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Giù le mai dalle processioni religiose

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Editoriale di Caterina Sorbara

Giù le mai dalle processioni religiose

Editoriale di Caterina Sorbara

 

 

Come scrittrice e giornalista, ma prima ancora come cittadina della Piana del Tauro, non posso evitare di esprimere il mio rammarico, riguardo la decisione di Mons. Francesco Milito, di sospendere a tempo indeterminato le processioni religiose.
Noi siamo quello che fummo!
Non possiamo assolutamente annullare le nostre tradizioni, le processioni religiose fanno parte del nostro dna.
Non è sospendendo le processioni che si combatte la ndrangheta, ma con leggi dure da parte dello Stato.
La Chiesa deve scendere in campo, prendendo altri tipi di provvedimenti e non cancellando le nostre tradizioni.
Pensate che i calabresi che abitano in America, tra le tradizioni che hanno mantenuto, ci sono le processioni dei Santi della terra natia.
Con questo, non voglio assolutamente dire che la fede si esprime nelle processioni che, tra l’altro sono di origine pagana; prima dell’avvento della religione cristiana, venivano portati in processione Iside, Era, Persefone e tante altre divinità pagane.
Con l’avvento della religione cristiana anche le processioni sono state “cristianizzate” e la Madonna e i Santi hanno preso il posto delle divinità pagane, conservando alcune usanze tipo l’incenso e altre cose.
Ben venga l’adorazione Eucaristica, auspicata da Mons. Milito, ma che venga fatta prima o dopo le processini.
Non voglio essere ripetitiva, le processioni fanno parte del nostro dna; ne citerò solo tre per far capire quanto sono importanti per gli abitanti della Piana del Tauro.
In Primis la Madonna dei Poveri di Seminara, regina incontrastata, non solo dalla Piana del Tauro, arrivano fedeli persino dalla Sicilia.
Quando la Madonna esce dalla Chiesa per la processione, è un’emozione grandissima, viene sbandierato il Palio e i giganti Mata e grifone, che rappresentano un principe saraceno e una nobildonna calabrese, danzano in suo onore e, tra gli applausi e l’emozione la Madonna viene portata in processione per le vie della nobile Seminara.
Un’altra processione ricca di pietà popolare è la processione di San Rocco a Palmi.
Tra i fedeli che accompagnano la statua del Santo ci sono gli “spinati” che, per voto o per grazia ricevuta, eseguono il cammino penitenziale a torso nudo ma coperti da una specie di cappa, realizzata con arbusti spinosi, che parte da sopra la testa e li avvolge completamente.
Per finire, non posso non ricordare la Processione della Madonna di Porto Salvo, nella mia Gioia Tauro.
Una processione alquanto suggestiva e partecipata, che si snoda per le vie del quartiere Marina e che culmina con la processione che si sposta sul mare, la Statua della madonna viene messa su una barca che percorre un tratto di mare.
Alla fine viene eseguita la tradizionale”fuitina” cioè la Madonna viene portata in Chiesa di corsa.
Ho citato solo tre, ma tutte le altre processioni sono partecipate e bellissime, non ultimo hanno radici nel nostro nobile e storico passato.
Sono momenti intrisi di emozione e partecipazione, l’anima di ogni fedele cammina all’unisono con la Madonna o il Santo.
Un momento aspettato con ansia e trepidazione che, arriva dal passato, vive nel presente e si proietta nel futuro.
Un popolo che cancella il passato non è degno di chiamarsi popolo.
Esprimo la mia stima a Mons. Milito, con la preghiera di rivedere la sua decisione.
Sono ben altri gli strumenti che la Chiesa deve e può usare per contrastare la criminalità organizzata, eliminando le tradizioni, non si elimina il problema, il problema è un altro e di ben altra portata.