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TAURIANOVA (RC), MARTEDì 23 APRILE 2024

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Fabri Fibra: il mio rap contro tutti

Nel cd attacchi a Fazio, Laura Chiatti, Carta. La casa discografica sottolinea: siamo estranei

Fabri Fibra: il mio rap contro tutti

Nel cd attacchi a Fazio, Laura Chiatti, Carta.La casa discografica sottolinea: siamo estranei

 

MILANO – Una copertina autocensurata da un adesivo che copre la foto di Fabri Fibra con la testa segata e il cervello in vista. Non è la cosa più forte di «Controcultura», nuovo cd del rapper in uscita il 7 settembre. Quello che Fibra butta nelle rime delle nuove canzoni sono immagini forti, attacchi personali e un ritratto impietoso dell’Italia di oggi. Ce n’è per Marco Carta gay non dichiarato, Laura Chiatti che gli si sarebbe offerta, Fabio Fazio mandato a quel paese, Paolo Brosio impegnato fra coca e modelle, c’è la tv in stile «La Pupa e il Secchione» ribattezzato «La troia e il caso umano», Noemi Letizia fa rima con «Striscia la notizia», non mancano gli scandali sessuali dalla D’Addario a Brenda e Marrazzo. Abbastanza da spingere la Universal, la sua casa discografica, a stampare nel libretto una nota in cui si dice «non in grado di interferire nella libera manifestazione del pensiero dell’artista» e «totalmente estranea».

Fibra spiega e collega tutto al titolo dell’album. «Sono nato nel ’76 e non ho vissuto la controcultura ma allora c’era un grande scambio di idee. Oggi non c’è più ma io mi sento comunque in contrapposizione alla cultura dominante: se la musica è cantare bei motivetti che dicono poco io non lo so fare». Sembra arrogante quando si definisce «l’artista hip hop più forte in Italia», ma ha ragione. E lo sembra anche quando se la prende coi colleghi: «I cantanti sono delle escort, sono pagati per non dire nulla. E quelli che pensano che io sbagli a dire certe cose mi sembra vivano a Disneyland». E forse ha ragione anche in questo caso. Sui nomi è chiaro: «Li uso perché mi servono per evocare degli scenari o per fare una rima. I miei testi non sono verbali dei vigili e non c’è nulla di personale. Qualcuno dice che li uso per vendere e allora consiglio a tutti gli artisti che non hanno successo di fare la stessa cosa».

In un disco regalato qualche settimana fa su internet ha detto che Marco Mengoni dovrebbe confessare la sua (presunta) omosessualità. Ora di Marco Carta dice più o meno lo stesso. Gli daranno dell’omofobo: «In Italia l’omosessualità è accettata solo su un palco, nella realtà i gay vengono bastonati in piazza. Vorrei che questi artisti invece di mettersi il lucidalabbra facessero uscire il messaggio che si può vivere l’omosessualità, tabù in Italia, in maniera naturale». Francesco Facchinetti, conduttore di «X Factor» aveva difeso Mengoni: «Il suo quadro è stato tolto dagli uffici della Universal quando sono arrivato io. Continui a fare i suoi programmi del cazzo».
La Chiatti era già finita nel disco precedente e qui si trova messa fra le «bambole di pezza»: «La stimo, è una brava attrice. Citandola voglio dire che la tv ti fa credere che la puoi avere solo se sei famoso e non se hai una vita normale. L’ho conosciuta quando sono diventato qualcuno, quindi quello che pensavo da ragazzo di provincia è vero».