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Estorsioni sui cantieri A3, sequestrati 15 mln ad uomo accusato di far parte del clan di Scilla

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Sigilli a imprese, conti correnti ed immobili di proprietà di Matteo Gaietti

Estorsioni sui cantieri A3, sequestrati 15 mln ad uomo accusato di far parte del clan di Scilla

Sigilli a imprese, conti correnti ed immobili di proprietà di Matteo Gaietti: è tra le persone coinvolte nell’operazione antimafia contro le richieste di pizzo alle ditte impegnate nei lavori per l’autostrada in provincia di Reggio Calabria. Viene considerato un esponente di spicco della cosca Nasone-Gaietti

 

 

REGGIO CALABRIA – Beni mobili e immobili per un ammontare complessivo di oltre 15 milioni di euro sono stati sequestrati dai carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria a Matteo Gaietti, affiliato alla cosca Nasone-Gaietti di Scilla. Il decreto è stato emesso dal Tribunale di Reggio Calabria, sezione misure di prevenzione, su richiesta della Dda. Il provvedimento di sequestro ha riguardato imprese, conti correnti ed immobili.

Gaietti è coinvolto nelle indagini sulle estorsioni alle imprese impegnate nella realizzazione della Salerno-Reggio Calabria. Un primo blocco dei beni di Matteo Gaietti è scattato all’indomani degli arresti legati all’operazione “Alba di Scilla” del maggio 2012.

Si trova tra le persone accusate, a vario titolo e con responsabilità diverse, di aver fatto parte o comunque di aver favorito, il gruppo criminale “Nasone-Gaietti”, di Scilla. Un clan prevalentemente familiare di zii e i cugini, coinvolti in una serie di estorsioni alle aziende che operano, o hanno operato, per la realizzazione della nuova A3, scoperte dall’arresto in flagranza di reato, mentre incassava una tangente, di Giuseppe Fulco.

Nel mirino del clan c’erano praticamente tutti gli imprenditori che operavano nel territorio di Scilla. E prime tra tutte, le aziende che fornivano servizi ai cantieri della Salerno Reggio-Calabria. A loro erano rivolte le attenzioni principali e a loro i “Nasone-Gaietti” chiedevano «non meno del 3%» dell’importo dei lavori. E pur di incassare la cosca era pronta ad attivare «una vera e propria strategia della tensione». Secondo gli inquirenti «i danneggiamenti, pianificati nei minimi dettagli, ed accompagnati dalla minuziosa conoscenza delle aree di cantiere da parte dei fermati, erano finalizzati a mettere i responsabili delle varie ditte in contatto con gli emissari criminali di volta in volta designati, come condizione necessaria per il proseguimento dei lavori». La cosca utilizzava quasi sempre lo stesso sistema: «danneggiava con incendi o devastando a colpi di mazza un mezzo, a bordo dei quali veniva solitamente collocata una bottiglia contenente liquido incendiario». Quindi arrivavano le ambasciate e gli esattori. Ieri la conclusione delle indagini, corroborata da nuove contestazioni ed episodi, ottenuti grazie ad ulteriori attività investigative e a nuove dichiarazioni delle vittime.

SEQUESTRO BENI PROVENTO PIZZO DITTE LAVORO SU A3

Sarebbe riconducibile ai proventi del ‘pizzo’ imposto alle imprese impegnate nell’ ammodernamento dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria il patrimonio sequestrato a Matteo Gaietti, ritenuto l’elemento di spicco della cosca Nasone Gaietti operante nella zona di Scilla. L’indagine che ha portato al sequestro di beni mobili e immobili per 15 milioni di euro, infatti, prende spunto dalle risultanze dell’operazione Alba di Scilla condotta dai carabinieri del Comando provinciale di Reggio Calabria nel maggio dello scorso anno e che ha colpito le cosche locali della ‘ndrangheta. In particolare, oltre all’organizzazione, alla composizione e alle gerarchie interne della cosca Nasone-Gaietti, è stata fatta luce anche sugli obiettivi economici e le strategie intimidatorie attuate con danneggiamenti e incendi all’interno dei cantieri delle imprese prese di mira. In questo contesto è emersa la figura di Matteo Gaietti come elemento di punta della cosca assieme a Domenico e Rocco Nasone e Giuseppe Fulco. Le indagini patrimoniali nei confronti di Gaietti hanno dimostrato che il possesso e la riconducibilità del patrimonio costituisce il reimpiego di denaro illecitamente acquisito. Tra i beni sottoposti a sequestro c’é un lido, tre fabbricati, 15 terreni e un conto corrente. Altri beni oggetto del provvedimento, tra cui un esercizio commerciale, prodotti finanziari e conti correnti, risultano cointestati al fratello, alla madre e ad un nipote di Gaietti.