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TAURIANOVA (RC), SABATO 27 APRILE 2024

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La legge è uguale per gli altri Riflessioni sarcastiche del giurista blogger Giovanni Cardona sullo stato dell’arte giudiziaria

La legge è uguale per gli altri Riflessioni sarcastiche del giurista blogger Giovanni Cardona sullo stato dell’arte giudiziaria
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Urlare, insultare, imitare, dire sconcezze, offese e spropositi sono gli elementi che costituiscono e fondano la comunicazione di massa, mutando sistematicamente le modalità di trasmissione dei nostri messaggi a discapito dell’indispensabile argomentare.
La necessità ormai generalizzata, sino a divenire salottiera, di un certo modo di parlare turpiloquiando (neologismo) serve a nascondere la mancanza di argomentazioni.
Del che offre prova immediata e manifesta la produzione cinematografica.
Il romanzo “L’idiota” di Fëdor Michajlovič Dostoevskij trasposto cinematograficamente da un colto regista, può imbattersi nella concorrenza imitatrice e non emulatrice di un solerte cineasta, il quale produca e commercializzi: Il Folle, L’Ebete, Lo Scemo, Il Mentecatto, finché un innovativo e geniale neorealista produca il lungometraggio campione di incassi ai boxoffice “Lo stronzo” esaurendone la vena ispiratrice.
Tuttavia, tra l’Idiota, il Fesso e L’imbecille c’era qualche dettaglio, qualche sfumatura psicologica e ambientale diversa che, in fondo poteva dare contezza giustificatrice alle varie produzioni suggerendo anche raffronti interpretativi da parte di eruditi cinèfili.
Oggigiorno siamo all’elettroencefalogramma piatto!
Le statistiche giudiziarie ce ne danno penosa riprova: il reato di truffa, che costituiva il primato civile degli italiani, quel reato che rappresentava la supremazia dell’invenzione e della creatività sulla ricchezza bruta, l’estro armonico del diritto penale, il cimento della fantasia criminologica, oltre a vivere di vita grama, rasenta l’estinzione.
Da decenni nessun romano riesce a vendere il Colosseo, nessun napoletano Castel dell’Ovo o un veneziano Palazzo Ducale.
Le sole truffe sono quelle perpetrate contro lo Stato!
In Tribunale si processano solo vigliacchi e prepotenti: spacciatori, concussori, rapinatori, violentatori, estortori; tutta gente che approfitta della forza bruta, dell’autorità, della debolezza del prossimo; nessuno che usi estrosamente il cervello da distinguersi anche come variante nella esecuzione di un piano criminoso lambente un copione da film d’azione o d’antan! (vedi Totò, Peppino e i fuorilegge, La banda degli onesti, Totòtruffa ’62)
Al declino cominciato molti lustri fa, un contributo corposo è stato dato dalla giurisprudenza della Suprema Corte, la quale nella sua immane opera di atrofizzazione cerebrale è stata coadiuvata dalle incartapecorite pubblicazioni universitarie, le quali più che immettere zaffate di nuovo hanno copiosamente accumulato citazioni della Corte regolatrice.
Se è vero che la Corte di Cassazione nella sua opera di salvaguardare l’uniforme interpretazione della legge, prema perché i suoi precedenti siano cosa giudicata non nel fatto ma nel principio giuridico espresso, è parimenti vero che, non potrà diventare l’ipse dixit per gli avvocati, caducati così del loro estro interpretativo e professionale.
Per una pletora di giureconsulti omologati è facile prendere la parola e nella loro stenografica brevità, dinanzi all’afono giudice turnista senza volto, rifarsi ossequiosamente e pedissequamente a tutta la giurisprudenza del supremo collegio.
Questo modo di rappresentare e difendere ha l’acre sapore di un turpiloquio intellettuale, sarebbe molto più consono e rivoluzionario alzarsi dallo scranno defensionale e proferire: “Eccellenze, in tutta umiltà non sono d’accordo con il vostro costante ed inveterato insegnamento, nemmeno a sezioni unite. Cercherò di dimostrare alle vostre illuminate ed adamantine menti, sulla scorta della acutissima dottrina che avete studiato all’università, che siete da molti lustri in evidente e reiterato errore interpretativo”.
Vedremo se servirà l’ambulanza!