Editoriale di Bartolo Ciccardini
La domenica andando alla Messa…
Editoriale di Bartolo Ciccardini
Questa mattina, andando alla messa, ho trovato una novità. Celebra la messa “grande”,
quella del parroco, il giovane prete dei ragazzi, don David, che non vedevo da mesi.
Ma dove è stato don David? Forse nelle missioni dell’Uganda , quelle per cui raccogliamo
le offerte questa domenica?
Don David è giovane, un ragazzo alto e figlio di italiani all’estero. Ha un modo
di parlare semplice, saltellante senza periodi interi e costruiti e si occupava dei
giovani. In compenso sorride sempre, come un bambino felice. La chiesa è piena di
ragazzi. Fra questi ci sono due gemelli, nella panca avanti alla mia, molto belli,
ma un po’ agitati, con un papà, una mamma ed un’altra signora,che si occupano di
loro.
Quando incomincia la messa mi preoccupo che i due bambini non disturbino la cerimonia.
Poi mi accorgo che sono ragazzi particolari, mi rendo conto dell’amore impagabile
da cui sono circondati e mi vergogno della mia preoccupazione per loro, che sono
certamente più degni di me di partecipare a questa mensa, ed anni luce più vicini
di me al crocifisso che presiede questa cerimonia. Canto gli inni dei ragazzi con
l’intenzione di prestare loro la mia voce stonata.
Parla Don David con il suo periodare a piccoli balzi ed interruzioni. Dice quanto
sia felice di ritrovarsi qui dove ha detto la prima messa e dove ha lavorato per
cinque anni. Scopro che non è andato in Uganda, ma molto più lontano: ora lavora
in una parrocchia sulla Casilina. Ci sorprende perché dice di aver, per l’occasione,
scritto l’omelia. Ride, l’assemblea ride con lui e scoppia il primo applauso. Legge
le prime due righe e dimentica il resto delle due paginette. In compenso scandisce
bene i due concetti che ci porge, sempre sorridendo.
Questa domenica si legge l’episodio di Zaccheo, l’esattore delle tasse che era salito
sul sicomoro per vedere Gesù, che quel giorno passava per la bassa Gerico, lungo
la strada che lo portava alla più alta Gerusalemme che uccide i suoi profeti. Gesù
di Nazareth si autoinvita a casa di Zaccheo, dove avrebbe certo trovato un pasto
migliore dei soliti, ma non per questo motivo. Dirà infatti, alla fine del pranzo
e dopo la conversione di Zaccheo: sono venuto per ritrovare quelli che sono perduti.
E Zaccheo dice: “Signore , darò il cinquanta per cento dei miei averi ai poveri e
restituirò il quadruplo di quello che ho rubato”. Nel mio inveterato cinismo politico
faccio fatica a cacciare il pensiero che Zaccheo, finalmente, si comporta da buon
cittadino
osservando una alta pressione fiscale del cinquanta per cento in favore dei poveri
e decidendo una inportante redistribuzione della sua ricchezza rubata. Forse anche
in Italia avremmo bisogno di una visita di un Gesù di Nazareth?
Don Davide ci spiega il suo primo concetto. Siamo tutti Zaccheo perché tutti vorremmo
vedere il volto di Gesù. E lo vedremo. Siamo tutti Gesù perche cerchiamo Zaccheo.
E ci ricorda semplicemente quel suo andare casa per casa a cercar di benedire case
di sconosciuti. E ci racconta il suo primo battesimo di una bambina (“Dov’è ora?
Eccola, e là, Valentina!” Applauso e molte lacrime) e poi racconta la sua prima estrema
unzione data a Nicola che ha “accompagnato” con la preghiera fino alla porta del
Paradiso”. (A questo punto, silenzio ed altre lacrime).
Il secondo concetto di don David è singolare. Parte dalla nostalgia di quei suoi
5 anni trascorsi qui: “Ancora oggi, quando c’è da fare qualcosa nella nuova parrocchia
dico: noi facevamo cosi”. E ride: “Dico a loro”noi” pensando a quelli che siamo qua
dentro e loro, li chiamo “voi!” .Per giustificarsi spiega cosa è la parrocchia. E’
una parola che nasce dalla unione di due parole greche: para e oikos, che significano
“vicino” e “casa”.Quindi è il nostro vicinato, il nostro territorio, i nostri fratelli.
Una casa allargata dove ci si conosce e si decide assieme.
Il mio cinismo politico mi fa fare un balzo. Allora è vero, allora è possibile fare
le primarie in parrocchia, senza tessere false e fra persone che si conoscono ed
hanno veramente Qualcuno in comune. (E non si spaventino, leggendo queste righe coloro
che non mi conoscono, non sto proponendo né un partito confessionale, né un partito
clericale e, forse, neppure un partito. Penso solo che dovremmo occuparci dei poveri,
ma anche del nostro povero paese).
Don David si commuove, estrae il fazzoletto ed intona con una forza proporzionata
alla voglia di piangere, il Credo. Don Luigi, grande, maestoso, che dicono essere
di temperamento molto forte si avvicina , dopo il Credo, con le ampolline del Lavabo
e, rubando il mestiere ai chiericati, porge l’acqua per lavarsi le mani al suo giovane
ex- garzone.
Il tramestio che fanno i due bambini migliori di noi si perde nella gioia generale,
Il gruppo dei sacerdoti anziani concelebra, avendo per primo celebrante Don David.
Nelle comunicazioni finali il parroco prende la parola e dice che questa cerimonia
è avvenuta con due mesi di ritardo perché, per un mese, ha litigato con il vescovo
ed un altro mese ci è voluto per farsi passare l’arrabbiatura. Avrebbe voluto dire
qualcosa di più dolce, ma non gli è riuscito. Per non commuoversi ha ordinato: Dai,
vai avanti con questa santa benedizione. E don David ci ha benedetti.
Fuori della porta della chiesa saluto un amico che fece un qualche apprendistato
presso di me. Il discorso va per forza alla nostra situazione politica. Mi dice:”
Da sempre la politica è comando e controllo. Questo paese muore perche non c’è più
il controllo ed il comando e ridotto a poche piccole zone.” Mi rendo conto che c’è
del vero i questa analisi e cerco di andare al punto della questione:” Finisce una
epoca iniziata con la rivoluzione francese, quando il comando- controllo è passato
dalla monarchia e dalla legittimazione divina alle organizzazioni che avevano la
loro legittimità nell’opinione pubblica e nelle organizzazioni sociali. Per due secoli
i partiti hanno fatto la storia sia democratica, sia persino dittatoriale. “
Il mio amico replica:” Forse Grillo aveva avuto l’intuizione giusta pensando ad un
diverso legame di compartecipazione allo Stato. Ma si è perduto per strada. Ci sarebbe
bisogno di nuove analisi. Ma chi le farà?”
Mi azzardo a dire:”Si deve ripartire con nuove forme di aggregazione ed i cattolici
avranno qualcosa da dire. Questi che hanno pregato con noi potrebbero dar vita ad
un impegno speciale , magari con delle primarie o nuovi modo di costruire una stato
partecipato”.
Mi risponde sfiduciato: “Ma non ci sono più i cattolici!”
Rispondo: “Son minoranza , è vero, ma sono la minoranza più presente e con le idee
giuste sulla pace, sulla famiglia umana, contro la finanza irresponsabile e, qui
in Italia, sono gli unici che ancora credono nell’Europa”.
“Non ti illudere, non andranno più a votare!”
L’assemblea allegramente rumorosa si incammina verso un tendone dove c’è un discreto
buffet organizzato dalle donne in onore di Don David. Il ricavo andrà in Uganda.
Poi nel teatro parrocchiale ci sarà una bello spettacolo di canzoni e di storie romane.
Ma Cristo è ancora romano, come asseriva Dante? Forse ugandese? Chissà!