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TAURIANOVA (RC), LUNEDì 06 MAGGIO 2024

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Formazione, informazione e sensibilizzazione: per dire no alle morti sul lavoro

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Reggio Calabria – La Città Metropolitana ha fatto sapere di aver concluso un percorso di ascolto delle problematiche riguardanti la sicurezza sul posto di lavoro, percorso a cui hanno partecipato le diverse parti sociali: Prefettura, Regione, Camera del Commercio, Vigili del Fuoco, Cgil, Cisl, Uil, Esefs, Confindustria, Confesercenti, Ance, Dtl, Inail, Spisal.
La conclusione ha portato alla stesura di una proposta di legge, dal titolo incoraggiante: “Norme per la sicurezza, la qualità e il benessere sul lavoro”. La legge prevedrebbe, tra le altre cose, un fondo di solidarietà a favore dei familiari delle vittime, misure di prevenzione, incentivi per i datori responsabili, tutela per le vittime di molestie sul lavoro. Un’iniziativa sicuramente lodevole, ma pone almeno due interrogativi.
Il primo: perché mai a un percorso d’ascolto di tal tipo, finalizzato chiaramente a una maggiore riflessione e a una profonda comprensione riguardo l’annoso problema della sicurezza sul lavoro, e delle troppe vittime causate dalla sua assenza, non è stata richiesta la partecipazione della sezione territoriale dell’Anmil di Reggio Calabria?
Sono oltre 70 anni che l’Associazione Nazionale fra Lavoratori Mutilati e Invalidi del Lavoro opera a livello nazionale non solo per ridurre il numero di vittime e di incidenti, ma soprattutto per una presa di coscienza delle problematiche da parte delle istituzioni e delle aziende in primis. Ecco perché l’Anmil di Reggio Calabria, nella persona del suo presidente territoriale Francesco Costantino così come di tutti i soci e i collaboratori, si aspettava quantomeno un invito a partecipare a un iter d’ascolto di tale portata, ma soprattutto all’opportunità di ribadire, ancora una volta, i tema della sicurezza sul luogo di lavoro, della prevenzione e della sensibilizzazione sull’argomento. La mancata possibilità di far parte di quei momenti d’incontro è, di per sé, un fallimento della missione che l’Anmil persegue, ed è inaccettabile.
Sorge, poi, un secondo quesito: perché chiedere l’approvazione di una proposta di legge sulla sicurezza nel lavoro, quando esiste la Legge 11 del 26 febbraio 2010, in merito ad “interventi di solidarietà a favore dei familiari di lavoratori e lavoratrici deceduti o gravemente invalidi”, approvata dalla Giunta Regionale nella seduta del 27 marzo 2012?
È una legge esistente, approvata, ma forse sarebbe il caso di domandarsi quanto spesso viene messa in atto. Perché non preoccuparsi di far funzionare le leggi già esistenti?
Sono due domande, semplici, che attendono una risposta da chi di competenza, dalle istituzioni che tutelano i cittadini.
L’Anmil territoriale plaude la volontà di questa amministrazione, nonché della Città Metropolitana tutta, di rimarcare l’importanza di una continua riflessione sulla sicurezza nei posti di lavoro, ma vuole al tempo stesso essere parte attiva di questa riflessione, vuole porsi tutte le domande del caso, vuole ricevere le risposte e vuole essere interpellata perché, come ha affermato il presidente Francesco Costantino: «Siamo il frutto della mancata sicurezza sui luoghi di lavoro, ed è ora di dire basta. Piangiamo i nostri cari deceduti mentre lavoravano o si recavano a lavoro, abbiamo sui nostri corpi le cicatrici della mancata osservanza delle regole e delle norme di sicurezza. Esigiamo che ci sia più formazione, informazione e sensibilizzazione, perché di lavoro non si può morire: basta morti sul lavoro!».
Così, nell’attesa di saperne di più su questa proposta di legge avanzata dalla Città Metropolitana, il meglio che si può sperare è che essa, una volta approvata, miri alla tutela completa dei lavoratori, alla loro salvaguardia e che, se non altro, continui a mantenere vigile l’attenzione su tutte le tragedie finora avvenute, sul problema delle morti e degli incidenti, e soprattutto che sottolinei ancora una volta l’importanza e l’urgenza di una formazione continua, che deve partire fin dall’età scolare, perché anche in questo caso la speranza migliore la dobbiamo riporre nelle future generazioni.