Image Image Image Image Image Image Image Image Image Image

TAURIANOVA (RC), VENERDì 29 MARZO 2024

Torna su

Torna su

 
 

Habemus Papam Riflessioni storico-grottesche del giurista Giovanni Cardona

Habemus Papam Riflessioni storico-grottesche del giurista Giovanni Cardona
Testo-
Testo+
Commenta
Stampa

Gli antichi romani dicevano prudentemente “nihil sub sole novum” (nulla di nuovo sotto il sole) aggiungendo “sine non nova saltem nove” (se non cose nuove, almeno in un modo nuovo).
Nel 1464, dopo una gestione instabile e dissestante di Pio II al secolo Enea Silvio Piccolomini, salì sul trono pontificio un nobile veneto che prese il nome di Paolo II.
La sua bandiera morale, per quei tempi sembrava stridente: Stato, Legge, Dignità e Rispetto umano.
Anacronistica etica che si scontrò con una realtà romana, facendogli rimpiangere la sua patria d’origine e la disciplina dogale.
Ma Paolo II era un uomo di ferro e seppe trovare uomini onesti e al di sopra d’ogni camarilla che lo assecondarono.
Queste furono le parole d’esordio: “Torna a grave disdoro dei governanti e delle cittadine magistrature e genera un gravissimo pericolo per lo stesso Stato della Chiesa e di questa Alma Urbe, il durare di questa triste situazione, agevolato oltre ogni modo dal gran disordine regnante nel campo giuridico ed in quello amministrativo”.
Stante così lo stato dell’arte, Paolo II riordinò de plano le competenze giuridiche e amministrative smettendo le procedure e distinguendo i giudici.
L’intrico legislativo, aveva generato una situazione che non consentiva ai giudici di sentenziare interpretando tutte le norme esistenti: c’era un ginepraio di editti, rescritti e regolamenti che si sovrapponevano e si contraddicevano.
Paolo II non stette troppo a pensarci, infatti nominò una Commissione di giuristi escludendone deliberatamente i politici!
Chiamò a presiedere i lavori riformatori Pietro Mellini, Lorenzo Petroni e Giovanni Battista Cardona i quali furono coadiuvati nella riforma dall’avvocato concistoriale Giovanni de Narni, rinomato dottore in utroque.
Con il Populariter Aedicta la Commissione riuscì a portare i lavori in poco tempo, unificando tutto il precedente ciarpame legislativo, che venne approvato dal Consiglio Sanatorio, ratificato dal Consiglio generale, approvato dal popolo convocato a parlamento e promanato dal Pontefice con la bolla del 23 settembre 1469: in meno di tre anni fu tutto definito.
Il coraggio di un Pontefice illuminato fece in breve ciò che Governo, Senato e Camera dei Deputati oggi non riescono a fare in decenni.
Ma è anche vero che, in quei tempi le leggi venivano studiate e redatte dai giureconsulti e non da politicanti mossi da interessi di bottega.
Si tratta, oggigiorno, di vedere chiaro e di mozzare la volontà pseudo politica delle mezze figure, riproponendo figure carismatiche del Diritto, fuori dagli schemi tornacontisti assoldati dal politico di strapazzo, che si erge a garantista dei suoi interessi e a sanculotto di quelli avversari, trasmutandosi in una specie di giullare alla Marcolfo il quale deprezzava il sacrosanto diritto del Cittadino considerato subalterno agli interessi della giustizia regnante.
Cercasi un Paolo II!
Nuntio vobis gaudium magnum: Habemus Papam! (dalla formula usata sin dal XV secolo per annunciare l’elezione di un nuovo pontefice).