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TAURIANOVA (RC), DOMENICA 28 APRILE 2024

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Il caso Ganzer: una cartina tornasole della degenerazione corporativa

Il caso Ganzer: una cartina tornasole della degenerazione corporativa

Il deposito delle motivazioni della sentenza di condanna a 14 anni ha rinnovato i dubbi e le polemiche che hanno accompagnato il processo contro il generale dei Ros

di LUIGI O. RINTALLO

Il caso Ganzer: una cartina tornasole della degenerazione corporativa

Il deposito delle motivazioni della sentenza di condanna a 14 anni ha rinnovato i dubbi e le polemiche che hanno accompagnato il processo contro il generale dei Ros

 

 

ROMA – Il deposito delle motivazioni della sentenza di condanna a 14 anni ha rinnovato i dubbi e le polemiche che hanno accompagnato il processo contro il generale dei Ros, Giampaolo Ganzer. Già questa estate quando l’accusa avanzò la richiesta di 27 anni di carcere per associazione a delinquere, non sono mancati interventi e articoli che evidenziavano l’incongruità degli addebiti rivolti a Ganzer, dal momento che questi non poteva materialmente commettere i reati contestati non essendo nel 1993 lui il superiore responsabile dei carabinieri coinvolti nell’inchiesta. Paradossalmente, proprio il dibattimento ha confermato tale circostanza, registrando fra l’altro anche la testimonianza dell’ex procuratore antimafia Pier Luigi Vigna. Ciò non ha convinto tuttavia il collegio giudicante, che ora giustifica la sentenza di condanna con motivazioni che paiono ignorare del tutto i dati di fatto esposti dalla difesa e – scavalcando lo stesso pm che ipotizzava una copertura dei reati a posteriori – giunge invece a sostenere che Ganzer era a conoscenza sin dall’inizio delle operazioni irregolari relative all’utilizzo degli stupefacenti sequestrati. Va inoltre precisato che, come detto nelle motivazioni del tribunale, gli imputati avrebbero compiuto i reati soltanto per ambizione personale allo scopo di migliorare il loro stato di servizio, non avendo trovato alcun riscontro le  indagini patrimoniali su di loro.   A questo  punto, non ci si può sottrarre dallo svolgere alcune considerazioni. La vicenda giudiziaria che riguarda il gen. Ganzer, iniziata da tredici anni coi primi interrogatori svolti dal pm bresciano Fabio Salamone (fratello dell’imprenditore Filippo che fu inquisito a seguito di una inchiesta avviata proprio da Ganzer), si caratterizza per essere un micidiale esempio di conflitto tra organi inquirenti. Al pari di altri casi consimili, la posta in gioco sembra essere la supremazia nella conduzione delle indagini fra magistrati e carabinieri, con i primi che puntano a cancellare ogni autonomia dei secondi. Il problema è che questa partita è giocata a scapito degli interessi della collettività, danneggiando oggettivamente l’azione anti-crimine.   Infatti, al di là del merito dei processi, è evidente che si è così creata una situazione insostenibile. La fiducia dell’Arma dei Carabinieri espressa nei confronti del generale dei Ros è, al rovescio, un atto di manifesta sfiducia verso i giudici che lo hanno condannato.  E d’altro canto, gli apprezzamenti manifestati dal pm veneto Paola Tonini verso l’operazione “Testuggine” realizzata dai CC di Ganzer mentre era a giudizio, mal si conciliano con la requisitoria della collega milanese Luisa Zanetti, che gli assegnava il ruolo di spregiudicato mercante di morte in nome di “carriera, potere, visibilità”.   Come può il generale dei Carabinieri rimanere al suo posto e continuare a collaborare con la magistratura, quando un tribunale lo condanna per infedeltà e tradimento dei doveri essenziali? E come possono gli altri magistrati continuare ad avvalersi del suo operato?   La lotta dentro e tra le corporazioni è l’esito finale della degenerazione italiana. Deriva dall’assenza di una cultura realmente liberale nel nostro Paese: sino a quando non si porrà con forza – in tutti i campi, dall’economia alle istituzioni – la questione liberale, non sarà possibile istruire un percorso politico sul quale avviare il profondo rinnovamento che occorre realizzare per superare la nostra oggettiva pre-modernità.