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TAURIANOVA (RC), SABATO 04 MAGGIO 2024

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Indagati 3 magistrati in servizio a Catanzaro per aver violato i doveri di segretezza

Indagati 3 magistrati in servizio a Catanzaro per aver violato i doveri di segretezza

Si tratta dei pm Giampaolo Boninsegna e Paolo Petrolo e del giudice Giancarlo Bianchi. La Procura di Salerno aveva chiesto anche l’interdizione dagli uffici, ma il Gip ha respinto la richiesta

Indagati 3 magistrati in servizio a Catanzaro per aver violato i doveri di segretezza

Si tratta dei pm Giampaolo Boninsegna e Paolo Petrolo e del giudice Giancarlo Bianchi. La Procura di Salerno aveva chiesto anche l’interdizione dagli uffici, ma il Gip ha respinto la richiesta

 

 

CATANZARO – Tre magistrati in servizio nel distretto di Corte d’appello di Catanzaro sono indagati dalla Dda di Salerno per avere violato i doveri di segretezza e riservatezza in relazione ad alcune inchieste in materia di ‘ndrangheta e narcotraffico. Si tratta dei pm Giampaolo Boninsegna e Paolo Petrolo e del giudice Giancarlo Bianchi. Il gip di Salerno ha però respinto la richiesta di applicazione della misura interdittiva nei confronti dei tre magistrati avanzata dal procuratore di Salerno, Franco Roberti, e dal pm della Dda Rocco Alfano, che contro tale decisione hanno presentato ricorso al Tribunale del riesame.  Nell’inchiesta sarebbero coinvolti anche due funzionari della polizia e uno dei legali di fiducia di Pantaleone Mancuso, considerato il campo dell’omonima cosca di Limbadi (Vibo Valentia), oltre allo stesso boss. L’inchiesta della Dda salernitana è stata avviata dopo che i carabinieri del Ros, nell’ambito di una inchiesta della Dda di Catanzaro sulle cosche del vibonese, hanno effettuato intercettazioni telefoniche ed ambientali in alcune delle quali sarebbero stati registrati anche i magistrati. La Dda di Catanzaro ha quindi trasmesso gli atti alla Procura di Salerno, competente ad indagare sui magistrati del distretto della Corte d’appello catanzarese. L’inchiesta della Procura di Salerno, che ha impugnato il rigetto della misura interdittiva, trae origine da un’indagine denominata “Purgatorio”, si legge nel decreto del gip Zarone, pendente alla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro dal 2009 «diretta ad accertare l’esistenza e l’operatività nel Vibonese di un’associazione ‘ndranghetista facente capo a Mancuso Pantaleone cl. ’47». Nel corso dell’indagine catanzarese sono state autorizzate anche le intercettazioni a carico dell’avvocato Antonio Galati del foro di Vibo Valentia, che aveva rapporti di frequentazione e conoscenza con i magistrati per i quali gli atti erano stati trasferiti a Salerno affinché fossero adottate le valutazioni di competenza. I pm di Salerno, ritenendo a carico dei magistrati l’esistenza di profili penalmente rilevanti, hanno chiesto la misura cautelare interdittiva. Il gip, giudicando invece carenti o, su certe contestazioni, del tutto inesistenti gli indizi a carico, ha respinto la richiesta. Gli stessi pm hanno poi presentato ricorso in sede di Riesame.