La lanterna di Diogene
Giuseppe Larosa | Il 27, Mag 2012
Cinque paladini sidernesi uniti per la loro “democrazia” a cura di GIUSEPPE LAROSA
La lanterna di Diogene
Dimissioni reali oppure propaganda spicciola? Cinque paladini sidernesi uniti per la loro “democrazia”
a cura di Giuseppe Larosa
«Democrazia» e «Stato di diritto». Concetti che sono stati espressi, ma non applicati, in questi giorni da parte di chi ha voluto inscenare un’azione che a mio avviso sa molto di propaganda, alla ricerca della “visibilità perduta”. Mi riferisco alla paventata “minaccia” da parte dei cinque consiglieri comunali del Partito democratico di Siderno, all’indomani dell’operazione giudiziaria denominata “falsa politica”. Che ha portato all’arresto di alcune persone, tra cui l’ex esponente di centrosinistra, ripeto, anzi lo ascrivo in maiuscolo, “Centrosinistra” perché ex consigliere regionale del partito socialista ed ora nel Pdl, Cosimo Cherubino. Di colpo, come folgorati sulla “via di Damasco”, cinque condottieri della legalità mettendosi in “coda alla magistratura” e riempiendosi la bocca di democrazia, ma non considerando le “ripercussioni che potevano avere sulla collettività” avevano minacciato le dimissioni dal proprio ruolo che la stessa democrazia gli consente.
Ma un partito, seppur di opposizione, deve ricorrere a questi metodi per cercare di dire alla gente, “ehi, vedete che non esistiamo”? E se la loro azione provocasse un ipotetico scioglimento del consiglio comunale per infiltrazioni mafiose, cosa ne resterebbe della loro coscienza quando guarderebbero in faccia i cittadini sidernesi? A Sidereo, le elezioni ci sono state li ha vinte Riccardo Ritorto, voluto da un voto popolare così come stabilisce la Costituzione italiana, se questo voto è stato libero o meno lo stabilirà la Magistratura, ma diamogli il tempo (per diamine!). A chi giova se un partito che dovrebbe attuare le condizioni reali di democrazia si astiene dal proprio ruolo democratico addirittura sottraendosi da quel voto che i cittadini gli hanno dato ed addirittura dire che loro nel consiglio comunale non ci andranno? Sono interrogativi che hanno un peso ma devono avere una risposta che non è quella della solita pappardella “dell’agibilità democratica” compromessa o altro ancora. Ma questa agibilità democratica assente chi l’ha stabilita, i cinque esponenti del Pd? Siamo seri.
Un partito non si costruisce con gli slogan scontati accodandosi ad un’inchiesta giudiziaria, un partito cresce con le idee e con i programmi politici che non sono mere propagande di far parlare di se solo perché si cavalca l’onda del giustizialismo a tutti i costi. Non credo sia il caso dei consiglieri del Pd ma è uno “sport” che praticano in tanti in questo paese, cavalcare l’onda delle azioni della magistratura e porre in essere la loro visibilità per accrescere i propri consensi. E tra un concetto reale di antipolitica che sta crescendo insieme ad un concetto nazional-populista ecco che riappare lo spettro della rivolta sociale in un concetto amorfo di cultura della democrazia.
Sicuramente nella locride c’è un’infiltrazione delle ‘ndrine che condiziona il territorio e lo fa sostanzialmente, prova ne sono le ultime inchieste che hanno portato all’arresto politici, imprenditori ed altre persone sospette di avere odore di ‘ndrangheta. Certamente, ci vorrebbe un’azione forte ed incisiva della politica, ma che non sia quello di sottrarsi alle responsabilità cui sono state investite; ma di proseguire nel loro ruolo di politici nell’esercizio della loro investitura. E poi, andando in consiglio comunale e dire le proprie idee, ma dirle ad alta voce insieme alle loro ragioni ed a quello che pensano. E se il caso anche denunciare pubblicamente la questione annosa dell’infiltrazione mafiosa e della cosiddetta inagibilità democratica. E dopo, ma solo dopo, andare dal prefetto e portare a conoscenza quello che hanno raccolto fattivamente e sostanzialmente, così come le prove della loro idea o meglio del loro concetto di non rispetto della democrazia, non prima. Perché prima occorre attendere il risvolto ed il lavoro della magistratura non stando dietro, in coda, ma di lato osservandoli attentamente ed a testa alta. Questa è anche democrazia ma soprattutto libertà di esprimerla.
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