Image Image Image Image Image Image Image Image Image Image

TAURIANOVA (RC), DOMENICA 05 MAGGIO 2024

Torna su

Torna su

 
 

Gioia Tauro, mons. Laruffa si rivolge ai fedeli con una riflessione sull’educazione dell’uomo

Gioia Tauro, mons. Laruffa si rivolge ai fedeli con una riflessione sull’educazione dell’uomo

“L’istruzione non può correre il rischio di ridursi a una mera distribuzione di sapere a ‘pappagallo’. Docente e alunno devono giungere a una reciproca comprensione che cementi il comune desiderio di libertà per non sentirsi vincolati al sapere, ma anche vivere la propria esistenza con rettitudine”

di MARIA TERESA BAGALA’

Gioia Tauro, mons. Laruffa si rivolge ai fedeli con una riflessione sull’educazione dell’uomo

“L’istruzione non può correre il rischio di ridursi a una mera distribuzione di sapere a ‘pappagallo’. Docente e alunno devono giungere a una reciproca comprensione che cementi il comune desiderio di libertà per non sentirsi vincolati al sapere, ma anche vivere la propria esistenza con rettitudine”

 

di Maria Teresa Bagalà

 

 

Mons. don Francesco Laruffa, parroco della chiesa di Sant’ Ippolito martire di Gioia Tauro dal novembre 1963, ma anche insegnante, giornalista e uomo di cultura, ha scelto di parlare a tutti i fedeli per quanto riguarda un tema quanto mai attuale, quello dell’ educazione, ed ha deciso di farlo attraverso una interessante riflessione. Ecco in sintesi cosa scrive don Laruffa: “Educare alla cultura dell’incontro. Che cosa è mai l’uomo perché te ne curi?. Domanda sublime che dovrebbe spingere alla riflessione tutti coloro che desiderano approfondire il tema complesso dell’educazione. Questa frase tratta dalla Bibbia, esprime tutto lo stupore del salmista di fronte al fatto che Dio, il suo interlocutore sia realmente interessato alla propria creatura. Perché te ne curi? Risposta: “Amore” in una sola parola. Cos’è l’ uomo? Cosa siamo noi uomini? Il versetto del salmo analizzato nel suo contesto ci consente di individuare due vie d’accesso, non contrapposte al mistero dell’uomo. La prima via ci conduce alla pedagogia di Dio nei confronti dell’ umanità di cui trabocca la sua Parola. Essa si fa estremamente vicina e presente nella storia nel momento in cui Dio si fa carne diventando uno di noi, cioè, si incarna in Gesù Cristo. Cristo rivela l’uomo all’uomo stesso, in tutta la sua pienezza e gli mostra la sua dignità. Il fatto è legittimo, in quanto l’uomo ha bisogno di sapere cos’è per imparare ad esserlo. L’ uomo è visto come essenza, come natura, eppure deve completarsi. L’educazione consiste proprio in questo non facile cammino di umanizzazione. L’uomo e i popoli si manifestano, piuttosto superbi, attraverso le proprie opere e le aspirazioni. Di questi tempi si parla di crisi culturale e crisi di valori, che riguardano il nucleo dell’ umano, in quanto singole individualità e intere società. La situazione attuale ci preoccupa, ma non dobbiamo dimenticare che il male irrompe e mette radici dentro di noi, solo quando riusciamo a trovare risposte. Perciò si rende necessaria una riflessione culturale, all’ interno della cultura dell’incontro. L’ uomo dovrebbe essere, il fulcro delle nostre azioni e delle nostre riflessioni, a chiara luce. I giovani vengono considerati detentori di nuovi modi di sentire, di pensare e di agire. Ma allo stesso tempo li scopriamo privi di speranze per il futuro e sprovvisti di strumenti critici per interpretare il mondo in cui vivono. Ha ragione Papa Francesco: “Non fatevi rubare la speranza”. I giovani non trovano nella scuola quello che cercano, sono immersi nella cultura dell’immagine, che diventa il loro habitat naturale. Si può affermare, con una certa sicurezza, che la scuola moderna accoglie un alunno post – moderno. Ma non si tratta solo di questo. Gli scambi di accuse non servono a nulla. In quanto società dovremmo impegnarci per non fallire questo incontro tanto necessario, per non sprecare energie costruendo cose che subito si distruggono. Cosa insegnare? La varietà e la vastità del conoscibile, sono sterminate. L’ istruzione non può correre il rischio di ridursi a una mera distribuzione di sapere a “pappagallo”. Docente e alunno devono giungere a una reciproca comprensione che cementi il comune desiderio di libertà per non sentirsi vincolati al sapere, ma anche vivere la propria esistenza con rettitudine. L’ istruzione deve comprendere il fondamentale ma anche il fondamentalismo. Esistono il bello, il vero, il buono. Esiste l’ Assoluto. Possiamo, e anzi dobbiamo conoscerlo e percepirlo dentro di noi, nell’ intimo. Dobbiamo apprendere nuovi modi di costruire la città degli uomini. Molto spesso ci chiediamo con una certa mesta preoccupazione: che mondo lasceremo ai nostri figli? Forse, però, senza dispiacere ad alcuno, sarebbe meglio domandarci: che figli daremo a questo mondo?”.