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TAURIANOVA (RC), MERCOLEDì 08 MAGGIO 2024

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Gli appalti per l’Expo erano gestiti nel carcere di Cosenza Emergono retroscena inquietanti dopo l'operazione in Lombardia che ha portato all'arresto di 13 persone legate alle cosche calabresi. La mafia gestisce appalti e lavori e gli ordini arrivavano direttamente dal boss detenuto

Gli appalti per l’Expo erano gestiti nel carcere di Cosenza Emergono retroscena inquietanti dopo l'operazione in Lombardia che ha portato all'arresto di 13 persone legate alle cosche calabresi. La mafia gestisce appalti e lavori e gli ordini arrivavano direttamente dal boss detenuto
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E’ stata “documentalmente” accertata «una grave e pericolosa infiltrazione mafiosa nei cantieri» della Tangenziale Est Esterna di Milano «in vista dell’Expo». Lo scrive la Procura di Milano in un’integrazione alla richiesta di misure cautelari nell’ambito dell’inchiesta sulla ‘ndrangheta che martedì ha portato a 13 arresti. D’altronde, che le cosche calabresi volessero entrare a pieno titolo nei lavori per l’Expo, era chiaro anche nelle intercettazioni telefoniche.

Come quella in cui Gaetano Mangialavori, cognato del presunto boss Giuseppe Galati e amministratore della Edilscavi, parlava con il parente detenuto nel carcere di Cosenza dell’ingresso dell’impresa nei sub-appalti della Tangenziale Est Esterna di Milano. affermando: «Un lavoro ora di 40.000.000 di euro nell’Expo … a Melegnano … io già ho parlato, tutte cose».

L’intercettazione ambientale del giugno 2013 è contenuta nell’integrazione datata 9 giugno scorso e firmata dal procuratore aggiunto Ilda Boccassini e dai pm Paolo Storari e Francesca Celle, con la quale viene ricostruito sulla base di documenti la vicenda della Edilscavi srl, società riconducibile al presunto boss Giuseppe Galati, e dei «lavori di quest’ultima presso la Teem». Si tratta di due sub-appalti del valore di 450mila euro.

Secondo i magistrati «quanto dichiarato da Mangialavori» in diversi passaggi della conversazione intercettata «conferma che la Skavedil (poi diventata Edilscavi, ndr) era già presente all’interno del cantiere dello svincolo Segrate Lambrate, in origine, con ogni probabilità, tramite la Farina Guido s.r.l., e, quantomeno ai tempi dell’intercettazioni ambientali in carcere di giugno 2013, con la Grandedil s.r.l», l’impresa che poi darà i due sub-appalti della Teem alla società riconducibile al presunto boss.

Secondo le indagini la società Edilscavi srl era gestita dal carcere dal presunto boss, anche se formalmente intestata a due persone “Mangialavori Gaetano e Montele Domenica” che, tra l’altro, erano suoi cognati. Sulla base dei dati, scrivono i pm, «si può affermare che una società direttamente riconducibile alla ‘ndrangheta e gestita in via diretta dal carcere da Giuseppe Galati è legittimamente presente sul cantiere Teem per avere vinto un appalto».