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Emergenza randagismo a Reggio Calabria, Molinari (M5S): “Situazione gravissima”

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“Interrogazione parlamentare per recuperare subito la struttura di Mortara”

Emergenza randagismo a Reggio Calabria, Molinari (M5S): “Situazione gravissima”

“Interrogazione parlamentare per recuperare subito la struttura di Mortara”

 

 

Riceviamo e pubblichiamo:

ROMA – Non è un mistero che alcune province della nostra regione vivano una vera e propria emergenza randagismo e Reggio Calabria, più che una di queste, ne è l’emblema. La città, infatti, non dispone di una struttura deputata alla cura ed alla custodia degli animali randagi. A mancare, poi, è la volontà di risolvere il problema scaricando sempre a un ipotetico “domani” ogni intervento. La prossima “città metropolitana” di Reggio Calabria, amministrata commissarialmente in modo non brillante, vista l’impossibilità di collocare i cani vaganti presso una struttura propria, si trova costretta a stipulare convenzioni con soggetti terzi, dislocati in ambito provinciale (spesso sprovvisti di tutte le prescritte autorizzazioni normativo-tecniche) e con importanti esborsi di denaro pubblico.
Il mancato rispetto della normativa, dettata da una legge-quadro nazionale, in materia di sterilizzazione fa sì che il fenomeno diventi sempre più incalzante. E niente – più che poco – è stato realizzato in questi anni per risolvere il problema, nonostante la legislazione regionale e due recenti Decreti del Presidente della Giunta regionale (il n. 197/2012 e il n. 51/2014) avevano promesso un intervento pianificato in tal senso. Ma si trattava di promesse da… Piano di rientro che i calabresi conoscono bene: per “rientrare” è sufficiente negare i diritti, con il beneplacito del Governo.
Il paradosso è che Reggio avrebbe in casa gli strumenti per risolvere non solo i suoi guai ma anche quelli di buona parte della provincia, e ci riferiamo alla struttura inaugurata nel 2008 a Mortara di Pellaro, costata peraltro al comune ben 650mila euro. Attualmente il suddetto canile non ha un gestore nonostante l’indizione di una gara d’appalto con relativa aggiudicazione del servizio, alla quale – nonostante una controversia giudiziaria penda su tale esito – l’amministrazione comunale non ha mai dato seguito. La struttura – autonomamente funzionante e con gli impianti di luce ed acqua perfettamente a regime e quindi pronta ad operare – langue in uno stato di abbandono, potenziale oggetto di atti vandalici. Uno spreco che, in aggiunta all’impossibilità dell’ASP di intervenire secondo le proprie competenze, oltre alla assoluta carenza di sensibilizzazione in materia della collettività, ha contribuito a portare il fenomeno del randagismo a livelli esponenziali al punto da far identificare quella di Reggio Calabria nella città col più alto tasso di randagismo a livello nazionale.
Attualmente gli animali vaganti versano in situazioni di estremo pericolo e sono minacciati nella loro integrità, rimanendo spesso traumatizzati a seguito di incidenti che, oltre ad esporre gli stessi a danni certi e irreparabili, diventano fonte di rischio anche per la pubblica incolumità, messa pure a rischio dal potenziale veicolo di malattie causato dalla piaga della Leishmaniosi (depressiva delle difese immunitarie) in animali non curati.
In questo contesto buio, causato dall’assenza di qualsiasi intervento locale, è nata l’occupazione del canile di Mortara da parte della associazione “Dacci una Zampa Onlus” che con la sua opera di volontariato – spesa nel territorio unitamente ad altre associazioni riunite nel Coordinamento reggino per i randagi (CORR) – ha restituito quello che doveva essere il compito originario alla struttura.
Da sempre vicino ai cittadini che agiscono, il M5S (ringraziando gli attivisti che hanno contribuito alla conoscenza del problema) apprezza il loro lavoro quotidiano e su questo tema vuole richiamare l’attenzione del Governo, interrogando i ministri competenti affinché intervengano al più presto per porre la parola fine a questo triste capitolo, cosa possibile con la semplice applicazione della legge.

Avv. Francesco Molinari-M5S
Cittadino eletto al Senato
Interrogazione a risposta scritta
MOLINARI, Vacciano, Donno, Bertorotta, Fucksia – Ai Ministri della salute e dell’interno –
Premesso che:
la legge quadro 14 agosto 1991, n. 281 all’art.1 “promuove e disciplina la tutela degli animali di affezione, condanna gli atti di crudeltà contro di essi, i maltrattamenti ed il loro abbandono, al fine di favorire la corretta convivenza tra uomo e animale e di tutelare la salute pubblica e l’ambiente.”;
l’art. 2 comma 2 della suddetta legge sancisce “I cani vaganti ritrovati, catturati o comunque ricoverati presso” i canili “non possono essere soppressi” – se non “in modo esclusivamente eutanasico” – e “non possono essere destinati alla sperimentazione.” Mentre al comma 3 specifica che “Gli enti e le associazioni protezioniste possono gestire” i canili “sotto il controllo sanitario dei servizi veterinari dell’unita’ sanitaria locale”, potendo inoltre garantire un servizio di pronto soccorso;

l’art.3 comma 1 della citata legge prevede che “Le regioni provvedono a determinare, con propria legge,[..] i criteri per il risanamento dei canili comunali e la costruzione dei rifugi per i cani. Tali strutture devono garantire buone condizioni di vita per i cani e il rispetto delle norme igienico-sanitarie e sono sottoposte al controllo sanitario dei servizi veterinari delle unità sanitarie locali.” ;

inoltre rispettivamente i commi 3 e 4 dello stesso articolo esplicitano:”Le regioni adottano, [… ] sentite le associazioni animaliste, protezioniste e venatorie, che operano in ambito regionale, un programma di prevenzione del randagismo”; “il programma di cui al comma 3 prevede interventi riguardanti: a) iniziative di informazione da svolgere al fine di conseguire un rapporto di rispetto della vita animale e la difesa del suo habitat; b) corsi di aggiornamento o formazione per il personale degli enti locali e pubblici coinvolti a vario titolo nei servizi di cui alla presente legge [..] le regioni indennizzano gli imprenditori agricoli per le perdite di capi di bestiame causate da cani randagi o inselvatichiti[..]”. Successivamente al comma 6 relativamente alla realizzazione degli interventi di competenza regionale, le regioni possono destinare una somma non superiore al 25 per cento dei fondi assegnati loro dal Fondo di attuazione della legge quadro, dovendo essere la rimanente somma assegnata agli enti locali a titolo di contributo per la realizzazione degli interventi di loro competenza;

ai comuni, singolarmente o in forma associata, è affidata la priorità di attuare piani di controllo del randagismo attraverso la sterilizzazione; a tali piani é destinata una quota non inferiore al 60 per cento delle risorse del Fondo per l’attuazione della legge n.281/1991. I comuni provvedono, sempre avvalendosi di quest’ultime risorse, al risanamento dei canili comunali esistenti e alla costruzione di rifugi per i cani nonché – direttamente o indirettamente, tramite convenzioni con le associazioni animaliste e zoofile o con soggetti privati che garantiscano la presenza nella struttura dei volontari di tali associazioni – a gestire i canili sanitari (compresa la gestione delle adozioni e degli affidamenti) (art.4 legge n.281/1991);

la normativa nazionale e regionale in materia di randagismo sancisce che l’attività prioritaria per combattere il fenomeno dei randagismo deve essere volta al controllo della popolazione canina mediante la limitazione delle nascite e che diviene strategica la realizzazione di una rete di canili sanitari al fine di adempiere a quanto disposto dalle normative nazionali e regionali;
il Decreto del Presidente della Giunta regionale (DPGR) della Calabria, n.197 del 20 dicembre 2012, avente ad oggetto la “Razionalizzazione degli interventi in materia di randagismo: istituzione di una rete di canili sanitari nel territorio della regione Calabria”, emesso nella qualità di Commissario ad acta – nominato con delibera del Consiglio dei Ministri del 30 Luglio 2010 – per l’attuazione del piano di rientro dal disavanzo del settore sanitario della Regione Calabria (vincolato all’accordo con il Ministro della salute e quello dell’economia e finanze), individuava gli interventi necessari al perseguimento dell’equilibrio economico nel rispetto dei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA);

all’art.2 del DPGR n.197 è stata prevista, nel territorio della Regione Calabria, la realizzazione di sette canili sanitari in aree baricentriche rispetto al territorio che dovranno servire: due alla provincia di Cosenza e di Reggio Calabria ed uno alle restanti province di Crotone, Catanzaro e Vibo Valentia;

il DPGR della Calabria n.51 del 19 maggio 2014, recependo le integrazioni e modifiche suggerite dal Ministero della Salute sul DPGR n.197 (nota Rif. Calabria-Prot. n.531 fascicolo SVET.7.2012-1), ha confermato la sostanza del precedente Decreto con l’inserimento, tra l’altro, dell’obbligo di cooperazione con le associazioni animaliste o zoofile per ciò che riguarda la promozione e gestione degli affidamenti e delle adozioni nonché con la deroga al divieto di coesistenza di canili sanitari e canili rifugio/oasi canine per i canili pubblici esistenti (anche privati) che siano ritenuti di valenza strategica, a patto che sia garantita l’autonoma gestione delle due tipologie di struttura in una unica;

considerato che

è nota, vista anche la partecipazione delle istituzioni competenti a numerosi incontri e tavoli tecnici intercorsi con le varie associazioni che si occupano del problema, la tragica situazione del randagismo nella provincia di Reggio Calabria;

ad oggi non esiste nella provincia di Reggio Calabria un canile sanitario e la mancanza di tale fondamentale struttura non consente di poter seguire le prescrizioni normative in materia, atteso che i cani accalappiati, che dovrebbero fare un primo passaggio obbligatorio presso tale struttura, vengono condotti direttamente nei canili rifugio operanti nella provincia, che spesso non sono in possesso di tutte le prescritte autorizzazioni normativo-tecniche;

nel Comune di Reggio Calabria, in particolare, vi è l’assoluta mancanza di ogni tipo di struttura funzionante;

nel 2008 è stato inaugurato in località Mortara di Pellaro, in Reggio Calabria, una struttura municipale (la cui costruzione, conclusa nel 2006, è costata al comune di Reggio Calabria ben 650.000 euro) che avrebbe tutte le caratteristiche demandate dal DPGR n. 51 del 2014, visto che nella stessa potrebbero coesistere tanto il canile sanitario, quanto quello rifugio;

attualmente il suddetto canile risulta carente di un gestore nonostante l’indizione di una gara d’appalto con relativa aggiudicazione del servizio, ma nonostante ciò,a distanza di due anni dal provvedimento di aggiudicazione definitiva avvenuto a settembre 2012, l’amministrazione non ha provveduto alla sottoscrizione del contratto d’appalto di servizi con l’associazione “Aratea”, aggiudicataria;

avverso il provvedimento di aggiudicazione definitiva, l’associazione “Dacci una Zampa” Onlus proponeva ricorso (n. 105/13 RG) presso il competente Tribunale Amministrativo, sezione distaccata di Reggio Calabria, allo stato pendente, in attesa di decisione nel merito. Nonostante la ricorrente avesse rinunciato all’istanza di sospensione dell’atto impugnato, dando così la possibilità di concludere l’iter procedimentale all’amministrazione comunale, quest’ultima non provvedeva alla stipula del contratto per la gestione della struttura, né l’associazione aggiudicataria (soggetto legittimato) ha agito concretamente per dare prosecuzione al procedimento stesso, presentando ricorso avverso l’inerzia dell’amministrazione;

la detta struttura dal 2008 non è mai stata sottoposta ad alcuna manutenzione da parte dell’amministrazione comunale e langue in uno stato di abbandono, rimanendo i locali che la costituiscono di facile accesso e potenziale oggetto di atti vandalici; nonostante ciò, la stessa appare autonomamente funzionante e con gli impianti di luce ed acqua perfettamente a regime e quindi pronta ad accogliere i cani vaganti sul territorio;

tale stato di cose, unitamente all’impossibilità dell’ASP (Agenzia di Sanità pubblica) di intervenire secondo le proprie competenze, oltre alla assoluta carenza di informazione e sensibilizzazione nei confronti della collettività, ha innescato un meccanismo che ha portato il fenomeno del randagismo a livelli esponenziali al punto di far identificare la Città di Reggio Calabria come la città col più alto tasso di randagismo a livello nazionale;

nell’assenza dell’intervento comunale, l’associazione “Dacci una Zampa” ha prestato continuativamente ed in modo gratuito la propria opera di volontariato nella città di Reggio Calabria, garantendo la tutela del benessere degli sfortunati animali con il reperimento del cibo necessario a sfamarli e dei farmaci necessari alla loro cura facendosi carico dei costi sostenuti per tutte le visite specialistiche ed esami diagnostici per animali gravemente ammalati nonché le sterilizzazioni degli stessi (attività di competenza esclusiva dell’ASP);

il comune, vista l’impossibilità di collocare i cani vaganti presso una struttura propria, si trova costretto ogni anno a stipulare convenzioni con soggetti terzi, dislocati nell’ambito della provincia, con importanti esborsi di denaro pubblico. Ad esempio un mese fa è scaduto l’ultimo bando pubblico nel quale venivano, per una previsione di 800 cani da accalappiare, stanziati ben 660.000 euro per la gestione biennale dei cani accalappiati all’interno del comune di Reggio Calabria. La gara è andata deserta e, al contempo, il comune, da mesi paga ingenti somme per il mantenimento di 570 cani ad una struttura nel comune di Taurianova, oggetto di interdittiva antimafia per cui non potrebbe stipulare alcuna convenzione con enti pubblici;

i cani dislocati nelle strutture poste in provincia rimangono reclusi sino a che morte sopraggiunga, visto che non viene data la giusta visibilità affinché siano adottati, portando il comune a far fronte alle loro spese di mantenimento per l’intero arco della loro vita;

il sostanziale mancato rispetto della normativa in materia di sterilizzazione fa sì che nel tempo il fenomeno anziché risolversi diventi sempre più incalzante. In particolare Reggio Calabria è l’unica città d’Italia dove non si è mai provveduto alla sterilizzazione di un solo cane di proprietà del comune, tanto di quelli vaganti quanto di quelli accalappiati;

attualmente gli animali vaganti nel territorio del Comune di Reggio Calabria versano in situazioni di estremo pericolo e sono minacciati nella loro integrità, rimanendo spesso traumatizzati a seguito di incidenti che, oltre ad esporre gli stessi a danni certi e irreparabili, diventano fonte di rischio anche per la pubblica incolumità, compromessa dalla leishmaniosi, malattia endemica che causa un drastico abbassamento delle difese immunitarie e che espone l’animale a molteplici patologie, rischiose per la salute pubblica;

l’Amministrazione comunale è soggetto proprietario dei cani vaganti nel comune di Reggio Calabria e l’omissione nella vigilanza, cura e custodia degli stessi configurano un reato previsto e punito dal codice penale considerato che ai sensi egli artt. 544 ter e 727 l’abbandono e il maltrattamento di animali non sono ritenuti più “delitti contro il patrimonio”, come è previsto dall’art. 638 (Uccisione o danneggiamento di animali altrui);

negli anni, infatti, sono intervenute varie pronunce della Cassazione (come la sentenza n. 24734/2010) che hanno sancito come il delitto di cui all’art. 544 ter c.p., tuteli il sentimento per gli animali, risultandone sanzionata la condotta lesiva nei confronti dell’animale stesso. E’ indiscutibile, quindi, che vi sia un dovere da parte delle istituzioni di intervenire, atteso che a norma dell’art 40 ultimo comma del codice penale “non impedire un evento che si ha l’obbligo giuridico di impedire equivale a cagionarlo”;

l’omissione di soccorso nei confronti degli animali coinvolti in incidenti stradali ha trovato ingresso nel nostro ordinamento anche come illecito amministrativo: il nuovo comma 9-bis dell’art. 189 del Codice della Strada, introdotto dalla Legge n. 120/2010 in ossequio alla Convenzione Europea per la protezione degli animali da compagnia, prevede infatti che chi omette di prestare soccorso ad un animale d’affezione, da reddito o comunque protetto, potrà essere punito anche sulla base delle testimonianze rese da terze persone presenti durante l’incidente;

in questo contesto sono state numerose le richieste di risarcimento danni nei confronti del comune, relative ad incidenti che vedono coinvolti cani vaganti;

l’apertura del canile comunale consentirebbe all’amministrazione un notevole risparmio economico, dato che all’interno della struttura vi è anche un’area destinata a canile sanitario, dove l’ASP potrebbe intervenire per sterilizzare e curare gli animali ospiti, permettendo in tale situazione l’intervento delle associazioni che si occupano da tempo delle pratiche di adozione, cosa che consentirebbe, nel giro di qualche anno, dato il numero importante di ospiti attuali e futuri, di combattere efficacemente il fenomeno del randagismo;

una nota inviata all’indirizzo PEC (Posta Elettronica Certificata) dell’Ente in data 07/07/2014, da parte dell’associazione “Dacci una Zampa”, ha rappresentato la gravità dell’attuale situazione del randagismo riscontrata nel territorio del Comune di Reggio Calabria, intimando il comune medesimo a provvedere all’immediata apertura della struttura di Mortara;

la predetta associazione, data l’eccezionale gravità, ha occupato la struttura deserta di Mortara e recuperato dallo scorso 7 luglio sino al 16 (in soli 9 giorni) ben 59 cani vaganti molti dei quali consegnati direttamente da privati cittadini mossi da sincero spirito di compassione che, dopo essersi rivolti alle competenti istituzioni, sono stati indirizzati verso “Dacci una Zampa”, dei quali già 7 hanno trovato adozione;

in data 16 luglio 2014 veniva prodotta dall’associazione “Dacci una Zampa” una richiesta ai Commissari del Comune di Reggio Calabria affinché si provvedesse ad horas, ex art. 54 comma 2 D.Lgs 267/2000, all’emanazione di un’ordinanza contingibile ed urgente per l’immediata apertura della struttura adibita a canile municipale sito nel Comune di Reggio Calabria-Località Mortara di Pellaro, considerata l’impossibilità di provvedere con gli ordinari mezzi, attesa l’impossibilità di differire ulteriormente l’intervento, in relazione alla ragionevole previsione di danno incombente cui sono esposti tanto gli animali quanto la cittadinanza, salvo l’intervento, in caso di inerzia da parte dell’Amministrazione Comunale, del Prefetto, ai sensi e per gli effetti di cui all’art. 54 comma 10 D.Lgs 267/00;

si chiede di sapere:

quali iniziative di competenza intendano assumere i Ministri interrogati per assicurare il rispetto della normativa dettata dalla legge quadro al fine di combattere e prevenire il randagismo;
quali iniziative, nei limiti delle proprie attribuzioni, intendano adottare per assicurare i Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), che devono essere mantenuti anche in tema di lotta al randagismo, al fine di assicurare il contemperamento della salute umana con quella animale;
se non si intenda, attraverso l’Unità Operativa Task Force Tutela Animale, intraprendere una fattiva azione di monitoraggio relativamente alle criticità descritte in premessa sul territorio in questione concernenti la gestione del fenomeno del randagismo;
se non ritengano di dover dare seguito alle richieste delle associazioni animaliste che svolgono un ruolo fondamentale non solo nella gestione, ma anche nella prevenzione del randagismo, arrivando a sostituirsi alle istituzioni preposte nei compiti previsti per legge e facendosi carico di spese e di oneri ingenti;
quali iniziative, nell’ambito delle proprie competenze, vogliano intraprendere nei riguardi della Commissione che si sta accingendo a completare il ciclo di 24 mesi di amministrazione della città in questione che a parere degli interroganti sembra ignorare completamente il problema del randagismo, non contribuendo,peraltro, alla razionalizzazione delle spese del comune.