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Il nipote del comandante Idato ringrazia Aldo Alessio per l’affetto con cui ha ricordato suo nonno

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“Era dispiaciuto, mio nonno, di non avere la forza di sostenere i colloqui che con molta cortesia Aldo Alessio richiedeva per poter raccontare la storia di quest’uomo che ha dedicato la propria vita al mare”

– Aldo Alessio ricorda il Comandante Idato Michele 

Il nipote del comandante Idato ringrazia Aldo Alessio per l’affetto con cui ha ricordato suo nonno

“Era dispiaciuto, mio nonno, di non avere la forza di sostenere i colloqui che con molta cortesia Aldo Alessio richiedeva per poter raccontare la storia di quest’uomo che ha dedicato la propria vita al mare”

 

 

Leggere le parole del Comandante Alessio hanno scatenato in me, ed in tutta la mia famiglia, un moto di commozione e profondo ringraziamento nei suoi confronti.
Ormai, passato poco più di un mese da quel fatidico 22 Maggio, passate le commemorazioni religiose e funebri, è il momento di parlare. Mi chiamo Alberto Petrelli, e sono il nipote del Comandante Michele Idato. Restandogli vicino fino all’ultimo respiro, ho avuto modo di vivere in prima persona i suoi ultimi momenti.
Era dispiaciuto, mio nonno, di non avere la forza di sostenere i colloqui che con molta cortesia Aldo Alessio richiedeva per poter raccontare la storia di quest’uomo che ha dedicato la propria vita al mare.
Malediva l’infermità, che lo costringeva a letto. Malediva il non riuscire a leggere, come era solito fare, sul poggiolo del suo villino costruito dopo anni di sacrifici, godendosi il giardino che dalla morte di mia nonna, sua compagna di vita, continuava a curare e tenere come lei voleva.
Di tanto in tanto, quando giornalmente lo visitavo, mi chiedeva di andare nel suo ufficio e prendere tal libro o tal registro, di modo che “quando viene Aldo ho i dati precisi, visto che ormai con la vecchiaia le date possono sfuggire”.
Avrebbe voluto fortemente (e lo dico senza “riverenze” di sorta) dedicare più di un pomeriggio a raccontare e ricordare dei suoi lunghi anni di navigazione. Di quella volta che in Canada trovarono un volpacchiotto all’interno della stiva, o del sole dei Caraibi che fece vedere anche alle figlie Lucia, Antonella e Stefania.
Delle emozioni che provava quando mia nonna lo andava a trovare sulla nave, attraversando il mondo per andare a riabbracciare l’uomo della sua vita.
Ho vissuto 26 anni a fianco di mio nonno e, da Novembre 2008, ho avuto modo di conoscere sempre meglio quest’uomo, molto meglio di quando, bambino, passava la sera da casa mia, portando un sacchetto di patatine che mangiavamo con lui, mia nonna ed i miei fratelli.
Il ricordo più bello, più emozionante però è relativo al momento del mio ritorno a casa a seguito del mio primo imbarco. Non è mistero che da qualche anno lavoro per una compagnia di navi da Crociera, e, quando dopo il primo contratto svolto alle Antille Olandesi, dopo un volo di 10 ore da Santo Domingo tornai finalmente a casa, il primo pensiero fu quello di andare a visitarlo.
Erano le undici di sera del 27 marzo 2012, e lui era in soggiorno di fronte al televisore. Entrai nel poggiolo e successivamente in soggiorno.
“Nonno, sono tornato”. Lui, che cominciava ad essere provato dalla vecchiaia, si alzò con uno scatto. Mi corse incontro abbracciandomi. Non disse nulla. Mi accarezzò il volto, commosso. Vedevo l’orgoglio nei suoi occhi. Scoprii dopo che tentò anche lui di entrare nella mia stessa compagnia, e compresi a posteriori la sua emozione nel vedermi con quel badge, che ora è riposto all’interno della sua bara, insieme a lui.
L’ho visto abbattersi pian piano, spegnersi nel fisico ma non nella mente. Quella stessa forza di volontà che ha avuto fino all’ultimo nel letto di morte quando implorava aiuto da me e mio padre. Non voleva morire, anche se anelava il ricongiungimento con mia nonna Mimma. Aveva ancora tante cose da dire, tante cose da appuntare, prima di andarsene. Ma il tristo mietitore ha svolto il suo ruolo, implacabile.
Ho voluto aspettare qualche giorno prima di rispondere alle parole piene di stima ed affetto che ha voluto scrivere Aldo Alessio, proprio per metabolizzarle, farle mie.
Il ringraziamento non sarà mai abbastanza.