I Nobel firmano il nostro appello per Sakineh Ebadi: “Sul Corano non esiste la lapidazione”
redazione | Il 07, Set 2010
Da Eco alla Betancourt, dal Nobel per la Pace iraniano, politici e intellettuali aderiscono al nostro appello. Il sì di Rita Levi-Montalcini. Umberto Veronesi: “Saranno le donne a liberarci dalle ideologie retrograde”
I Nobel firmano il nostro appello per Sakineh Ebadi: “Sul Corano non esiste la lapidazione”
Da Eco alla Betancourt, dal Nobel per la Pace iraniano, politici e intellettuali aderiscono al nostro appello. Il sì di Rita Levi-Montalcini. Umberto Veronesi: “Saranno le donne a liberarci dalle ideologie retrograde”
MILANO – “La lapidazione è una forma di punizione medievale che non esiste sul Corano. Molti membri del clero iraniano sono convinti che vada abolita: è una misura introdotta nel Codice penale dopo la rivoluzione islamica del 1979. Sembra, tuttavia, che alcuni si ostinino a non voler cambiare lo status quo”. Il premio Nobel per la pace Shirin Ebadi, iraniana, è uno dei tredici personaggi autorevoli che hanno aderito l’in favore di Sakineh Mohammadi-Ashtiani, condannata a morte per adulterio nel suo Paese. A coinvolgerli è statoUmberto Veronesi attraverso la sua fondazione “.
I firmatari hanno in comune una qualità: l’aver contribuito, con la professione e l’impegno sociale, a far progredire l’umanità. E contribuire al progresso significa anche prendere una posizione sul caso Sakineh, diventato in due settimane il simbolo della lotta di tutte le donne contro l’oppressione dei regimi. “Caro signor Umberto Veronesi, sono una soldatessa di questa causa. Ho seguito la terribile vicenda di Sakineh con orrore. Conti pure pienamente sul mio supporto”. Firmato, Ingrid Betancourt, la politica colombiana imprigionata per sei anni dalle Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia (FARC).
Breve e intensa la risposta del filosofo e scrittore Umberto Eco, “naturalmente d’accordo” con l’appello proposto dall’oncologo, seguita dall’adesione di un altro umanista e scienziato, il filosofo ed economistaJohn Broome, “White’s Professor of Moral Philosophy” all’università di Oxford, la più prestigiosa cattedra di filosofia morale.
Parlando con Repubblica, la senatrice a vita, premio Nobel Rita Levi-Montalcini, ha apprezzato molto lo slogan “Fiori e non pietre!”. Tra le altre adesioni, i nomi di altri premi Nobel: il biologo e virologo Luc Montagnier, presidente della fondazione mondiale per la ricerca e prevenzione dell’AIDS, il professore emerito e caporedattore dell’International Journal of CancerHarald Zur Hausen e il Nobel per la Chimica Gerhard Ertl. Il premio Nobel per la Fisica Claude Cohen-Tannoudji ringrazia l’oncologo e precisa: “Je l’ai tout de suite signé”.
Sottoscrive “pienamente” anche l’ingegnere e professore Jacques Bernier, fondatore dell’Industrial Innovation Center di Montréal, mentre la psichiatra e scrittrice Rita El Khayat, docente di Antropologia della conoscenza e del sapere all’università di Chieti, risponde alla richiesta di Veronesi così: “Sono contro la violenza iraniana nei confronti delle donne, degli omosessuali, dei deboli e di tutti coloro che vengono schiacciati dalle leggi fasciste adottate dal regime di questo Paese. Mi allineo alla posizione del movimento “Science for peace” della Fondazione Veronesi, e scelgo di aderire all’importante appello lanciato dal giornale La Repubblica“.
“Grazie Umberto per questa battaglia degna delle tue cause. lo sottoscrivo ben volentieri! Come tu dici, saranno le donne a liberarci dell’ideologia retrograde, seguendo l’esempio di Cristo che già ci liberò della condanna di lapidazione dell’Antico Testamento” scrive Monsignor Marcelo Sanchez Sorondo, segretario della Pontificia Accademia delle Scienze.
Dalla tradizione cristiano-cattolica a quella indù, si arriva alla firma di Tara Gandhi Bhattacharjee, nipote del Mahatma, simbolo universale di pace e lotta non violenta. La donna si chiede come possa esistere una situazione del genere nel ventunesimo secolo: “Noi che condanniamo ogni forma di violenza, come possiamo appoggiare la punizione medievale e barbarica inflitta a questa donna? E’ una vergogna per la cosiddetta umanità civilizzata”.
All’appello di Repubblica aderiscono anche i sindaci donna dell’Anci, Associazione Nazionale Comuni Italiani: “Chiediamo al ministro degli Esteri, Franco Frattini, di esprimere lo sdegno da parte di tutti gli amministratori pubblici e, in particolare, delle amministratrici donne, sulla sentenza di lapidazione”, scrive Amalia Neirotti, sindaco di Rivalta di Torino e delegata Anci alle Pari opportunità. “Di fronte a questo caso internazionale rivolgiamo un appello affinché possiamo continuare ad essere informati sulle decisioni riguardo la sentenza. Gli organismi internazionali che si occupano di diritti umani devono sapere che hanno il pieno sostegno da parte di tutti i cittadini italiani”.
Firme per l’appello saranno raccolte dall’associazione per la libertà di informazione Articolo21 alla Mostra internazionale del cinema di Venezia giovedì 9 settembre. “Saremo a Venezia per sostenere le iniziative lanciate dal giornalista iraniano Amhad Rafat contro la privazione della libertà in Iran – spiega il portavoce dell’associazione Giuseppe Giulietti – Insieme a Cinecittà Luce, a esponenti di ogni forza politica e associativa, e ovviamente ai rappresentanti del cinema internazionale e nazionale, alla Biennale, raccoglieremo le firme contro l’annunciata lapidazione di Sakineh”. Saranno presenti il sottosegretario ai Beni culturali Francesco Maria Giro, il presidente della provincia di Roma Nicola Zingaretti e sarà diffuso un messaggio del ministro alle Pari opportunità Mara Carfagna. “Riproporremo l’appello lanciato in Francia, ripreso da Repubblica e già sottoscritto da oltre cento mila cittadini. E faremo sentire la nostra voce contro la decisione di impedire al regista Jafar Panhai, già vincitore del Leone d’Oro a Venezia, di venire alla Mostra del Cinema e accompagnare a Venezia il suo cortometraggio ‘La Fisarmonica'”.