Image Image Image Image Image Image Image Image Image Image

TAURIANOVA (RC), MARTEDì 07 MAGGIO 2024

Torna su

Torna su

 
 

Emergenza Covid-19, Petullà: “necessario avviare nuova e decisiva fase di mobilitazione” Il sociologo sollecita l'associazionismo taurianovese a rimettere in discussione e ristrutturare la propria identità, aprendosi alla rivendicazione di ruoli istituzionali e decisionali

Emergenza Covid-19, Petullà: “necessario avviare nuova e decisiva fase di mobilitazione” Il sociologo sollecita l'associazionismo taurianovese a rimettere in discussione e ristrutturare la propria identità, aprendosi alla rivendicazione di ruoli istituzionali e decisionali
Testo-
Testo+
Commenta
Stampa

Molte associazioni taurianovesi – nella variabilità delle loro forme e dei loro orientamenti valoriali – hanno trovato, in questa drammatica fase di emergenza sanitaria e sociale, una straordinaria e diffusa contestualizzazione in un solidale agire a favore delle fasce più deboli. E’ tuttavia opportuno ricordare, proprio nell’urgenza di questi frangenti, l’importanza di non sottovalutare il tema dei ruoli istituzionalmente pubblici e decisionali dell’associazionismo, facendo naufragare questo vincolante aspetto nelle dinamiche delle discussioni puramente concettuali. A Taurianova – come, d’altra parte, in ogni comunità – le organizzazioni sociali devono diventare un elemento chiave delle fondamentali linee di attuazione della politica amministrativa. Questo comporta l’evidente necessità di ritrovarsi una volta per tutte intorno a un’idea di sviluppo progettuale comune, capace di andare ben oltre la settorializzazione delle programmazioni e delle molteplici attività di volontariato, che del resto non riassumono la cultura civica e le forme dell’azione sociale. La questione ha d’altro canto a che fare non solo con le funzioni promozionali della socializzazione, ma ancora prima con i più complessi e più allargati percorsi di democrazia partecipativa, alla cui costruzione l’associazionismo taurianovese è chiamato a contribuire con chiare prese di posizione. A fronte di queste reiterate e appellanti prospettive è stato possibile apprezzare le considerazioni formulate in più contesti dal presidente della consulta delle associazioni, Filippo Andreacchio, già attivamente impegnato in qualità di presidente del sodalizio multiculturale denominato “Mammalucco”, la cui portata intellettuale e critica delle iniziative ha ingenerato nel territorio una più consapevole condizione di cittadinanza con un impatto comunicativo che non conosce precedenti. I suoi interessanti e articolati interventi hanno manifestato una sensibile apertura sul più decisivo ruolo che la partecipazione associativa potrebbe assumere, in vista della definizione di obiettivi programmatici riguardanti l’esercizio del bene comune, mentre nodali osticità sono state espressamente indicate nelle possibili resistenze provenienti dall’interlocuzione della politica. Bisogna ammettere che questi ultimi rilievi sollevano un esistente problema, ma al contempo tendono ad affacciarsi su un rischio peraltro già indicato, vale a dire quello di situare la cultura associativa in un’area collaterale – se non residuale – rispetto alla stessa politica. A questo proposito appare opportuno osservare che, l’autorganizzazione della vita associata rappresenta un fenomeno che ha una propria specificità, implicante la costituzione di un coordinamento che si muove all’interno di spazi di libertà. Questo scenario lascia significare che per ripensare la sfera dell’impegno pubblico – partendo perlomeno da una più corresponsabile organizzazione del sociale nei termini di una mobilitazione – non è essenziale attendere la disponibilità e la credibilità di quanti si configurano nelle esperienze partitiche e amministrative. D’altra parte sembra plausibile costatare che a Taurianova, la sostanziale assenza dello slancio rivendicante lo svolgimento di precisi ruoli decisionali, ancora prima di essere condizionata dagli orientamenti del sistema politico – il cui dialogo va in ogni caso favorito – è causata proprio dalla notevole frammentazione e dispersione delle esperienze dell’associazionismo, come pure dal lento e tortuoso processo di rinnovamento della sua intrinseca identità, in affanno nell’intento di riconoscersi in un vero e proprio soggetto sociale. E’ evidentemente difficile contare sulla costruzione di fiduciose e feconde relazioni istituzionali – disposte anche a produrre gli effetti di un sostegno e di un contrappeso negli ambienti della vita politica – se le stesse associazioni non assumono le ragioni di tale interiore consapevolezza, certamente più importante del mantenimento delle formalizzate strutture organizzative e delle consuete finalità. In questa direzione di senso rischia di rivelarsi non pienamente sufficiente finanche la suindicata prossimità offerta ai settori periferici della popolazione, a causa della persistenza di questo emergenziale periodo. L’attività svolta nel campo delle marginalità, per quanto eticamente e prassicamente lodevole nello sforzo di fronteggiare il quadro situazionale del disagio – e di rafforzare al suo interno i legami di solidarietà – potrebbe infatti esporsi all’episodicità se non fosse profusa in relazione alla progettazione di una traiettoria di politica sociale, l’unica in grado di dare continuità e creatività agli interventi, aumentando i significati della valorizzazione della dignità delle persone. E’ appunto per questo da auspicare che le associazioni, andando anche al di là dei servizi destinati nell’immediatezza dell’attuale contingenza, colgano l’occasione per elaborare una mappatura territoriale dei vecchi e nuovi bisogni – unitamente alle latenti cause che li determinano – adoperandosi di conseguenza a sviluppare un ampio sistema di welfare locale, aperto alla definizione e alla condivisione di strategie collaborative con le attuali rappresentanze politiche e amministrative.

Mimmo Petullà