Image Image Image Image Image Image Image Image Image Image

TAURIANOVA (RC), SABATO 27 APRILE 2024

Torna su

Torna su

 
 

Immigrazione/emigrazione. Dimmi dove vai, ti dirò chi sei Rendiconto analitico del dr Antonio Giangrande. Scrittore, sociologo storico, giurista, blogger, youtuber, presidente dell’Associazione Contro Tutte le Mafie ONLUS. Sul tema ha scritto “Profugopoli. Vittime e carnefici”

Immigrazione/emigrazione. Dimmi dove vai, ti dirò chi sei Rendiconto analitico del dr Antonio Giangrande. Scrittore, sociologo storico, giurista, blogger, youtuber, presidente dell’Associazione Contro Tutte le Mafie ONLUS. Sul tema ha scritto “Profugopoli. Vittime e carnefici”
Testo-
Testo+
Commenta
Stampa

L’immigrato/emigrato italiano o straniero è colui il quale si è trasferito,
per costrizione o per convenienza, per vivere in un altro luogo diverso da
quello natio.

Soggetti: L’immigrato arriva, l’emigrato parte. La definizione del
trasferito la dà colui che vive nel luogo di arriva o di partenza. Chi resta
è geloso della sua terra, cultura, usi e costumi. Chi arriva o parte è
invidioso degli altri simili. Al ritorno estemporaneo al paese di origine
gli emigrati, per propria vanteria, per spirito di rivalsa e per denigrare i
conterranei di origine, tesseranno le lodi della nuova cultura, con la
litania “si vive meglio là, là è diverso”, senza, però, riproporla al paese
di origine, ma riprendendo, invece, le loro vecchie e cattive abitudini.
Questi disperati non difendono o propagandano la loro cultura originaria, o
gli usi e costumi della terra natia, per il semplice motivo che da ignoranti
non li conoscono. Dovrebbero conoscere almeno il sole, il mare, il vento
della loro terra natia, ma pare (per soldi) preferiscano i monti, il freddo
e la nebbia della terra che li ospita.

Tempo: il trasferimento può essere temporaneo o permanente. Se permanente le
nuove generazioni dei partenti si sentiranno appartenere al paese natio
ospitante.

Luoghi di arrivo: città, regioni, nazioni diverse da quelle di origine.

Motivo del trasferimento: economiche (lavoro, alimentari, climatiche ed
eventi naturali); religiose; ideologiche; sentimentali; istruzione;
devianza.

Economiche: Lavoro (assente o sottopagato), alimentari, climatiche ed eventi
naturali (mancanza di cibo dovute a siccità o a disastri naturali (tsunami,
alluvioni, terremoti, carestie);

Religiose: impossibilità di praticare il credo religioso (vitto ed alloggio
decente garantito);

Ideologiche: impossibilità di praticare il proprio credo politico (vitto ed
alloggio decente garantito);

Sentimentali: ricongiungimento con il proprio partner (vitto ed alloggio
decente garantito);

Istruzione: frequentare scuole o università o stage per elevare il proprio
grado culturale (vitto ed alloggio decente garantito);

Devianza: per sfuggire alla giustizia del paese di origine o per ampliare i
propri affari criminali nei paesi di destinazione (vitto ed alloggio decente
garantito).

Il trasferimento per lavoro garantito: individuo vincitore di concorso
pubblico (dirigente/impiegato pubblico); trasfertista (assegnazione
temporanea fuori sede d’impresa); corrispondente (destinazione fuori sede di
giornalisti o altri professionisti). Chi si trasferisce con lavoro garantito
ha il rispetto della gente locale indotto dal timore e rispetto del ruolo
che gli compete, fatta salva ogni sorta di ipocrisia dei locali che maschera
il dissenso all’invasione dell’estraneo. Inoltre il lavoro garantito
assicura decoroso vitto e alloggio (nonostante il caro vita) e civile
atteggiamento dell’immigrato, già adottato nel luogo d’origine e dovuto al
grado di scolarizzazione e cultura posseduto.

Il trasferimento per lavoro da cercare in loco di destinazione: individuo
nullafacente ed incompetente. Chi si trasferisce per lavoro da cercare in
loco di destinazione appartiene ai ceti più infimi della popolazione del
paese d’origine, ignari di solidarietà e dignità. Costui non ha niente da
perdere e niente da guadagnare nel luogo di origine. Un volta partiva con la
valigia di cartone. Non riesce ad inserirsi come tutti gli altri, per
mancanza di rapporti adeguati amicali o familistici, nel circuito di
conoscenze che danno modo di lavorare. Disperati senza scolarizzazione e
competenza lavorativa specifica. Nel luogo di destinazione faranno quello
che i locali non vorrebbero più fare (dedicarsi agli anziani, fare i
minatori o i manovali, lavorare i campi ed accudire gli animali, fare i
lavapiatti nei ristoranti dei conterranei, lavare le scale dei condomini,
fare i metronotte o i vigilanti, ecc.). Questo tipo di manovalanza assicura
un vergognoso livello di retribuzione e, di conseguenza, un livello sconcio
di vitto ed alloggio (quanto guadagnano a stento basta per sostenere le
spese), oltre l’assoggettamento agli strali più vili e razzisti della
popolazione ospitante, che darà sfogo alla sua vera indole. Anche da parte
di chi li usa a scopo politico o ideologico. Questi disperati subiranno
tacenti le angherie e saranno costretti ad omologarsi al nuovo stile di
vita. Lo faranno per costrizione a timore di essere rispediti al luogo di
origine, anche se qualcuno tenta di stabilire la propria discultura in terra
straniera anche con la violenza.

Ecco allora è meglio dire: Dimmi come vai, ti dirò chi sei.