banner bcc calabria

Galles: caso di vaiolo bovino in un ragazzo

banner bcc calabria

banner bcc calabria

Il fantasma delle malattie arrivate da un lontano passato si alimenta
in questi giorni in Europa. Alcuni mesi è stato diagnosticato nel
Galles un raro caso di vaiolo bovino (gen. Orthopoxvirus), una zoonosi
(malattia infettiva degli animali trasmissibile all’uomo) virale. Ad
essere infettato un 15enne che è finito in ospedale: aveva contratto
la malattia accudendo alcuni vitelli. Il ragazzo era ricoperto di
pustole purulente su mani e piedi, curate con successo al Countess of
Chester Hospital (Regno Unito e guarite nell’arco di qualche
settimana. Sua madre ha dichiaarato: “Non sapevo veramente cosa fosse,
quindi ero abbastanza preoccupata. La prima cosa che fai è guardare
su internet e in quel momento ho scoperto che era piuttosto raro. “Mio
figlio era piuttosto imbarazzato: eravamo tutti confusi, le lesioni
non erano belle e non era piacevole per lui. “Ci sono volute settimane
e settimane, molto tempo. Ha ancora qualche segno sulle sue mani. ” La
dottoressa Aysha Javed, che ha diagnosticato la malattia
all’adolescente, ha detto che si trattava del primo caso di vaiolo
bovino che avesse mai visto: “Penso che il ragazzo e la sua famiglia
fossero piuttosto confusi quando glielo abbiamo detto, non penso che
si aspettassero questa diagnosi. ‘Penso che soffrisse molto il
prurito, ma non era particolarmente doloroso.’ L’ultimo caso di vaiolo
bovino in Galles risaliva a oltre dieci anni fa, ma alla fine del ‘700
questa malattia era molto comune tra i mungitori, ed ebbe un ruolo
determinante nella genesi di quella che è una delle maggiori
conquiste della medicina moderna: la vaccinazione. Nel 1796 il medico
britannico Edward Jenner si accorse che le donne addette alla
mungitura delle vacche nell’Inghilterra rurale contraevano spesso il
vaiolo bovino, ma sembravano protette da un altro e più temibile tipo
di vaiolo: quello umano (Variola major o Variola minor), che nel
18esimo secolo uccideva, soltanto in Europa, 400mila persone all’anno,
nella maggior parte dei casi bambini. Jenner ipotizzò allora una
forma di immunizzazione derivante dal contatto con le lesioni da
vaiolo bovino: raccolto materiale dalle pustole di una mungitrice,
Sarah Nelmes, lo iniettò in un bambino di otto anni, il piccolo James
Phipps, che risultò in seguito immune al vaiolo umano. (da vacca, il
termine latino per mucca). Recenti studi hanno dimostrato che il
preparato originale derivava forse, almeno in parte, dal virus del
vaiolo equino, ma il risultato non cambia: grazie all’intuizione di
Jenner, nel 1980 il vaiolo umano fu dichiarato ufficialmente
debellato. Oggi si teme, evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello
“Sportello dei Diritti [http://www.sportellodeidiritti.org/]”, che
qualcuno possa utilizzare il virus, di cui conosciamo bene il genoma,
come possibile arma biologica sintetica, e si sta quindi studiando un
trattamento di cura (poiché il virus è eradicato, da nessuna parte
del mondo ci si vaccina più contro di esso): questa però è un’altra
storia, che riguarda scenari di emergenza e bioterrorismo. Anche il
virus del vaiolo bovino, meno aggressivo e incapace di trasmettersi da
persona a persona, è oggi quasi del tutto scomparso, grazie
all’avvento della mungitura automatizzata. A veicolarlo sono
soprattutto gatti selvatici e roditori, e non i bovini: il caso del
ragazzo è stato quindi particolarmente sfortunato. La vicenda, è
stata illustrata nel corso dell’incontro annuale della Società
Europea di Dermatologia Pediatrica. Il trend dell’incidenza, piuttosto
oscillante a causa della bassa numerosità della casistica, non
sembra destare preoccupazione: dal 1975 al 1992 in Galles sono stati
registrati soltanto 29 casi di laboratorio di vaiolo bovino – da 0 a 4
casi all’anno.