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TAURIANOVA (RC), LUNEDì 29 APRILE 2024

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La lanterna di Diogene

La lanterna di Diogene

“Il lavoro non deve essere sfruttamento d’un uomo ad opera di un altro uomo, che detiene nelle sue mani il capitale e il potere politico” disse il Socialismo. Va bene, ma quando si è dato il capitale in mano allo Stato e lo Stato in mano a capi “proletari”, cessa il lavoro di essere sfruttamento di uomini da parte di altri uomini? Gli schiavi del terzo millennio

a cura di GIUSEPPE LAROSA

La lanterna di Diogene

“Il lavoro non deve essere sfruttamento d’un uomo ad opera di un altro uomo, che detiene nelle sue mani il capitale e il potere politico” disse il Socialismo. Va bene, ma quando si è dato il capitale in mano allo Stato e lo Stato in mano a capi “proletari”, cessa il lavoro di essere sfruttamento di uomini da parte di altri uomini? Gli schiavi del terzo millennio

 

a cura di Giuseppe Larosa

 

 

Quando osservi degli uomini che brancolano nel buio in preda al pericolo, a volte a piedi ed a volte sopra qualche bici arrangiata per l’occasione, pensi alla fortuna di chi dorme sonni tranquilli dopo aver effettuato uno sfruttamento della miseria senza avere un benché minimo senso di pietà. Capita spesso che tali episodi si verifichino in quei posti come Rosarno o come Corigliano Calabro, dove vige il senso delle “terre senza leggi”; in cui regna il senso dello sfruttamento e dove per pochi spiccioli di euro si lavora fino a dodici ore di lavoro per la raccolta di agrumi (molto spesso le clementine), una forma di xenofobo schiavismo che non è accettabile, ma che purtroppo esiste ancora alle soglie del terzo millennio. Certamente non occorre minimamente generalizzare né vorrei farlo in questi contesti, ma semplicemente porre all’attenzione che adesso la crisi economica sta mettendo in ginocchio il territorio, ma negli anni passati questo sfruttamento in pieno sviluppo economico, ai danni dei poveri immigrati, c’è stato e sarebbe da sciocchi sottovalutare la questione mettendo la testa sottoterra come gli struzzi: attività che in molti hanno fatto negli anni passati.

Il filosofo francese Bergson disse che «L’umanità geme, per metà schiacciata sotto il peso dei progressi che ha fatto», questo progresso è un peso che ancora ai fini dello sviluppo nella civiltà del lavoro e del rispetto per la tolleranza per il non sfruttamento non ha ancora fatto passi importanti.

Occorre però dire che gli allarmismi letti in questi giorni in alcuni quotidiani locali su un eventuale rischio del ripetersi una seconda rivolta, così come accadde nel gennaio del 2010, sono totalmente infondati in quanto la situazione è ben diversa e le condizioni sociali non lo permetterebbero, vista la grave crisi che sta interessando il settore agrumicolo.

Aprire una riflessione sociologica in merito ai contesti sopra citati è una condizione obbligatoria e fondamentale. Inutile dare motivo ai tanti uomini della politica, come ai tanti operatori della stampa (pseudo cronisti e surrogati vari), che non perdono occasione di lanciare invettive solo per fare vendere qualche copia in più ai propri giornali, dicendo assurde baggianate senza capo né coda.

Nessuno ha mai posto in essere che alla base di molti disagi ci sia la disperazione di uomini, e dico, uomini che per una miseria rischiano la vita e sfidano quotidianamente la realtà di un territorio in preda al dominio delle cosche mafiose e di qualche caporalato che li sottomette senza pietà a propri voleri, giocando indegnamente sulle loro disgrazie e sulle loro paure. Da agosto il caporalato è un reato punibile con il carcere fino a otto anni, ma in merito a ciò nessuno credo se ne sia accorto.

Purtroppo c’è anche la piaga dell’omertà che impera in questi drammatici contesti come quello “del non vedere e del non parlare”, vizio che gli immigrati hanno imparato dagli italiani. C’è la testimonianza di un tunisino a Corigliano Calabro che stando male voleva andarsene, ma il “padrone italiano” gli ha detto: “o finisci o ti sparo”. Molte volte le giornate di lavoro le segnano alle mogli dei “padroni” ed al povero immigrato resta solo la magra fetta di una miseria che mai potrà assaporare come vorrebbe, vivendo pressato tra insulti e minacce. E la cosa che noti subito sono le schiene curve di questi poveri “schiavi” del padrone di turno in una terra senza legge.

Per non parlare delle cifre che alimentano le truffe all’INPS che riguarda i falsi braccianti, sono cifre da capogiro dove l’INPS poteva risparmiare oltre una decina di milioni di euro, ma questo è solo la continuazione di un problema che sempre più andrà avanti finchè le coscienze dormiranno ancora.

Milan Kundera nella sua “Insostenibile leggerezza dell’essere” scrisse che «L’umanità sfrutta le mucche come il verme solitario sfrutta l’uomo: si è attaccata alle loro mammelle come una sanguisuga. L’uomo è un parassita della mucca; questa è probabilmente la definizione che un non-uomo darebbe dell’uomo nella sua zoologia».

lalanternadidiogene@approdonews.it