I detenuti di Catanzaro realizzano l’opuscolo “La Costituzione italiana vista da dentro”
Apr 03, 2013 - redazione
Nel volume sono state raccolte le riflessioni di un gruppo di detenuti sulle condizioni di vita all’interno del carcere, sul tema controverso della rieducazione e sulle difficoltà nell’applicare alcuni principi costituzionali nelle realtà degli istituti di pena
I detenuti di Catanzaro realizzano l’opuscolo “La Costituzione italiana vista da dentro”
Nel volume sono state raccolte le riflessioni di un gruppo di detenuti sulle condizioni di vita all’interno del carcere, sul tema controverso della rieducazione e sulle difficoltà nell’applicare alcuni principi costituzionali nelle realtà degli istituti di pena
CATANZARO – “La Costituzione italiana vista da dentro” è il titolo dell’opuscolo realizzato dalla Casa circondariale di Catanzaro, in cui sono state raccolte le riflessioni di un gruppo di detenuti sulle condizioni di vita all’interno del carcere sul tema controverso della rieducazione e le difficoltà nell’applicare alcuni principi costituzionali nelle realtà degli istituti di pena. Il volume, frutto di un progetto iniziato la scorsa estate e realizzato con il sostegno economico della Provincia di Catanzaro, è stato presentato questa mattina all’interno dell’istituto di pena catanzarese dal direttore del carcere, Angela Paravati, e dal docente universitario Nicola Fiorita, che ha seguito i corsi con i detenuti e curato la stesura del libro. Presenti, tra gli altri, anche il magistrato del Tribunale di sorveglianza di Catanzaro, Antonella Magnavita, il prefetto del capoluogo, Antonio Reppucci, l’arcivescovo, mons. Vincenzo Bertolone e il presidente della Provincia, Wanda Ferro. “Siamo partiti dai valori fondamentali contenuti nella Costituzione – ha detto Paravati – incominciando un percorso di conoscenza che a volte si dà per scontato. Abbiamo lasciato, però, che fossero i detenuti a scegliere quali articoli commentare. Ne è venuto fuori un lavoro che vale la pena leggere perché ricco di esperienze personali che danno concretezza a quei principi e che ci dice che la Costituzione in parte deve ancora essere realizzata”. Tra le norme più discusse c’é l’art. 27 della Costituzione, laddove prevede che “le pene devono tendere alla rieducazione del condannato”. “Molti detenuti che hanno partecipato al progetto – ha continuato Paravati – sono condannati all’ergastolo ‘ostativo’, che preclude la concessione dei benefici previsti dalla legge come permessi o misure alternative quando se ne maturi il diritto. Su quanto questo tipo di pena sia conciliabile con il fine della rieducazione il dibattito è aperto e, in realtà, anche quando la condanna è breve, non sempre tende a rieducare il detenuto”. Il magistrato di sorveglianza Magnavita, assicurando ampia disponibilità per ulteriori approfondimenti sulle questioni legislative, ha ricordato il problema del sovraffollamento di molti istituti di pena. “Sempre più spesso – ha detto – dobbiamo attestare il superamento dei limiti imposti dalla Corte Europea dei diritti dell’uomo e ciò è accaduto anche nel carcere di Siano, anche se va riconosciuto che questo istituto di pena riserva ai reclusi opportunità di trattamento importanti, come quella di cui stiamo parlando”. Una visione “originale”, quella fornita dai detenuti in questo libro, in cui le rivendicazioni dei diritti si mescolano al racconto delle esperienze personali, passando dai toni duri della contestazione e a quelli più leggeri delle barzellette sui politici e le loro mancanze. “Il maggiore pregio di questo opuscolo – ha detto Nicola Fiorita – sta proprio nell’originalità dei commenti alle norme costituzionali”. Secondo mons. Bertolone, “questo progetto dà un segno di speranza ai carcerati e va nella direzione dell’arricchimento. Serve un capovolgimento generale – ha detto ancora – in modo che il problema delle carceri sia affrontato sotto una luce diversa. Se rieducazione e riabilitazione restano solo parole, il risultato è che anche il carcere crea delinquenza e, quando si esce, si torna a frequentare il malaffare”. Anche il prefetto Reppucci ha sottolineato come “la rieducazione avvenga poco, soprattutto ora che le risorse a disposizione sono scarse. La Costituzione – ha aggiunto – resta un faro per illuminare la politica e il Parlamento. Bisogna risolvere il problema del sovraffollamento, fermo restando che chi sbaglia deve pagare”.