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TAURIANOVA (RC), DOMENICA 28 APRILE 2024

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In memoria di Padre Pino Puglisi, martire e testimone Riflessione di don Leonardo Manuli. La visita di papa Francesco a Brancaccio nell’anniversario del martirio

In memoria di Padre Pino Puglisi, martire e testimone Riflessione di don Leonardo Manuli. La visita di papa Francesco a Brancaccio nell’anniversario del martirio
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“Non possiamo limitarci a intenderlo/ nel suo brutale aspetto di assassinio./ Non può l’esemplare, il penoso,/ il vigoroso avviamento al sacrificio/ di Puglisi essere senza significato./ Parimenti la sua morte”. La preziosa figura di Padre Pino Puglisi (3P, così chiamato affettuosamente) ispirò il poeta Mario Luzi nel componimento «Fiore del dolore», versi di grande densità, narrativa e meditativa. Il 15 settembre 2018, venticinquesimo anniversario della morte di 3P assassinato dalla mafia siciliana proprio nel giorno del suo compleanno, papa Francesco nel viaggio in Sicilia ha eseguito una sosta anche in quel quartiere palermitano di Brancaccio che dal 1990 al 1993 l’apostolato del piccolo prete siciliano incise per sempre nella coscienza dei fedeli e della chiesa cattolica italiana.

La mafia con quel delitto orrendo infranse il tabù dei preti un tempo intoccabili. Quelli che presero coscienza sociale del fenomeno mafioso e si opposero subirono intimidazioni, gli altri, complici e conniventi, il problema nemmeno li sfiorò. La breve parabola della vita di Puglisi non si può risolvere solo nella sua brutalità, esso appare anche come riscatto della Sicilia, della chiesa del silenzio e vergogna di chi diminuisce la sua umanità: “Gli uomini d’onore non sono neanche uomini,/ sono meno che uomini, si degradano da soli/ al rango di animali/…(Signore), aiutali/ a liberarsi dall’indegnità”, continua Luzi. La tappa di Francesco nella periferia palermitana è un altro dei suoi gesti simbolici, importante per tutta la chiesa, invita a riflettere sul coraggio e sulla passione di 3P che visse senza perdersi d’animo in un clima culturale e sociale sotto l’influenza di una asfissiante cultura mafiosa. Indimenticabile questo viaggio come quello in Calabria, il 21 giugno 2014 a Sibari dove definì la ‘ndrangheta “adorazione del male e disprezzo del bene comune”.

Il deciso cambio di atteggiamento della chiesa di fronte alla mafia è sigillato nel riconoscimento del martirio di 3P, “beato tra i mafiosi”, un prete di strada, un prete fuori dalla sagrestia, lavorava con adulti che vogliono per il quartiere diritti e non favori ed educava i giovani alla nonviolenza. In 3P emerge tutta la passione per il vangelo e per l’uomo nella sua concretezza, infastidiva la mafia perché la gente si rivolgeva a lui, coinvolgeva alla partecipazione civile tutti i cittadini, lasciandosi interpellare dalle situazioni, grazie alla sua capacità di porsi accanto agli altri. La Sicilia ha registrato un percorso nuovo nella lotta alla mafia, in Calabria, questa presa di coscienza conosce un passo lento e tempi lunghi nel liberarsi del “macigno sociale” della ‘ndrangheta.

Incontrando un rappresentante ecclesiale un giorno mi disse che “la gente è stanca di sentir parlare di ‘ndrangheta”, non solo, un amministratore pubblico mi ha risposto che “il problema in Calabria non è la ‘ndrangheta”. Mi chiedo: se la lotta morale e culturale è assente nella politica, nella scuola, nella chiesa, nei comportamenti dei credenti, in coloro che ci governano e gestiscono le pubbliche istituzioni, come sarà possibile liberarsi dalla cultura mafiosa? Il ricordo di papa Francesco della testimonianza di 3P, il coraggio e la determinazione del prete di Brancaccio, sono una sfida per la chiesa e la società a riproporsi non nel generare teorizzatori disincarnati dell’antimafia. Il mondo si cambia se ci sono uomini e donne che fanno il proprio dovere ed hanno a cuore una passione viva per le sfide, nel promuovere una lotta su più dimensioni (culturale, politica, sociale), vivendo quel “noi” tanto assente in Calabria. E dopo 3P? Il rischio è quello di ridurlo ad un “santino” o una “reliquia” da venerare se la sua vita non viene letta a partire dai gesti e dai comportamenti da vivere e che hanno un enorme significato in un determinato territorio. “E se ognuno fa qualcosa allora può fare tanto”, diceva 3P, il prete che fece tremare la mafia con il sorriso.