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Elezioni Gioia Tauro, Toscano scioglie le riserve e si candida a sindaco

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GIOIA TAURO – Francesco Toscano è ufficialmente candidato per la carica di sindaco del capoluogo pianigiano. Le elezioni, dopo la fine prematura della consiliatura Pedà, si terranno nella prossima primavera. L’indiscrezione circa un impegno diretto del fondatore del partito “Italia Unita” circolava da tempo, ora arriva la definitiva conferma: “Ho deciso di sciogliere le riserve – spiega l’ex assessore – perché intendo accompagnare con tutte le mie forze un processo di radicale cambiamento culturale che ritengo indispensabile e non più rinviabile”.

Si preannuncia dunque fin da ora un interessante dualismo che vedrà contrapporsi l’esperto ex sindaco Alessio al “rivoluzionario” Toscano, già protagonisti nel recente passato di accesi dibattiti rimasti sempre però su un piano puramente politico: “La politica non è un ring – continua Toscano – ma un luogo di elaborazione concettuale che in teoria dovrebbe appassionare le migliori intelligenze che il panorama cittadino propone”.

Invece i migliori scappano mentre la cosa pubblica rimane tristemente ostaggio di personaggi senza scrupoli spesso funzionali al mantenimento in vita di un sistema che genera violenza, disoccupazione e povertà: “E’ inutile nascondersi dietro un dito, nei nostri territori troppe volte la classe politica subisce la tentazione di limitarsi all’amministrazione dell’esistente, lasciando poi alla sola magistratura il compito di colpire le endemiche devianze. La magistratura può bonificare il campo (e lo sta facendo in maniera egregia), non può certo disegnare nuovi percorsi di sviluppo. Quello è un compito che spetta alla politica”.

Per tutti la burocrazia rappresenta un problema: “è chiaro che la conservazione di posti di potere che rimangono immutati nel tempo favorisce il consolidarsi di cattive prassi, ma la politica non può nascondersi all’infinito dietro il mito dell’autonomia dei dirigenti. Bisogna avere il coraggio di guardare alla sostanza delle cose, incidendo sulla realtà economica al fine di consentire alle sole imprese sane di interagire con la pubblica amministrazione. Ad oggi la percezione prevalente è l’esatto contrario”.

Formare le liste con criterio può aiutare? “Di sicuro. La mia idea infatti è quella di presentare una sola lista, valorizzando cittadini, giovani e meno giovani, fortemente motivati e consapevoli della responsabilità del ruolo. La stagione del giovanilismo a tutti i costi va archiviata. I giovani vanno aiutati a crescere in indipendenza e sicurezza, perché il rischio manipolazione o eterodirezione da parte di personaggi senza scrupoli è sempre alto”.

La città è al collasso: “Le fasi commissariali sono sempre caratterizzate da un acuto aggravarsi dei problemi. Non mi pare una grande novità. Bisogna diffondere sentimenti di coraggio e di speranza, non di cupezza e rassegnazione. La volontà, se sorretta dall’intelligenza, smuove le montagne. Ho già chiaro cosa serve per ripartire.

La sfida non mi spaventa affatto”. E cosa serve? “Bisogna agire su due coordinate: una attiene alla risoluzione dei problemi materiali dei cittadini, a partire dal contrasto ad una condizione di miseria indegna e insostenibile. In questi giorni sto finendo di limare una proposta che preveda l’instaurazione di un reddito minimo di cittadinanza da elargire a tutte le famiglie che non possono oggi soddisfare bisogni primari come vestirsi e mangiare.

Non è utopia, ma un progetto sostenibile che in alcune città è già realtà”. L’altra? “La rivoluzione culturale, ovvero il desiderio di modificare in profondità il nostro modo di percepirci. Una rivoluzione che metta al centro i temi della bellezza, della conoscenza e delle arti. E’ l’unica strada per uscire da una condizione di sottosviluppo che ci condanna all’emigrazione e all’emarginazione”.