Image Image Image Image Image Image Image Image Image Image

TAURIANOVA (RC), MARTEDì 30 APRILE 2024

Torna su

Torna su

 
 

Gentile (Sulpi): “Il lavoro è vita e la vita deve continuare”

“Colmare i vuoti per tempo per garantire i livelli occupazionali”

Gentile (Sulpi): “Il lavoro è vita e la vita deve continuare”

“Colmare i vuoti per tempo per garantire i livelli occupazionali”

 

 

Riceviamo e pubblichiamo:

Manca il lavoro e si gonfia inesorabilmente la bolla impazzita degli ammortizzatori sociali. Sussidi necessari per sopravvivere ma buttati in un pozzo senza fine. Gli interventi socio/economici sono stati e lo sono tuttora una forma necessaria di tutela del reddito di sopravvivenza per chi ha perso un lavoro.
In verità questi interventi hanno fatto crescere a dismisura la montagna composta di cassa integrazione, mobilità, ASPI e Mini ASPI, al punto tale da mantenere alta la disoccupazione e l’inoccupazione ma senza curarne il male sin dalla sua insorgenza, anzi, paradossalmente la maggior parte delle volte, questo reddito minimo lo troviamo impastato con lavoro nero, disperazione familiare e tragedie umane. Il fatto è uno ed uno solo le aziende chiuse non riaprono e il lavoro perso non si recupera più.
Donne e uomini licenziati dalle piccole, medie e grandi imprese chiuse dall’andamento dei mercati o dalla mafia, non trovano i supporti istituzionali necessari per rilanciare il prodotto o trasformare e innovare la produzione. Chi ha la testa dura e tenta di andare avanti comunque, a volte evade il fisco e utilizza fette di lavoro nero per far quadrare i conti.
Queste sono le piaghe vecchie e nuove di un mondo nascosto consapevolmente, per garantire quel minimo di occupati necessari a incassare finanziamenti di inizio impresa o ampliamenti e innovazioni circoscritte in un arco temporale ben definito e fuori da qualsiasi logica di crescita sociale, culturale e di lavoro stabile. Insomma, una gestione d’impresa dannosa e inefficace nel tempo.
Come uscire fuori da questo pantano? Intanto in maniera consapevole e responsabile ripulendo le cose buone da quelle cattive creando spazio per far crescere le prime rispetto alle seconde.
In buona sostanza inizialmente sarebbe necessario monitorare tutte le attività produttive per capire il livello di salute in cui si trovano, programmare il superamento di una eventuale possibile crisi di produzione, intervenire preventivamente per evitare il deficit e instradare l’attività su percorsi positivi e di crescita.
Fare questo utilizzando le risorse che da li a poco saranno destinate per cassa integrazione, mobilità e indennità di disoccupazione, sarebbe un modo per mantenere i lavoratori in servizio spendendo meno e dando la passibilità all’azienda di sopravvivere modificando, qualora fosse necessario, anche gli obiettivi aziendali.
In definitiva si tratta di trovare l’approccio positivo, monitorato da controlli costanti che potremmo definire “antidoti della vita e del lavoro” Fermo restando le verifiche e la piena trasparenza sulle spese e sui profitti, l’emersione ed il tempestivo abbattimento delle criticità, tutto ciò deve creare una barriera protettiva di prevenzione, tutela e rafforzamento del tessuto produttivo. Quindi il risultato sarebbe quello di consolidare il lavoro in essere per renderlo sicuro e stabile nel tempo. Fare questo, attraverso interventi mirati e costanti da parte delle Istituzioni locali controllate dallo Stato, attraverso gli uffici della Prefettura, vuol dire esercitare un ruolo politico di grande valenza economico/culturale/sociale necessario a ridare vita e speranza al territorio.
Insomma spendere prima e bene, pensando ad utilizzare le risorse destinate dallo stato per tutte le forme di ammortizzatori sociali, non più per ex lavoratori ma, per garantire i livelli occupazionali attraverso controlli costanti semestrali e intervenire con piccole dosi di “elisir di lunga vita” per tutte le imprese del territorio. Tutto ciò rafforza e mantiene sano il lavoro esistente, lo fa crescere, lo accompagna e crea nuove opportunità di lavoro soltanto utilizzando le stesse risorse (forse molto meno) di quelle spese per i famosi ammortizzatori.
Per fare questo bisogna qualificare la funzione del lavoro pubblico formando uno staff di tutor esperti del territorio e dei vari settori produttivi, accertare la compatibilità del prodotto da immettere sul mercato, istituire il giusto modello organizzativo, realizzare le normali pratiche di trasparenza (bonifici bancari per acquisti, vendite e pagamento di stipendi ai lavoratori), controllare l’andamento del prodotto valutando tutte le prospettive di rete in cui si può immettere, creando un profilo organico e di sistema solidale tra più aziende.
Un siffatto pacchetto lavoro per il lavoro, deve coinvolgere tutte le istituzioni mettendo quale organo di controllo le Prefetture provinciali, nella loro veste di organismo di governo.
Forse è tempo di pensare e realizzare veramente quanto richiesto dai cittadini onesti.

REGIONE CALABRIA
IL SEGRETARIO GENERALE S.U.L.P.I.
Giuseppe Gentile