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Estorsioni ed usura, chieste 7 condanne per gli imputati dell’operazione “Dogville” contro le cosche del reggino

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Il gruppo avrebbe preteso una mazzetta di mille euro al mese da un imprenditore che ha fatto scattare le indagini grazie alla sua denuncia. Le pene richieste vanno dai 14 ai 6 anni di reclusione

Estorsioni ed usura, chieste 7 condanne per gli imputati dell’operazione “Dogville” contro le cosche del reggino

Il gruppo avrebbe preteso una mazzetta di mille euro al mese da un imprenditore che ha fatto scattare le indagini grazie alla sua denuncia. Le pene richieste vanno dai 14 ai 6 anni di reclusione

 

REGGIO CALABRIA – Condanne per tutti e sette gli imputati del processo “Dogville” sono state invocate al termine della requisitoria dal sostituto procuratore della DDA di Reggio Calabria Antonio De Bernardo, nel processo con rito abbreviato celebrato dinnanzi al gup del capoluogo Domenico Santoro. I sette imputati sono accusati a vario titolo di tentata estorsione, estorsione, riciclaggio, tutti aggravati dalle modalità mafiose, ed usura.
L’operazione Dogville, condotta dalla polizia nel gennaio 2013, era scaturita dalle denunce di un imprenditore di Sant’Ilario dello Jonio, che si è rivolto al Commissariato, stanco delle pressanti richieste estorsive. Oltre alla pretesa di mille euro al mese, successivamente Giuseppe Belcastro, presunto boss di Sant’Ilario, avrebbe preteso che l’imprenditore gli assumesse anche il figlio, il quale però avrebbe dovuto ricevere lo stipendio senza mai prestare un solo giorno di lavoro. Il pm ha chiesto per Giuseppe Belcastro 14 anni di reclusione e 8 mila euro di multa; per Domenico Musolino, 14 anni di reclusione e 10 mila euro di multa; per Antonio Galizia (figlio di Belcastro), 12 anni di reclusione e 8 mila euro di multa; per Ivano Tedesco, 8 anni di reclusione e 10 mila euro di multa. Infine 6 anni e 8 mesi di reclusione e 6 mila euro di multa ciascuno per Grazia Marzano (moglie di Belcastro), Giuseppe Nocera e Antonia Napoli.