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TAURIANOVA (RC), VENERDì 03 MAGGIO 2024

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Intitolazione piazza Orange di Reggio Calabria a Giorgio Almirante

Intitolazione piazza Orange di Reggio Calabria a Giorgio Almirante

Le opinioni del partito Fiamma Tricolore

Intitolazione piazza Orange di Reggio Calabria a Giorgio Almirante

Le opinioni del partito Fiamma Tricolore

 

 

Riceviamo e pubblichiamo:

Immaginavamo e avremmo sperato che la nostra proposta di intitolare piazza Orange a Giorgio Almirante, supportata da una raccolta di firme fra i cittadini e da un sondaggio su internet strafavorevole, avrebbe potuto animare un dibattito fra le parti, energico ma costruttivo. Ci sbagliavamo. L’intitolazione di una piazza ad Almirante avrebbe dovuto essere occasione di riflessione per tutti i partiti in un momento in cui il mondo della politica è attraversato interamente da una radicale crisi di valori e di identità, tanto da essere sempre più lontana dalle simpatie della gente, e soprattutto sempre più lontana dal suo sacro ruolo di guida della collettività. Stiamo invece assistendo ad una serie di note stampa e di deliranti commenti sul web, in particolare su facebook, assolutamente privi di qualsiasi contenuto culturale o politico, e che rivelano, in maniera esplicita come la sinistra sia totalmente incapace di confrontarsi con alcuno e di esprimersi in termini costruttivi poiché ancora fortemente ancorata a nostalgie di una stagione caratterizzata dall’odio cieco verso l’avversario. Nessuna argomentazione, nessuna riflessione o ragionamento logico è stato asserito a sostegno della propria contrarietà alla nostra proposta. Solo una serie di strali e invettive cariche di odio e di veleno verso la figura di Almirante, spesso mere, pretestuose e false illazioni, e soprattutto nessuna considerazione né forma di rispetto verso l’espressione popolare democraticamente e legittimamente manifestata attraverso una petizione impeccabile rispetto alle norme sancite dal regolamento comunale né verso l’iter burocratico-amministrativo avviato. D’altronde non ci fa meraviglia il fatto che la sinistra da sempre si ammanti di democrazia ma nei fatti non tolleri qualsiasi forma di pensiero e di azione a sé contraria, e si adoperi con grande sforzo, finanche con l’insulto e l’insinuazione, per soffocare ogni opinione ad essa differente. Sarà lo stordimento per le sonore batoste elettorali continuamente subite, sarà che ancora questa sinistra è ampiamente influenzata dalla cultura sovietica, ma proprio non riesce né vuole confrontarsi con ciò che è da sé differente, della democrazia ne fa solo una bella parola a servizio di una propria, ma vuota, propaganda ideologica, e riesce ad esprimersi solo nel peggiore dei modi possibile. Problemi loro, ma accettino il consiglio di tacere piuttosto che mostrare con tale evidenza i propri limiti di cercare nel pretesto un violento attacco alla nostra parte politica e soprattutto al partito del MSI-Fiamma Tricolore il quale può vantare esempio di dignità politica, culturale e statura morale difficilmente riscontrabile altrove.

Si è vero, nessuno lo nega. Giorgio Almirante, segretario storico del MSI è stato segretario di redazione di uno degli organi di stampa ufficiali del governo fascista, “La Difesa della Razza”. Alla redazione della stessa rivista e a sottoscrivere il Manifesto della Razza vi furono anche firme autorevoli come quelle di Giorgio Bocca, Gabriele De Rosa, Giovanni Spadolini, Amintore Fanfani, Eugenio Scalfari, Giovanni Gentile, Indro Montanelli, i quali non si espressero contro gli ebrei in termini più tenui rispetto agli articoli di Almirante. Per proprietà transitiva, e con la stessa maliziosa capziosità di chi in questi giorni si sta scagliando contro la figura di Almirante, anche questi importanti esponenti della cultura italiana dovrebbero essere tacciati di razzismo ed antisemitismo, per cui il loro successivo impegno civico nonché tutti i riconoscimenti internazionali ricevuti sul piano culturale sarebbero invalidati senza possibilità di appello. Usiamo il condizionale in quanto noi non siamo dello stesso avviso, non riteniamo valida questa consecutio ma riconosciamo il valore degli uomini nel complessivo della propria storia e delle proprie azioni. Magari non ne condividiamo idee e pensieri, e lo dichiariamo, ma la nostra onestà intellettuale ci tiene ben distanti da posizioni di chiusura e di pregiudizio ideologico nei confronti di personaggi che per storia oggi rappresentano delle autorità per l’Italia in campo culturale e politico. È un problema di onestà e di carattere, resta da capire se chi si scaglia contro la figura di Almirante è semplicemente ignorante o in malafede. E mi fermo qui, non essendo il luogo adatto per parlare anche ed in maniera approfondita dell’epopea della Repubblica Sociale Italiana, quella alla quale aderirono spontaneamente centinaia di migliaia di giovani e meno giovani italiani, si perché anche loro erano italiani!!! Quella Repubblica, che a differenza del Regno del Sud dei codardi Savoia, non conosceva debito pubblico, aveva messo ordine all’apparato burocratico ed amministrativo dello Stato tanto che la Gazzetta ufficiale dello Stato italiano degli anni 1943 e 1944 è quella della RSI, non lasciò i proprio soldati allo sbaraglio, fece da cuscinetto fra i bombardamenti indiscriminati degli “alleati”, le orde delle truppe jugoslave e la rabbia dei tedeschi traditi, aveva rimesso in moto l’economia del centro-nord, nonostante la guerra aveva lasciato tutti i conti del bilancio dello Stato in positivo, ricevette il riconoscimento della Comunità internazionale, l’onore delle armi dal nemico anglo-americano e, a differenza del CLN, la partecipazione alle trattative di resa. Non mi dilungo. Voglio solo riportare le parole del generale Eisenhower in cui disse testualmente che “La resa dell’Italia fu uno sporco affare. Tutte le nazione elencano nella loro storia guerre vinte e guerre perse, ma l’Italia è la sola ad aver perduto questa guerra con disonore, salvato solo in parte dal sacrificio dei combattenti della RSI.”

Ma questa è storia e come dicevo prima questo non è il luogo ideale per discuterne. Voglio quindi concludere ricordando un momento del convegno tenuto sabato scorso sulla figura di Almirante per dimostrare la maturità, la civiltà e l’onestà intellettuale del mondo missino di Reggio Calabria e la differenza che c’è con la sua controparte politica. Il momento è un passaggio del senatore Mantica quando, parlando della scadenza di valori che sta colpendo la politica e la società attuale, si è scagliato contro le dichiarazioni di Daniela Santanchè la quale ha avuto il vergognoso ardire di porre sullo stesso piano il consigliere regionale della Lombardia Nicole Minetti e la prima presidente donna della Camera Nilde Iotti. Da tutta la sala è scattato uno spontaneo e lungo applauso alla memoria di Nilde Iotti, non ovviamente per il partito da lei rappresentato in passato, quanto per la diversa statura politica, umana e culturale che quella classe politica rappresentava rispetto all’attuale. Quell’applauso non è stato frutto del caso, ma è figlio di una maturità determinata anche dall’azione di Almirante negli anni più difficili della nostra Repubblica Italiana. Quegli anni in cui mentre la sinistra predicava il motto “uccidere un fascista non è reato”, Almirante di contro insegnava il rispetto per l’avversario politico, ed il suo rapporto con Berlinguer ne è evidente prova, cercando di tenere unito il partito del MSI, soprattutto fra i giovani che avrebbero potuto cadere facilmente nella tentazione del terrorismo nero. Se la gioventù di destra, se non in isolate e sparute frange, non degenerò nella lotta armata in risposta alla violenza comunista, è merito anche e soprattutto dell’azione civile e pacificatrice di Giorgio Almirante e della dirigenza missina del tempo. Dedicare una piazza a Giorgio Almirante significherebbe dare un grosso segno di civiltà e di pacificazione nazionale, risulterebbe un esempio che la nostra città da all’intero Paese.

Giorgio Arconte – membro della segreteria provinciale Fiamma Tricolore

redazione@approdonews.it