita sul banco del governo, lo
scavalchi. E quindi la allontana con il braccio. La Lupo torna all’assalto
ed il questore la respinge con le due mani. Un cerchio rosso sottolinea solo
questi gesti, oscurando il contesto. Il gemito di protesta di Mughini,
ospite della trasmissione viene sommerso e Mughini sparisce. Il Ministro
Zanonato viene inseguito per strada e costretto a nominare qualcuno dei
tavoli di emergenza occupazionale. Prende dei nomi a caso da un elenco e
commette l’errore di nominare un caso non ancora risolto. Viene assalito di
nuovo e gli si contesta di aver mentito. Lui non ricorda di aver fatto quel
nome e viene processato. Il montaggio lo mostra più volte: lui che fa quel
nome e lui che smentisce. Il presentatore nella veste del boia lo condanna
di aver fatto una figura di “m”. Una specie di rapper molesto recita davanti
al Parlamento una litania di insulti e di violenze verbali con turpiloquio.
Il risultato è agghiacciante, ma il rapper insiste e si dedica a
giustificare ed omologare il famoso insulto sessista del deputato grillotto.
Loda la deputata che ha osato proferire l’insulto così come, letteralmente,
gli era stato rivolto e, per scherno, mostra ossessivamente il secondo in
cui pronuncia l’insulto. L’effetto del montaggio truccato è devastante: la
ritrae mentre dice la squallida parola e gliela fa ripetere come se fosse
una litania. Seguono gruppi di disoccupati disperati ed il povero deputato
democratico invitato viene fatto a pezzi. Un gruppo di imprenditori
capeggiati da Zamparini (!), scatenati in difesa dei loro operai, chiede un
governo di imprenditori,. Un tale Borghi, sostenuto dalla curva chiede
l’uscita dall’euro. I difensori dell’euro vengono insultati e sopraffatti.

Naturalmente non poteva salvarsi Napolitano e, a buon titolo, il
presentatore ricorda più volte che “ci ha messo quarant’anni a riconoscere
l’errore sui fatti di Ungheria”. Distrutto il Parlamento, abbattuto il
Governo, condannato il Presidente della Repubblica, lapidata la Presidente
della Camera, decisa l’uscita dall’Europa, in una atmosfera di fanatismo
violento: Tutti portano un segno di riconoscimento strano: una maschera
bianca su bandiera nera che assomiglia ad un teschio su bandiera nera. Déjà
vu.

Quello che temevamo è già incominciato. A dare il sigillo finale appare un
prete, chissà perché, scamiciato, che chiede un messaggino da due euro per i
bambini del Congo. Caro Padre, manderemo l’sms, ma lei, per favore, preghi
per l’Italia che ce ne è bisogno. E si metta una giacchetta nera ,
possibilmente con una piccola croce.

P.S.2: Un signora di mia conoscenza va a portare in parrocchia un carrello
di viveri per le famiglie disagiate. La dolce volontaria che la accoglie,
premurosa e sorridente, ringrazia e dice: “Signora, grazie, c’è tanto
bisogno in giro, perché l’Europa ha sospeso i suoi aiuti”. Grillo è
tracimato perfino nella Caritas. Signori Vescovi, che state discutendo se
accettare o no l’offerta del Papa di eleggere il vostro Presidente, per
favore, occupatevi dell’Italia. L’assenza dei cattolici dal momento più alto
della carità, che è la politica, sta provocando catastrofi.

Bartolo Ciccardini