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TAURIANOVA (RC), MARTEDì 30 APRILE 2024

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La lanterna di Diogene

La lanterna di Diogene

Taurianova, quando la politica non è un’arte ma cos’è? E gli “Altri” stanno a guardare.

a cura di GIUSEPPE LAROSA

La lanterna di Diogene

Taurianova, quando la politica non è un’arte ma cos’è? E gli “Altri” stanno a guardare.

 

a cura di Giuseppe Larosa

 

 

C’è qualcosa di più forte che mi spinge a (ri)scrivere di nuovo della città di Taurianova e delle sue “povere e tristi” vicissitudini che la stanno distinguendo in questi giorni. Tema che non avrei voluto affrontare per svariati motivi, uno tra tutti, il clima di intolleranza e di astio che vige da parte delle contrapposizioni politiche che operano in città, maggioranza ed opposizione (in consiglio comunale), il “resto” è neutrale agli eventi e non issa nemmeno più la bandiera.

Certo, mai che io ricordi, pur scavando tra le pareti più nascoste della mia mente c’è stato un clima di odio, di rabbia e di dialettica della contrapposizione dura, tanto che si è persino toccato il personale invadendo l’intimo delle persone coinvolte. La loro dignità, la loro storia e le loro debolezze umane insieme agli errori che ogni essere umano in quanto tale commette nella propria vita vissuta. Ma questo non deve e non dovrebbe far parte della dialettica politica, così come nemmeno le aggressioni verbali contro chi magari è stato contrario all’espressione del voto che ognuno dei protagonisti rappresentava. Qui non si tratta di uno stadio e non ci sono gli “ultrà”, ma c’è gente che cerca di capire, che osserva, che propone, che critica e che svolge ogni elementare azione che uno stato democratico e libero gli consente. Ma anche (affermazione Uolteriana), in un concetto di convivenza di stato democratico, occorre fare i conti con beoti e pusillanimi, così come con cani da guardia e cortigiani, che per forza di cose devono essere rispettati, a prescindere, dalla loro “condizione”.

Non desidero e non intendo nemmeno entrare nelle beghe politiche, l’ho fatto altre volte ed ho espresso chiaramente le mie idee ed i miei concetti. D’altronde Seneca disse che, «Chi osserva troppo le cose altrui non gode le proprie», e quando l’ho fatto, purtroppo non solo non ho goduto ma mi sono preso le peggiori ingiurie e “Qualcuno (scritto in maiuscolo non per caso)”, addirittura mi ha anche tolto il saluto (certo è stata dura reggere a questa privazione, tanto che ho perso la fame e il sonno, ahimé!), però faceva parte del gioco ed io so giocare abbastanza bene, come so anche attendere (sic).

Questa volta però, vorrei soffermarmi e riflettere sui cosiddetti “altri”, i neutrali, quelli che hanno perso la loro bandiera per strada che non alzano le vele, non navigano, non guardano il mare in tempesta né fanno come i gabbiani che svolazzano sopra le onde. Quelli che per loro il mare è sempre in quiete e che stanno sdraiati all’ombra di una pensilina ad osservare l’alba ed il tramonto come se fosse un tutt’uno. Chi sono? “Elementare Watson!”, le forze neutre di questa città, il cosiddetto (o presunto) CentroSinistra (Centro).

E per capire meglio e farla breve (giustamente), a seguito di un produttivo colloquio fatto una sera nella villa della città con illustri interlocutori. Parto dal lontano quadriennio 1993-1997, sindaco Emilio Argiroffi, ultima gloria per la sinistra alla guida della città (e l’unica se leggiamo bene la storia). C’è stata una rivoluzione delle coscienze, forse l’unica e vera “rivoluzione culturale”, dopo la triste vicenda del primo scioglimento di un consiglio comunale per infiltrazioni mafiose nella storia d’Italia. Utilizzo il termine “Rivoluzione”, perché in quel preciso momento storico ha vinto la Sinistra. Solo la Sinistra. Premiata per la sua coerenza, il suo rispetto per la legalità e per il senso dello stato che in quel momento rappresentava sia per i suoi uomini che per la storia di quegli uomini (semplici).

Ad onor del vero una seconda rivoluzione delle coscienze c’è stata nella tornata elettorale successiva quando fu eletto Rocco Biasi, anche se in quel preciso contesto resto dell’idea che non fu Biasi a vincere ma il centrosinistra a perdere. Era riuscito a tenere ancora fuori dai giochi parte della politica che non aveva fatto un granchè di bene a Taurianova, però è riuscito a scrivere 10 anni di storia amministrativa (persino vincendo illegalmente per la terza volta, ma questa è stata sempre causa di chi ha sofferto di “tafazzismo”, ma è un’altra storia). Poi c’è stato l’avvento di Domenico Romeo, e in quel contesto amministrativo si è votato di più per andare contro Biasi (che in quei dieci anni ha prodotto diverse inimicizie politiche oltreché ad una certa stanchezza della popolazione taurianovese), che per Romeo stesso (al ballottaggio). Poi l’ennesima triste vicenda dello scioglimento per infiltrazione mafiosa e poi ancora oggi Romeo (sic!).

Morale di tutto questo per dire cosa? Semplicemente per capire questi silenzi impassibili e queste inerzie politiche delle forze di centrosinistra che in teoria sono le “vergini” della politica di questa città, dal 1997, quasi 15 anni, che non amministrano, che non contribuiscono a nessuna iniziativa amministrativa e che possono dire cose nuove anche con vestiti vecchi. Gli unici che possono chiedere sia a chi c’è stato prima che a chi c’è adesso cosa succede, magari facendo domande (anche scomode). Ripristinare la buona politica o cercare di farlo, costruendo una dialettica politica democratica, libera ed aperta comprensibile a tutti. Primo tra tutti il Partito Democratico che è un grande partito e dovrebbe tirare i fili della sorte e trasmettere agli altri come Sel, Idv, i vari “comunisti” ed altri, le condizioni di un normale dibattito politico, così trovando le risposte giuste che una città attende, oramai, da molto tempo.

lalanternadidiogene@approdonews.it