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TAURIANOVA (RC), VENERDì 19 APRILE 2024

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“Faggete vetuste” riconosciute dall’Unesco, Luigi Pandolfi (Un’altra Calabria è possibile): le risorse ci sono, ma i territori arrancano Arriva un altro, prestigioso, riconoscimento, per il nostro patrimonio naturalistico. Il Comitato del Patrimonio Mondiale Unesco in corso a Fuzhou, in Cina, ha inserito il Parco Nazionale dell'Aspromonte e quello del Pollino

“Faggete vetuste” riconosciute dall’Unesco, Luigi Pandolfi (Un’altra Calabria è possibile): le risorse ci sono, ma i territori arrancano Arriva un altro, prestigioso, riconoscimento, per il nostro patrimonio naturalistico. Il Comitato del Patrimonio Mondiale Unesco in corso a Fuzhou, in Cina, ha inserito il Parco Nazionale dell'Aspromonte e quello del Pollino

Arriva un altro, prestigioso, riconoscimento, per il nostro patrimonio naturalistico. Il Comitato del Patrimonio Mondiale Unesco in corso a Fuzhou, in Cina, ha inserito il Parco Nazionale dell’Aspromonte e quello del Pollino nelle “Antiche Faggete Primordiali dei Carpazi e di altre regioni d’Europa”. Ottimo. Al di là dell’aspetto puramente scientifico, si tratta della conferma che i nostri territori non difettano di risorse ambientali, paesaggistiche e culturali. Tutt’altro. Nell’area del Pollino, in particolare, tra natura e patrimonio artistico, architettonico, perfino etnico-linguistico – è in questi nostri luoghi il cuore dell’Arberia -, esiste una pluralità di fattori che messi a sistema, valorizzati attraverso una programmazione organica (devono cadere però anche campanilismi e chiusure autoreferenziali degli amministratori locali), con una governance condivisa, potrebbero consentirci di conseguire obiettivi economici straordinari. Al territorio nel suo complesso, non al singolo comune. La redditività del nostro patrimonio è fuori discussione. Potremmo azzerare la disoccupazione, preservando e tutelando la nostra storia, anche quella naturale, i nostri tesori d’arte, le nostre diversità. Tra guide, mediatori, interpreti, ristoratori e albergatori con relativi addetti, artigiani, bottegai tematici, attività culturali e di spettacolo legati alle trame identitarie del territorio, formazione ed educazione culturale-ambientale, editoria, sport, potremmo realizzare la piena occupazione.
Purtroppo, mentre si celebrano risultati e riconoscimenti come quello dell’Unesco, si fa finta di non vedere che i nostri borghi si spopolano, i giovani vanno via (spesso seguiti dai loro genitori), i comuni barcollano sul crinale di crisi finanziarie che spesso portano al dissesto, chiudono attività, servizi pubblici. E rimane, comunque, altissimo il tasso di disoccupazione, intorno al 20% (giovanile oltre il 50%).
Eppure, non sempre è una questione di soldi. Il ciclo ultraventennale di programmazione dei fondi strutturali europei ha visto la mobilizzazione di ingenti risorse finanziarie. Ma molte di essere sono state disperse in mille rivoli, divorate dal clientelismo istituzionale, fagocitiate da prenditori senza scrupoli. Un rischio che si affaccia anche con la partita del Pnrr. C’è un problema certamente di sottrazione di risorse al sud, ma anche di spezzettamento disorganico delle risorse. Torna, quindi, il tema della programmazione.
Si dirà: ma quanti programmi sono stati fatti in questi anni? Vero. Ma questo non significa rassegnarsi all’idea che nel futuro si debbano sprecare risorse e patire, come conseguenza, la desertificazione dei nostri luoghi. Per iniziare serve la consapevolezza che così non si può andare avanti. Poi ricostruire gli strumenti che rendano le politiche pubbliche efficaci nel conseguire obiettivi sociali e macroeconomici nel breve e medio periodo.