Taurianova, città assente o semplicemente stanca? Cos’è il concetto reale e quali i limiti esso comporta, tra un fatto delittuoso e la reazione sociale per dei tristi eventi? È condizione questa della fragilità di un territorio, oppure semplicemente la consapevolezza che è meglio farsi i fatti propri senza interferire né commentare (e/o approfondire)?
a cura di GIUSEPPE LAROSA
La lanterna di Diogene
Taurianova, città assente o semplicemente stanca? Cos’è il concetto reale e quali i limiti esso comporta, tra un fatto delittuoso e la reazione sociale per dei tristi eventi? È condizione questa della fragilità di un territorio, oppure semplicemente la consapevolezza che è meglio farsi i fatti propri senza interferire né commentare (e/o approfondire)?
a cura di Giuseppe Larosa
Cos’è il concetto reale e quali i limiti esso comporta, tra un fatto delittuoso e la reazione sociale per dei tristi eventi? È condizione questa della fragilità di un territorio, oppure semplicemente la consapevolezza che è meglio farsi i fatti propri senza interferire né commentare (e/o approfondire)?
Possiamo azzardare diversi “perché” ed allo stesso tempo porli all’attenzione insieme ai tanti quesiti e le consuete sollecitazioni verso la pubblica opinione, alle forze sociali, alla politica, alla chiesa ed a tutti gli “uomini di buona volontà”. Ma che senso avrebbe mai, se il contesto che noi descriviamo è sordo o peggio, fa finta di non vedere, non sentire e di conseguenza non parla?
Appellarsi alla “cultura” contro l’inerme disattenzione per avere una reazione della città, così come ha scritto il sociologo Mimmo Petullà, in un suo pezzo (quasi patriottico), è impresa ardua e quasi impossibile. Basti riflettere e capire con estrema semplicità che le razioni così bramata sono invisibili in termini di sostanza sociale e culturale, specie all’indomani (e tutt’oggi) dal gravissimo attentato subito dal sindaco Domenico Romeo (per l’uccisione di un suo cavallo per via di un potente ordigno esplosivo).
Leggo spesso e volentieri gli interventi del sociologo Petullà anche se qualche volta mi perdo (ammettendo che tale “perdizione” è un mio “disagio” culturale), ed apprezzo il suo prodigarsi a trasmettere un segnale per il risveglio delle coscienze, che seppur non appellandomi al pessimismo leopardiano temo che il tentativo è visibilmente vano. Alla gente come al resto (politica ed altri), sembra che poco importi di quanto accade vicino al proprio orticello, ed i motivi nessuno li vuole dire. Perché un motivo ci sarà sicuramente? Anche la stampa non ha dato un risalto eccessivo e sensibile, ma si è limitata nei meandri del giusto ordine e della formalità di divulgazione della notizia. Perché?
Ho cercato di fare una sorta di confronto tra alcuni attentati subiti da amministratori in questi ultimi anni ed ho notato subito che quasi tutti gli amministratori danneggiati hanno avuto un seguito sostanziale in termini di solidarietà come espressione fattiva, di vicinanza e di supporto. In Calabria ci sono più di quaranta amministratori che hanno subito attentati. Nel caso del sindaco Romeo, purtroppo, come avevo scritto (e previsto) in un una nota di alcuni giorni fa, oltre la formalità dell’attestato sotto forma di comunicato stampa, c’è stato null’altro che il vuoto. Totale.
Vorrei ricordare un episodio tra tutti, la lettera inviata al sindaco di Rosarno Elisabetta Tripodi da parte del boss Rocco Pesce, e ricordo l’eco nazionale che si è formato per quella “minaccia” ai danni di un amministratore che vive e opera nella Piana di Gioia Tauro ed in un centro non certo famoso per la trasparenza e la legalità. In questi casi siamo di fronte ad una cultura della reazione alla minaccia “serie A e di serie B”? Ho riflettuto molto sulle ultime righe del ragionamento di Petullà, e che riporto, quando asserisce che «Ci sarebbe da chiedere, al contrario, se nel nostro paese la cultura dal canto suo – abbia risposto alle sfide, che si sono susseguite e imposte. Si è convinti, a questo proposito, che non ci siano affermative risposte, di fronte a un perentorio e desolante no! Difatti, mai come in questo convulso periodo è possibile cogliere la disattenzione di una considerevole parte di quei cittadini, considerati – o consideratisi – più intellettualmente sensibili e visibili». Con queste righe si avvalora una tesi che potrebbe essere definita come la cultura della disattenzione collettiva ossia di quella parte di società visibile o meno, rimasta praticamente in silenzio e inerme, senza battere ciglio o spendere qualche parola a difesa e di trasmettere coraggio ad un uomo che rappresenta un’istituzione pubblica, minacciata dalla violenza criminale. È un qualcosa che ci dovrà far riflettere in futuro perché su questi eventi occorre pur darla una spiegazione. Così come occorre anche dire, per dovere di cronaca, che molti attestati di stima sono stati alquanto insidiosi e intrisi di dubbi che non hanno fatto altro che alimentare una “non reazione” così come viene denunciato a chiare lettere. Mi riferisco agli attestati di solidarietà rivolti all’uomo e non al sindaco ad esempio, pratica molto diabolica insieme agli altri attestati che contenevano accuse di “omertà” insieme a tante altre invettive che hanno fatto sì che un semplice attestato di stima divenisse un documento politico sferrato nei suoi minimi particolari. Ma anche questo è un gioco che in politica ci potrebbe stare, basta semplicemente avere la corretta e giusta tolleranza di ascoltare per poi dare le risposte, ecco qual’è la cultura che forse ancora manca in questo paese. La tolleranza nell’abbracciare le idee anche se diverse dai nostri pensieri. Ed è così che allora (forse) potremmo definirci civiltà matura, culturalmente preparata e di conseguenza pronta a reagire, ma soprattutto a rispondere ai tanti perché di questi giorni nati da dubbi e riserve sociali.
Una volta lessi un libro che conteneva una frase che mi ha colpito particolarmente ed è stata compagna della mia vita, «Ci sono casi in cui bisogna imbrigliare le proprie forze: non è sempre lecito mutare il corso del vento, né deviare il letto dei fiumi».
lalanternadidiogene@approdonews.it