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TAURIANOVA (RC), MARTEDì 30 APRILE 2024

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Il giudice del tribunale di Vibo estromette Codici dal procedimento di malasanità

L’associazione: “Ricorreremo in Cassazione”

Il giudice del tribunale di Vibo estromette Codici dal procedimento di malasanità

L’associazione: “Ricorreremo in Cassazione”

 

 

L’accusa è quella di non aver sottoposto ad esame istologico il neo asportato a Federico Vozza, nell’aprile 2002, omettendo, in tal modo, di diagnosticare la natura maligna del melanoma primitivo. Il personale sanitario avrebbe effettuato un intervento inadeguato ed incompleto, perché non sufficientemente profondo e corretto. La conseguenza di ciò avrebbe portato alla morte del ragazzo nel 2008. Un altro caso di malasanità? E’ quello che vuole scoprire Codici, Associazione da tempo impegnata nella lotta agli errori medici su tutto il territorio nazionale. Ma tale intento è stato bloccato, per ora, dal Tribunale di Vibo Valentia che, con una decisione sconcertante, ha estromesso Codici dal processo di malasanità.

“Annunciamo che ricorreremo in Cassazione – commenta Ivano Giacomelli, Segretario Nazionale del Codici – Una decisione senza precedenti che ha lasciato di stucco non solo l’Associazione, ma anche gli stessi genitori del giovane Vozza, presenti oggi all’udienza per l’apertura del dibattimento”.

Nonostante i precedenti nello stesso Tribunale, che da tempo dimostra il suo impegno nel contrasto agli errori e le inefficienze sanitarie, il giudice Rizzo ha sconcertato i presenti estromettendo dal processo le Associazioni che con Codici stanno portando avanti la battaglia contro la malasanità in Calabria. Una decisione opinabile, secondo il Codici, che non si fermerà davanti allo stop del giudice.

“La rappresentanza delle vittime di malasanità come problema diffuso è una questione molto delicata che non può essere affrontata con preconcetti – continua Ivano Giacomelli – La Cassazione ha più volte confermato la titolarità delle Associazioni a rappresentare interessi diffusi e collettivi, quindi oggi l’importante decisione non può essere lasciata all’arbitrio di un solo giudice, che probabilmente ha un giudizio non positivo verso i corpi sociali che svolgono questa attività a difesa delle vittime di malasanità”.