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“Gioia Tauro vittima di un sistema che nega la salute”

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L’articolo 32 della nostra Costituzione stabilisce: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti”.  Fortunatamente neppure il sofista più ardito potrebbe fraintendere il significato del chiarissimo enunciato cristallizzato nella nostra Magna Carta. Per cui, fatta la premessa, invitiamo tutti coloro i quali abbiano contingentemente responsabilità in ambito socio-sanitario a riscoprire il gusto di prendere provvedimenti che vanno nella direzione del ripristino della legalità costituzionale. Anziché arrovellarsi intorno a calcoli di tipo ragionieristico e di bilancio, la politica deve limitarsi a garantire il diritto alla salute, diritto inalienabile che non può essere disatteso in ossequio ad una strumentale “lotta agli sprechi”, spesso propedeutica al continuo smantellamento di presidi sanitari essenziali. Gioia Tauro è vittima di cattive scelte, figlie di filosofie fallimentari, che ricadono sempre sulla parte più debole della cittadinanza, sprovvista di mezzi finanziari autonomi e perciò costretta a rivolgersi esclusivamente al servizio pubblico. Il ministro Lorenzin, per il tramite del suo commissario Scura, provi a chiedersi se gli standard di sicurezza in tema sanitario sono garantiti nel territorio della Piana di Gioia Tauro. Un territorio popoloso che, nell’attesa della fantomatica costruzione di un ospedale unico che esiste solo nella mente di chi lo evoca, vive oggi in balia del destino più che della scienza. A Gioia Tauro esiste un pronto soccorso che non può, nonostante l’abnegazione di un personale medico e paramedico sottodimensionato, fare fronte alle emergenze. Mancano, nella fattispecie, figure pronte ad intervenire chirurgicamente alla bisogna. A cosa serve un pronto soccorso che non può operare in casi di estrema urgenza? E cosa aspettano i responsabili apicali, a partire dal commissario Scura, a rimpolpare un organico che altrimenti gira a vuoto? E come si può pensare di non predisporre, in tempi rapidissimi, l’apertura di un reparto di rianimazione a completamento della rinnovata e auspicata efficienza di un servizio di pronto soccorso degno di questo nome? Questi sono i nodi che vanno sciolti in via preliminare prima di affrontare qualsiasi altro eventuale approfondimento nel merito. Ci faremo carico, anche per ovviare alle ipotetiche negligenze altrui, di tastare direttamente le eventuali disponibilità professionali presenti nel nostro circondario, potenzialmente funzionali al raggiungimento dell’obiettivo così per come in premessa individuato. Ai vertici sanitari calabresi, rimarrà solo il compito di assecondare il ripristino della legalità costituzionale, anziché continuare pervicacemente ad ostacolare il primato del diritto rispetto alla prevalenza dell’abuso e dell’arbitrio. Noi non ci stancheremo di difendere le istanze di una città fiera e consapevole che intende rialzare la testa.

Giuseppe Pedà