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TAURIANOVA (RC), SABATO 27 APRILE 2024

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Cassazione conferma condanna per Peppe Scopelliti Deve scontare una condanna definitiva a 4 anni e 7 mesi di carcere

Cassazione conferma condanna per Peppe Scopelliti Deve scontare una condanna definitiva a 4 anni e 7 mesi di carcere
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La Suprema Corte ha rigettato il ricorso del politico calabrese e ha confermato la sentenza d’appello del processo sul “Caso Fallara”. I giudici hanno ridotto però di 5 mesi, per la prescrizione del reato di abuso d’ufficio, la condanna a 5 anni a Scopelliti che ora dovrà scontare una pena di 4 anni e 7 mesi di carcere per falso in atto pubblico. I giudici hanno hanno anche ridotto l’interdizione perpetua dei pubblici uffici a soli 5 anni. Il politico ora dovrà costituirsi. Titoli di coda anche per il “modello Reggio”, già schiacciato dalla Prefettura e dal ministero dell’Interno che nel 2012 prima proposero e poi sciolsero per infiltrazioni mafiose il primo Comune capoluogo di provincia. All’ex sindaco non resta che varcare la porta del carcere per scontare la sua pena. Il processo di primo grado, sulle voragini finanziarie di Palazzo San Giorgio, si era concluso con la sua condanna a 6 anni, dopo diventati 5 davanti a una Corte d’appello che ha sempre sposato l’impianto accusatorio della Procura.

LA STORIA
L’inchiesta sul “Caso Fallara” ha travolto Scopelliti, per lungo tempo il simbolo di quella “Reggio da bere” che, però, ha portato al tracollo finanziario del Comune. Un tracollo che, evidentemente, era il prezzo di una città usata come trampolino di lancio per la sua carriera dal  Movimento sociale italiano, poi uomo politico  in calabra di Silvio Berlusconi e, dopo ancora, il passaggio nel Nuovo Centrodestra di Angelino Alfano ministro dell’interno . L’ex sindaco di Reggio Calabria   si è candidato all’Europee del 2014 non riuscendo ad essere eletto. Una sconfitta sonoramente che lo ha allontanato anche da Angelino Alfano, aprendogli la strada che porta a Francesco Storace e al suo Movimento nazionale per la Sovranità che, alle ultime politiche del 4 marzo, in Calabria ha sostenuto la Lega di Matteo Salvini. La Cassazione ha messo il sigillo all’inchiesta dei pm Sara Ombra e Francesco Tripodi (non più in servizio a Reggio) secondo cui l’ex sindaco Scopelliti è ritenuto il principale responsabile dello sfascio economico della città. “La situazione finanziaria del Comune di Reggio Calabria era nota nei minimi dettagli” aveva detto in aula il sostituto procuratore Ombra durante la requisitoria. Nel febbraio 2014 fornì al Tribunale una rappresentazione plastica dei disastri lasciati nelle casse del Comune dall’amministrazione Scopelliti, bacchettata prima ancora che dai giudici penali anche da quelli contabili: “Ci sono state almeno 3 o 4 deliberazioni della Corte dei Conti che attestano come i bilanci del Comune erano falsi.

Che quei bilanci erano falsi era evidente”. Non si pagavano le bollette dell’Enel, i debiti nei confronti delle società partecipate, quelli di fronte al commissario per l’emergenza rifiuti. Per la Procura non sono stati pagati finanche 20 milioni di trattenute Irpef. Fatti che, secondo il pm Ombra, non possono “essere messi in discussione. C’era una situazione disastrosa. – è sempre la requisitoria del processo di primo grado – I bilanci erano frutto di artifici contabili e di falsità perché non rappresentavano quello che c’era nella realtà. Tutti ne erano consapevoli e i revisori dei conti hanno sistematicamente omesso di dire la verità. Due primati ha questo Comune: dissesto finanziario e infiltrazione mafiosa”. La Suprema corte ha anche rigettato il ricorso anche dei revisori dei conti Carmelo Stracuzzi, Domenico D’Amico e Ruggero Ettore De Medici che sono stati così condannati definitivamente a 2 anni e 4 mesi di reclusione. Per i magistrati, in sostanza, a Palazzo San Giorgio c’era una vera e propria dittatura della dirigente Orsola Fallara, morta nel 2010 per aver misteriosamente ingerito dell’acido a distanza di poche ore da una conferenza stampa. In quell’incontro con i giornalisti, indetto subito dopo l’avvio dell’inchiesta da parte della Procura, la consulente del Comune si era dichiarata disponibile a fornire tutte le spiegazioni ai pm ma non ha fatto in tempo.